"Shadow" il cane che nessuno vuole: bloccato al canile sanitario da 4 anni

Venerdì 14 Maggio 2021 di Davide Piol
Shadow, il cane che nessuno vuole
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Uno dei cani, un pastore tedesco con diversi anni sulle spalle, si chiama “Shadow”. E come un’ombra, appunto, si aggira da parecchio tempo all’interno del canile sanitario di via Cappellari a Belluno. Oltre a lui, ci sono altri due meticci. Delle loro condizioni di salute si sono interessati prima la Lega italiana difesa animali e ambiente (Leidaa), poi i carabinieri forestali. «Ci risulta che un cane è anziano – spiega Marzia Ianese, referente Leidaa Belluno – e vive dentro a una gabbia dove non ci sono ciotole e in cui manda un riparo. C’è solo un pezzo di nylon che però è insufficiente a ripararlo». A queste accuse l’Ulss Dolomiti ha risposto che «i cani non sono in sofferenza, vengono quotidianamente accuditi da personale operante presso il canile e con vigilanza sanitaria da parte del veterinario». 

IL BLITZ
Leidaa si era mossa nei giorni scorsi a seguito di alcune segnalazioni da parte dei cittadini. «Mi avevano parlato di questo cane, Shadow, che vive lì da anni – racconta Ianese – Non sapevo ancora quanti ne avrei trovati. Ma i cani dovrebbero essere tenuti poco tempo nel canile sanitario per poi essere trasferiti in un rifugio o canile comunale». Così è andata in sopralluogo: «Ho sentito dei lamenti e poi ho visto due pastori tedeschi. Lì c’era un signore con il distintivo dell’Ulss». Per Leidaa i cani non erano a loro agio: si trovavano in mezzo alle pozzanghere, senza un riparo e impossibilitati a fare i loro bisogni al di fuori della gabbia. Perciò è stato chiesto l’intervento dei carabinieri forestali che hanno eseguito alcune misurazioni. Nulla è stato sequestrato. «Sono rimasta senza parole – continua Marzia Ianese, che è anche avvocato – I cani erano in una condizione inguardabile». Dalle foto sembra anche che l’edificio sia condizioni di semi-abbandono con le piante che crescono fin dentro alle gabbie. «Vogliamo capire chi è responsabile della struttura e chi del benessere degli animali – conclude –. Non voglio accusare nessuno ma sensibilizzare le persone perché l’indifferenza rende colpevoli». 

L’AZIENDA SANITARIA
La risposta dell’Ulss Dolomiti è arrivata in serata.

L’azienda ha spiegato che gli operatori del canile sanitario raccolgono ogni anno circa 160-180 cani randagi, segnalati dalle forze dell’ordine oppure da cittadini: «Più dell’85% dei cani è identificabile tramite microchip e, attraverso la banca dati regionale, si riesce a risalire al proprietario e riconsegnare l’animale». Gli esemplari sprovvisti di microchip vengono portati in canile, messi in regola e dopo un breve periodo di osservazione vengono dati in affido temporaneo. Se l’inserimento dell’animale nella nuova famiglia è positivo, l’affido diventa definitivo. Ci sono però casi particolari in cui i cani, per vari motivi, non possono essere affidati a qualcuno oppure non vengono richiesti. «I cani che attualmente stazionano al canile sanitario sono 3 – si legge nella spiegazione fornita dall’Ulss Dolomiti – un pastore tedesco, in custodia da quasi 4 anni, di proprietà di un cittadino straniero residente a Venezia ma non rintracciabile; un cane meticcio il cui proprietario è deceduto l’anno scorso e un altro la cui custodia è stata chiesta da un sindaco per una persona che ha problematiche sociali». Il canile sanitario avrebbe cercato più volte di affidare o collocare i primi 2 cani in altre strutture ma «entrambi necessitano di un percorso di riabilitazione comportamentale e di essere seguiti da personale specializzato prima dell’affidamento». Fino ad ora non è stato possibile trovare strutture, enti o associazioni che avessero la disponibilità ad accoglierli visto l’impegno che richiedono. 

Ultimo aggiornamento: 15 Maggio, 17:35 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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