Calcio, alle radici della fusione: i retroscena svelati dal vicepresidente del Belluno Perissinotto

Sabato 19 Giugno 2021 di Alessandro De Bon
Da sinistra Lazzari, Perissinotto, Gallio e Polzotto (la foto è del 2017), i vertici del Belluno che hanno lavorato alla fusione

BELLUNO - Andrissi ha detto “ni”, ma la Dolomiti Bellunesi accelera. Anzi, ora bisogna correre. E il primo a saperlo, ammettendo il ritardo, è Gianpiero Perissinotto, uno dei capofila della storica fusione tra Belluno, Union Feltre e San Giorgio Sedico. Una fusione ora ufficiale - con tanto di firma davanti a un notaio, giovedì sera al Colotti di Feltre - per fare le cose in grande, per tornare in C e rimanerci. Affidandola a Renato Lauria e partendo da un simbolo: Simone Corbanese.

Ma senza Andrissi, la seconda scelta dopo Werner Seeber che ha però risposto picche. O quasi. L’ex manager che aveva nel curriculum anche collaborazioni nel mondo Inter, declinando l’invito a vestire la giacca di direttore generale e sportivo, avrebbe contro-proposto alla Dolomiti Bellunesi una collaborazione, opzione che potrebbe portare la società a prendere “solo” un direttore sportivo, sfruttando l’offerta di Andrissi per quel che riguarda l’organizzazione societaria. «Con Corbanese vorremmo parlare la settimana prossima - ammette l’ex presidente e uomo dei conti del Belluno - siamo in ritardo e lo sappiamo, ma speriamo che i giocatori capiscano».

Capiscano cosa?
«Che se due mesi fa mi avessi chiamato parlandomi di fusione a tre ti avrei dato del pazzo. In un mese invece abbiamo fatto una cosa senza precedenti in Italia, che è costata incontri, riflessioni, decisioni, tempo... È vero, siamo in ritardo, ma ora corriamo. E mi auguro che i ragazzi, a cui fino a prova contraria queste tre società hanno dato tanto, capiscano e abbiano ancora quel pizzico di pazienza per aspettarci. Stiamo arrivando».

A parlare con loro dovrebbe essere il direttore. Che non c’è, a maggior ragione dopo il no di Andrissi.
«Andrissi ci è piaciuto molto, ma sappiamo che ha anche altre richieste; vedremo, io l’ho visto coinvolto dal progetto e dal nostro entusiasmo. Comunque abbiamo un piano B, e anche un piano C. L’importante ora è partire, iniziare a parlare con i ragazzi».

Da chi, tra loro, partire?
«Nomi ne faccio uno solo: Simone Corbanese. La Dolomiti Bellunesi vuole ripartire dal bomber, dal capitano. Gliene parleremo presto».

Al timone Renato Lauria?
«La società è ufficialmente nata giovedì e finché l’atto non sarà depositato in Camera di commercio non potremo fare nulla. Renato è la prima scelta, che andrà deliberata dal Consiglio d’amministrazione composto da 15 persone, 5 per società, con un presidente e due vice».

Livio Gallio presidente in pectore.
«È un amico e ne saremmo felici».

Si va in C?
«Sì, ma non subito, tra due o tre anni. Farlo già la prossima stagione potrebbe voler dire portare il progetto al fallimento. Noi vogliamo salire in C per restarci, con una società solida che sia in grado poi di mantenerla. La prossima stagione sarà essenziale per creare la struttura, pensare allo stadio e a tutto quello che servirà per il salto di qualità».

Maglia bianca e polisportivo?
«Bianca perché siamo la provincia con più Dolomiti, di cui il bianco è la neve. La casa sarà il polisportivo, ma qualche partita la giocheremo anche a Feltre, che con Sedico formerà il polo del settore giovanile».

Finanziariamente si riparte dalle famiglie Polzotto e Cremonese, Ital-Lenti e Sportful.
«Sicuro, sperando poi che qualche altro industriale in provincia capisca la portata di un progetto che a parte prima a squadra e serie C farà giocare a pallone 600 tra bambini e ragazzi. Quante società possono vantare un patrimonio simile? È un progetto con cui vogliamo far conoscere la provincia di Belluno in Italia; vorremmo coinvolgere Cortina per le Olimpiadi, vogliamo che sia un’opportunità per tutti. Fino a prova contraria siamo quelli che negli ultimi 15 anni hanno portato avanti il calcio in provincia».

Da qualche parte dev’essere partita la scintilla.
«Da Paolo De Cian e Dario Cremonese, ma l’incendio si è immediatamente allargato al primo incontro nel mio studio: i campanili sono venuti giù in pochi minuti, non ci credevo nemmeno io».

Ai tifosi cosa diciamo?
«Fidatevi, stiamo realizzando qualcosa di importante. E che in tanti imiteranno, vedrete».

Ultima domanda: perché l’avete fatto?
«Perché si può galleggiare per anni, ma a un certo punto senti il bisogno di qualcosa in più. Io piango anche se mi salvo, sia chiaro, ma se posso farlo per una promozione... E per tutte e tre questa era l’unica via per poter ambire a quelle lacrime. Di gioia».

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