Keralpen assorbito dalla Dolomiti, ma calcio a parte lo sport bellunese al femminile domina

Domenica 3 Luglio 2022 di Maurizio Ferin
Il Keralpen Belluno nell'ultima partita giocata, a inizio giugno

Da club della fusione a famiglia calcistica. La Dolomiti Bellunesi, da ieri, ha anche un settore femminile. Un’operazione resa possibile dall’assorbimento nei quadri societari e tecnici del Keralpen Belluno, al momento l’unica squadra di calcio femminile iscritta a campionati federali. In un passato non lontanissimo, le ragazze avevano molte più opportunità di dare sfogo alla loro passione: nel 2010 tra serie C (Keralpen, Dynamo Vellai e Alpago) e D (Cadore, Alpes Cesio) erano attive 5 società in provincia. Negli ultimi anni, più volte si era parlato della creazione di un settore femminile all’interno dei club storici: per esempio all’inizio della stagione 2016-2017 il Belluno, allora presieduto da Perissinotto, aveva intavolato un discorso concreto, sempre con il Keralpen, rilanciandolo poi nella primavera del 2017, ma senza che venisse trovato uno sbocco concreto al progetto. Nel settembre del 2020 Daniela Pomarè, ex calciatrice di Cadore, Domegge e Keralpen, aveva lanciato un appello perché venisse data una possibilità alle giocatrici delle zone di montagna, per le quali praticare questo sport era praticamente impossibile. E ancora nell’aprile del 2021, a un mese dalla partenza dell’operazione fusione, era stata l’Union Feltre a pensare all’istituzione di un settore femminile, idea che comprendeva l’ipotesi dell’assorbimento del Keralpen, o in alternativa l’allestimento almeno di una squadra di calcio a 5.
L’ANNUNCIO
Alla fine ci ha pensato la Ssd Dolomiti Bellunesi. Ieri mattina l’annuncio che sorprende ma non del tutto, perché i progetti del club che ha unito Belluno, Union Feltre e San Giorgio Sedico sono sempre più a 360 gradi, dai campionati di vertice (in questi giorni sta nascendo la nuova squadra di serie D) agli investimenti sulle strutture (in particolare nell’area dello stadio di Sedico, vero fulcro delle attività). Poteva mancare un settore femminile? E allora ecco concretizzarsi l’assorbimento della trentina di tesserate del Keralpen Belluno, compresi staff tecnico «e soprattutto - è scritto nel comunicato ufficiale - il bagaglio di competenze e di esperienze nell’ambito del pallone “rosa”».
LE DICHIARAZIONI
È il presidente della Dolomiti a spiegare l’operazione. «Siamo felicissimi di dare vita al settore femminile - afferma Paolo De Cian -. Per quanto ci riguarda, è un altro passo avanti nel nostro processo di crescita. Anche perché ho avuto modo di parlare con i dirigenti e le ragazze: hanno una passione straordinaria, un entusiasmo contagioso e un profondo desiderio di mettersi in gioco. Questa unione d’intenti, ne siamo certi, darà un notevole contributo al movimento calcistico provinciale». «Siamo felici di questo passaggio - afferma Chiara Tranquillin, dirigente del Keralpen -. È una svolta, perché, nel recente passato, ogni aspetto veniva condotto in maniera autonoma ed eravamo l’unica realtà rimasta nel Bellunese, mentre d’ora in avanti ci identificheremo in un club strutturato e organizzato. Siamo di fronte a un’importante opportunità. All’inizio servirà un periodo di rodaggio, ma una collaborazione di questo tipo non potrà che portare dei vantaggi al calcio femminile in provincia».
IN COSTRUZIONE
Restano da definire in realtà molti dettagli riguardo all’inserimento del gruppo Keralpen nelle attività della Dolomiti, lo stesso comunicato ufficiale temporeggia (“in attesa di definire i dettagli e le modalità di sviluppo dell’attività...”). Qualche certezza c’è: la Dolomiti rileva il titolo sportivo del Keralpen, quindi parteciperà allo stesso campionato, quello di Eccellenza. Ma oltre alla prima squadra, “un occhio di riguardo sarà dedicato al settore giovanile” viene promesso nel comunicato.
LA SCOMMESSA
E proprio su questo fronte si gioca la credibilità del progetto: riuscirà la Dolomiti/Keralpen a diventare un punto di riferimento per il calcio femminile, trasformando la generica passione in opportunità concreta di praticare agonisticamente la disciplina? Fino ai Giovanissimi (Under 14) maschi e femmine giocano insieme, ma dopo serve di più. Spazi, idee, tecnici. E soprattutto giocatrici. Il Keralpen ha una trentina di tesserati, una sessantina sono le giovani praticanti secondo la Figc bellunese: la prospettiva Dolomiti potrebbe consentire di moltiplicare questi numeri.
LA TENDENZA
Comunque a Belluno forse più che altrove, chi si occupa di pratica sportiva, di risultati, di storie legate ai campi di gioco, sa che le prestazioni femminili ormai sempre più spesso offrono motivi di interesse più di quelle maschili.
L’OLIMPIONICA
Un nome su tutti, Stefania Constantini. Proprio lei, la campionessa di curling che ha conquistato l’Italia intera, con la perfetta combinazione di grazia e forza, eleganza e determinazione. In una declinazione dello sport che mal si sposa al “rosa” normalmente associato al mondo femminile, perché il colore della resa sportiva dell’ampezzana ha sicuramente tinte più forti. O forse sì rosa, ma quello tendente al rosso negli strepitosi tramonti sulle Dolomiti, sulle sue Tofane, come quando il fenomeno dell’enrosadira trasforma le rocce in un caleidoscopio di emozioni, prima ancora che di sfumature. Perdonateci le divagazioni, ma aiutano a comprendere meglio quelle stupende sensazioni trasmesse dalle imprese dello scorso febbraio in Cina, dove insieme al trentino Amos Mosaner, Stefania Constantini vinse 11 incontri su 11, conquistando un oro olimpico già entrato nella storia dello sport italiano. L’ultima conferma della sua popolarità nel bagno di folla nel capoluogo, lo scorso 26 maggio, quando era stata invitata come testimonial dello sport bellunese alla partenza della tappa Belluno-Marmolada del Giro d’Italia. Ecco perché lo sport al femminile si è ricavato uno spazio tutto suo, senza toglierne ad altri. Se lo è preso, come stanno facendo le ragazze feltrine della mountain bike.
AI VERTICI CONTINENTALI
Giorgia Marchet e Giada Specia sono infatti le protagoniste delle cronache sportive più recenti, grazie alle imprese agli Europei di mountain bike che si concludono oggi in Portogallo. Stamattina Giada andrà a caccia di un risultato importante nella corsa della specialità cross country, per dimostrare se è lei la più forte Under 23 del continente. Giovedì Giorgia Marchet aveva sfiorato il capolavoro, classificandosi al secondo posto nello short track. E venerdì, entrambe avevano avuto un ruolo fondamentale nell’altra medaglia d’argento, stavolta a squadra, nel team relay (la staffetta a 6 concorrenti).
«NOI PIÙ COCCIUTE E RESILIENTI»
«Nella mia esperienza non ho mai sentito differenze tra noi donne e i maschi, per fortuna - è la testimonianza proprio di Giorgia Marchet, appena tornata con 2 argenti dagli Europei di mtb -. Quando correvo nei giovanissimi andare a riprenderli e staccarli era uno sprone e batterli era una grande soddisfazione! Il fatto che noi donne stiamo maggiormente emergendo dipende anche dagli allenatori che trovi lungo il percorso, noi donne siamo “strane” ma se riesci a incanalare il nostro potenziale nella maniera giusta allora si può costruire qualcosa d’importante perché secondo me siamo più cocciute e resilienti rispetto ai maschietti. E questo nello sport è fondamentale».
LANCIO NELL’ORO
Andando indietro soltanto di qualche giorno (lo scorso weekend, a Rieti), ai campionati italiani assoluti di atletica, a vincere le medaglie per il movimento bellunese erano state due donne. La bellunese Paola Padovan l’oro nel lancio del giavellotto, la mezzofondista cadorina Gaia Colli il bronzo nei 5 mila.
SEMPRE IN SELLA
Ancora un salto nell’attualità, ma restando in sella, quella delle bici del ciclismo su strada, però, non della mountain bike.

Perché al Giro d’Italia maschile non avevamo professionisti bellunesi in gara, mentre in quello femminile, appena iniziato, troviamo la fonzasina Lara Vieceli, che si sta comportando benissimo: ieri il 32° posto nella terza tappa, la Cala Gonone-Olbia; nella classifica generale sta continuando a migliorare (adesso è in 52esima posizione a 54 secondi dalla maglia rosa Elisa Balsamo, l’italiana campionessa del mondo in carica). Ma i nomi da fare sarebbero tantissimi. Nel rugby, per esempio: la bellunese Alyssa D’Incà ormai presenza fissa nella nazionale, almeno 5 giocatrici del Rugby Feltre in grande crescita nelle rappresentative azzurre giovanili. E alle ultime Olimpiadi invernali come dimenticare Lucia Dalmasso (snowboard) e Anna Comarella (fondo)? La lista sarà sicuramente incompleta, però dà l’idea. Chi dice donna dice sport, fa danni chi pensa il contrario.

Ultimo aggiornamento: 08:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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