La frana di Borsoi torna a muoversi dopo 14 anni e minaccia la provinciale

Sabato 4 Maggio 2019 di Olivia Bonetti
La frana di Borsoi torna a muoversi dopo 14 anni e minaccia la provinciale
TAMBRE  - Dopo 14 anni la frana di Borsoi, in comune di Tambre, ha ripreso a muoversi. Anche questo è l’effetto devastante di Vaia e della mancata realizzazione dei lavori di messa in sicurezza. Erano previsti da un progetto “project financing”, che si è arenato in Regione da quasi 20 anni. In realtà un intervento c’è stato su quella frana. Era il 2005 quando vennero realizzati due pozzi per la raccolta delle acque derivanti dal drenaggio della frana. Da allora lo smottamento non si è più mosso. Poi però con Vaia e le precipitazioni di questi giorni, uno di questi pozzi si è bloccato. Gli “inclinometri”, sorvegliati dalla Provincia che monitorano la frana, si sono rotti. È stato il segno che “il gigante buono”, come viene chiamata la frana di Borsoi, si era mosso. Ieri mattina fin dalle 6.30 sul posto il sindaco di Tambre, Oscar Facchin, il consigliere Loris Fagherazzi, che abita proprio a Borsoi. Dalle 7.30 sono iniziati i lavori di somma urgenza di Veneto Strade, che ha rimosso 3mila metri cubi di materiale e dei vigili del fuoco, che con pompe idrovore arrivate da Venezia hanno svuotato uno il pozzo bloccato. Sul posto fin da subito anche l’assessore regionale alla Protezione civile, Gianpaolo Bottacin, il consigliere delegato provinciale Massimo Bortoluzzi, oltre ai servizi forestali regionali (la frana è di loro competenza).
IL CASO
Il primo movimento a Borsoi risale al 2000, quando la sp 422 venne praticamente quasi “cancellata” spostata dai detriti. Ed è questo il rischio. Il paese infatti non è minacciato dalla frana. Il problema è proprio la strada. Nel caso i detriti si riversassero sulla provinciale 422 per gli abitanti significherebbe quasi l’isolamento. Per scendere a valle dovrebbero salire a Tambre e ridiscendere: un giro di 20 minuti. «La problematica in questo momento - conferma il sindaco Facchin- è il disagio che ci potrebbe essere se dovesse interrompersi la strada. Ci auguriamo che non avvenga. Per questo abbiamo deciso di attivarci il prima possibile e anche Veneto strade. Alle 6.30 c’è stato il primo sopralluogo, alle 7.30 Veneto strade era al lavoro». La sp 422, nel tratto sopra, circa 500 metri, è minacciata da un altro corpo franoso, che si è formato a seguito di Vaia. Il tratto è aperto a senso unico alternato e si sta lavorando. Due case sono ancora interdette, proprio per quella frana.
L’OPERA
Quello che si è fatto in somma urgenza è la rimozione del materiale franoso (3mila metri cubi). I vigili del fuoco invece hanno operato per svuotare il pozzo, profondo 20 metri, che aveva il compito di portare l’acqua al torrente Borsoia, che corre a valle della frana. Una volta prosciugato si comprenderà bene quale è stato il problema. «Erano due tre giorni che avevamo qualche segnale che stava muovendosi il corpo di frana - spiega il sindaco -. C’è un accumulo di materiale verso il fronte stradale, sotto c’è dell’acqua che spinge la massa e si notava qualche distacco». Sono tre quindi i passi da fare: la rimozione del materiale, la riattivazione del pozzo e la sistemazione della frana. 
IL TAVOLO
«Con l’assessore Bottacin - dice il sindaco Facchin - ci siamo ripromessi a breve di creare un tavolo che interessi la Regione, il Genio civile, servizi forestali e comune per cercare di trovare dal punto di vista progettuale una soluzione definitiva, per quanto si può». L’incontro di carattere tecnico si farà la prossima settimana, come conferma l’assessore regionale Bottacin: «Partiranno dei lavori in somma urgenza dei servizi forestali regionali per sistemare la parte alta del drenaggio delle acque superficiali, che seguono quelli di Veneto strade. Ora ci sarà una progettualità più consistente e faremo le cose che servono. Stiamo facendo approfondimenti e l’incontro tecnico della prossima settimana, con genio civile, servizi forestali, Veneto strade, comune di Tambre è proprio per affrontare in maniera definitiva la questione. I fondi ci sono. D’altronde come Regione mettiamo 50 milioni di euro sulla difesa del suolo». 
Ultimo aggiornamento: 10:44 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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