L'assessore uscente Bottacin, senza rivali nel Bellunese: «Premiato il lavoro»

Mercoledì 23 Settembre 2020 di Andrea Zambenedetti
Gianpaolo Bottacin
BELLUNO - Gianpaolo Bottacin, con 9078 preferenze, lei è risultato il più votato in provincia di Belluno, ora si può togliere qualche sassolino dalle scarpe?
«Non ho sassolini nelle scarpe. Rispetto ai 9078 elettori che hanno messo il mio nome, ho un grande rispetto. Un attestato di stima che mi ha dato grande emozione, ma è anche una forte responsabilità. Quando hai così tanti voti devi metterci ancora più impegno che in passato. Comunque non ho intenzione di togliermi sassolini».
Chi è stato il primo a farle i complimenti?
(Ci riflette). «Mio fratello Matteo che da Bergamo, dove lavora, ha seguito passo passo i numeri mentre venivano pubblicati».
Un risultato merito anche del fatto che lei è finito nella lista Zaia, aveva fatto bene i conti...
«Allora chiariamo questa cosa. Le cose sono andate così perché prima si era detto che chi era stato candidato con la lista Lega correva di nuovo con quella lista e lo stesso valeva per la lista Zaia. A un certo momento viene detto che gli assessori uscenti vanno nella lista Lega ma poiché a Belluno l'unico commissario, anche candidato, era Gidoni era impossibile non metterlo nella lista Lega. L'alternativa era finire tutti e due nelle lista Lega ma in una provincia piccola neppure questo aveva senso. Ci sono state altre eccezioni: Ciambetti era stato eletto come Lega e questa volta è finito con la lista Zaia».
La competizione tra le due liste è però un tema politico.
«È stata fatta tanta dietrologia. Io sono iscritto a questo partito dal 1992. In tutte e due le liste ci sono militanti del partito, non c'è differenza. Direi che a Belluno gli uomini e le donne candidate della Lega hanno fatto il 66 per cento. 50 la lista Zaia, 14 Lega e 2 la lista Autonomista».
Senta, di fatto con questo risultato ha prenotato di nuovo un posto in giunta, giusto?
«Ancora per qualche giorno sono assessore e dovete sopportarmi. Sono a disposizione del presidente. Ha annunciato che aattenderà la composizione del Consiglio, e quindi la comunicazione della Corte d'appello. Conoscendolo qualche giorno dopo avrà pronta la nuova giunta. Decide lui. Lungi da me dire che voglio fare questo o quello. Anche fare bene il consigliere può essere importante per il territorio. Da consigliere, per dire, ho fatto la prima legge sul soccorso alpino. Per Belluno è stato un passaggio importante».
Qualcuno dice che la vede bene come presidente del Consiglio regionale, lei si vede bene in questo ruolo?
(Sorride). «Non ho mai sentito questa cosa ma siamo tutti a disposizione del partito».
Zaia l'ha sentito?
«Sì mi ha fatto i complimenti, dicendomi che è un risultato clamoroso».
Torniamo alla questione assessorati. La delega alla specificità di Belluno crede la abbia aiutata in questa rielezione?
«Mi svincolerei da queste logiche. Le polemiche del passato, dopo questo voto, sono superate. Alla gente interessa che vengano risolti i problemi: ci viene chiesto il massimo dell'impegno e io non mi sono mai sottratto alle responsabilità, sul campo c'ero. L'altra sera sono stato alla chiusura della campagna di Marianna Hofer (rieletta sindaco di Valle ndr). Ha detto una cosa che condivido: fare politica cercando sempre un nemico non paga e lascia il territorio immutato. A pagare è l'impegno che ci si mette nel risolvere i problemi».
Cosa cambia in questo mandato?
«Sarà un mandato ancor più produttivo. Il primo è stato con metà giunta Lega e metà di altri partiti. Quello appena concluso aveva una giunta quasi monocolore ma la Lega da sola non aveva la maggioranza in consiglio. Il prossimo prevede che ci siano 33 consiglieri Lega su 50. Credo nessuno voglia dire agli alleati non vi vogliamo, ma conoscono il nostro programma. Saranno collaborativi ancor più che nel passato». 
Se la sente di dare un consiglio a chi siederà all'opposizione?
«Nella passata legislatura avevo l'assessorato all'ambiente e ho visto tanta aggressività da parte dei Cinque Stelle e di qualcuno che è riconfermato. Dico che non bisogna essere prevenuti e pensare che di qua ci sia sempre il malfattore. Non essere prevenuti, a volte, permette di capire addirittura che c'è chi la pensa come te. Sui Pfas, per esempio, siamo l'unica regione che ha fatto quello che doveva essere fatto. Cioè mettere i limiti a zero. Nonostante questo siamo stati attaccati anche da chi aveva i propri rappresentanti in un governo che quei limiti non li ha azzerati».
Andrea Zambenedetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci