Antonio Faè, il macellaio che amava correre: «Nelle Fiamme Oro anche alle Olimpiadi»

Mercoledì 26 Gennaio 2022 di Dario Fontanive
Antonio Faè

CANALE D’AGORDO - Quasi tutti lo conoscono per il lavoro di macellaio che ha svolto per molti anni a Canale gestendo in proprio un negozio di carni, ma quasi tutti ignorano i suoi trascorsi sportivi che lo portarono ad essere uno dei primi atleti se non il primo a far parte del gruppo sportivo Fiamme Oro di atletica che in quegli anni stava nascendo a Padova. Antonio Faè è nato a Cencenighe nel 1933. Oggi, alla soglia dei novant’anni, guarda ancora ammirato e con nostalgia le foto appese alla parete delle gare di corsa alle quali partecipò nel corso della sua carriera di atleta nata per caso. 
 

GLI INIZI
«Cominciai alle scuole elementari - ricorda Antonio - si faceva il giro della scuola e io vincevo sempre. Correvo e non mi stancavo mai. Un giorno venni a sapere che a Parech, frazione di Agordo, in occasione della Sagra veniva organizzata una corsa campestre. Mi iscrissi alla gara: avevo pantaloni lunghi, scarpe di cuoio e una maglia forse una dolcevita. Quando arrivai vidi gli altri concorrenti che invece avevano pantaloncini corti, maglietta e scarpe di tela da ginnastica». È così che fece la sua prima gara. «Venne dato il via - prosegue il campione - e io partii a testa bassa ad un certo punto mi fermai e non trovai nessuno vicino a me pensai o sono primo o sono ultimo, poi vidi in fondo alla strada arrivare gli altri concorrenti e così continuai e vinsi la mia prima gara. Mi ricordo che ai concorrenti locali, qualcuno urlò: “Vi siete fatti fregare da quello di Cencenighe”. Quella fu la mia prima gara che vinsi e che mi mise in luce infatti ad Agordo c’era un club di atletica che mi chiese subito se volevo entrare a farne parte». 
 

LA NAJA
Per Faè arrivarono anche i primi successi con la conquista dei Campionati veneti juniores nei diecimila metri, e poco dopo il primo posto nei Campionati Triveneti. «Siccome dovevo fare il militare - ricorda Antonio - qualcuno mi suggerì di recarmi a Moena alla scuola alpina della polizia, dove a quel tempo tanti ragazzi della valle del Biois avevano trovato posto in quanto andavano bene sugli sci. Lì, mi disse il tenente Mercatelli, prendevano solo atleti dello sci. Feci lo stesso domanda nella polizia e mi arruolarono con destinazione Padova dove entrai a far parte del gruppo sportivo delle Fiamme Oro che stava sorgendo quell’anno. Penso di essere stato il primo atleta o uno dei primi a far parte di questo gruppo sportivo». «Una delle mie prime gare - prosegue - con i colori delle Fiamme Oro la feci a Bologna dove entrai in finale ai Campionati italiani di atletica. Finita la gara arrivò il tenente Marcatelli e mi chiese come mai non ero andato a Moena e io un po’ indispettito e imbarazzato risposi: “È stato lei a non volermi”». 
 

I PRIMI SUCCESSI
Dal 1955 al 1958 Faè brucia le tappe con i colori delle Fiamme Oro. Entra in Nazionale di atletica e nel 1956 viene convocato per le Olimpiadi di Roma dove doveva correre la Maratona che però all’ultimo momento non prese il via. Partecipa a quattro edizioni dei mondiale militari di atletica: Berlino, Milano, Atene e Bruxselles dove qui coglie il record italiano dei tremila siepi salendo anche sul gradino inferiore del podio. Nel 1958 è secondo ai Campionati italiani assoluti di Roma nei millecinquecento metri, risultato che bisserà l’anno successivo. Nel 1958 porterà a casa anche un grande quinto posto nella “5 Mulini”. Ma forse il suo più bel risultato lo coglierà nel 1957 al “Meeting d’Autunno” gara che si disputava a Roma e che vedeva gareggiare i migliori atleti internazionali. Faè gareggia nella specialità dei cinquemila metri dove rimane in testa per oltre due giri di pista prima di essere raggiunto e sorpassato dal sovietico, campione olimpico, Vladimir Kuts che in quella gara bissa il record mondiale della specialità. 
 

LA SCELTA
Dopo 10 anni nelle Fiamme Oro Antonio Faè si congeda dalla Polizia. «È stato probabilmente il più grande sbaglio della mia vita- spiega Antonio- in quegli anni stavano sorgendo molti club di atletica spesso finanziati da grandi aziende. Mi lascia convincere ad entrare in quello della Lancia dove mi avevano fatto tante promesse. Quando mi congedai il colonnello mi chiamò mi chiese se ero sicuro di andare via poi mi disse che se non mi trovavo bene dove andavo avevo un anno di tempo per tornare nella polizia. Me ne andai altrove ma le promesse fattemi non furono mantenute e, alla fine, presi il treno e tornai a casa. Fui tentato tante volte di rientrare nei ranghi della polizia, lì stavo bene, mi trattavano con rispetto e potevo dare sfogo alla mia passione. Ma a quell’età anche l’orgoglio fa la sua parte e dal colonnello non mi presentai più. E così svanì anche la mia carriera di promettente atleta». 
 

LA TUTA
Nel 2016, nel corso di una cerimonia a Padova presso la sede del gruppo sportivo Fiamme Oro di atletica, ad Antonio Faè è stata donata una tuta delle Fiamme Oro. Quei colori che Antonio portò con orgoglio e fierezza per ben dieci anni e che ora fanno parte della collezione di cimeli composta di medaglie e vecchie foto che testimoniano la prodigiosa e inaspettata carriera sportiva del «ragazzo di Cencenighe che correva sempre».
 

Ultimo aggiornamento: 07:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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