Mega fusione e settori giovanili: ecco come sarà il vivaio unificato Belluno-Feltre-Sedico

Mercoledì 26 Maggio 2021 di Alessandro De Bon
Mauro Cappellaro, candidato a guidare il settore giovanile della fusione

La maglia sarà bianca, ma la fusione è verde. Entro la settimana Belluno, Union Feltre e San Giorgio Sedico potrebbero annunciare la fusione e iniziare ufficialmente a parlare a una voce sola. In attesa dunque delle conferme su nome (Union Dolomiti “qualcosa”), presidente (Livio Gallio), maglia (bianca), mister (Renato Lauria, protagonista di un’ottima stagione al Belluno) e direttore generale e sportivo (si aspetta il prezioso “sì” di Werner Seeber, corteggiato anche dal Trento che però tratta anche con nomi di spessore ben sopra la C come Rino Foschi), qualcuno che ha le idee davvero chiare c’è, ed è Mauro Cappellaro. Ovvero l’indiziato numero uno per la costruzione e la guida del nuovo settore giovanile dopo il “no grazie” di Ivan Da Riz. «Non me l’hanno chiesto - assicura lui, benché le voci sussurrino il contrario - ci siamo trovati per una chiacchierata con i responsabili dei tre settori giovanili e ognuno ha esposto le proprie idee; vedremo come andrà avanti. Di sicuro la costruzione del settore giovanile unico è il progetto più impegnativo della fusione, e c’è poco tempo. Bisogna far tutto a giugno».
E le piacerebbe?
«Mi entusiasmerebbe, sì. Per essere uno degli artefici di un progetto così, dopo 30 anni lascerei il campo volentieri».
Allora le piacciono le sfide.
«Non sarà un lavoro semplice, anzi, dev’essere certosino. Bisogna mettere insieme due realtà storiche e solide come Belluno e Union Feltre, a cui se ne aggiunge una terza. Strano unire le prime due? In realtà dal momento in cui si profilasse un orizzonte tra i professionisti sarebbe comunque naturale la migrazione dei migliori talenti verso quella realtà. Come successe ai tempi della C del Belluno: i giovani più forti della provincia giustamente puntarono ai campionati nazionali, con quella maglia. Anche noi d’altronde oggi prendiamo i ragazzi più in gamba da società più piccole per offrirgli il palcoscenico regionale».
Iniziamo con le difficoltà? La prima: dire no a tanti ragazzi e famiglie.
«Dovrebbe essere il primissimo passo. Costruire le squadre e parlare con le famiglie proponendo soluzioni. Prima che calcistico il nostro è un ruolo sociale, quindi dovremmo proporre ai ragazzi che non rientrerebbero nel progetto come continuare a fare pallone in provincia. Tenendo conto che chi non sarà più con noi potrà andare a rinforzare le altre società della provincia, a partire da quelle con più esperienza o che possono garantire campionati regionali. Penso a Cavarzano, Alpago, Pizzocco...».
Seconda difficoltà, la logistica.
«Bisogna individuare una sede tra Sedico e Feltre, visto che il Belluno non ha impianti. Se si punta alla qualità di un settore giovanile l’ordine dei pensieri dev’essere strutture-allenatori-giocatori, come fecero i Maccagnan costruendo gli impianti di Celarda. Nella sede designata si allenerebbero le 4 squadre agonistiche, 2 Allievi e 2 Giovanissimi, che per necessità devono farlo contemporaneamente, quindi nello stesso impianto. Per l’attività di base invece manterrei i 3 poli: assurdo far muovere bambini e ragazzini, giusto che restino vicino a casa, ovviamente con programmi condivisi».
La Juniores?
«Starà al direttore generale e sportivo decidere se aggregarla alla prima squadra o al settore giovanile. A ogni modo ha senso, e logica, che lavori attiguamente alla prima squadra, quindi a Belluno, o a Sedico se dovesse allenarsi a Sedico». 
Di quante squadre parliamo?
«Delle 4 agonistiche, più tutte quelle dell’attività di base, che non vanno assolutamente tagliate, anzi. Quindi 6 Esordienti, 6 Pulcini e tanti gruppi di Pulcini e Piccoli Amici: sono per i gruppi piccoli, massimo 12 per squadra, così tutti trovano spazio, giocando in 7. Per questa fascia d’età quindi mi aspetterei di poter accogliere più bambini».
Il taglio dunque riguarderà Juniores, Allievi e Giovanissimi.
«Per forza di cose si dovrà passare da 60 a 20 ragazzi per squadra, a meno che non si mantenga anche una squadra regionale oltre all’Èlite. Sarà un lavoro duro, magari commetteremo degli errori, ma un taglio sarà inevitabile, fisiologico; motivo per cui - come dicevo prima - dev’essere il nostro primo pensiero».
Capitolo allenatori?
«Ragioneremo esclusivamente per meritocrazia, anche se una prima selezione sarà “logistica”: l’ambizione è alta, chi non può allenare il pomeriggio non potrà fare parte del progetto».
Quanto alta è l’ambizione?
«A monte, o meglio all’orizzonte, dev’esserci il professionismo. Le forze si uniscono per arrivare più lontano, non per rimanere sul posto».
Sembra che parli da responsabile in pectore.
«No, sono solo le mie idee.

Esserci mi entusiasmerebbe, ne sarei felice, ma non vi sto dicendo “come si farà”. Vi sto dicendo come lo farei io».

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