Acquedotto a pezzi e perdite di milioni di litri d'acqua: scattano i rincari

Giovedì 3 Dicembre 2020
la rete cade a pezzi, acqua sempre più cara

L’acqua costerà di più ai bellunesi, ma sono stati promessi investimenti per 208 milioni di euro. Servono per rinnovare le infrastrutture idriche: depuratori, acquedotti, tubazioni, condotti. Già perché, come ha fatto sapere ieri in una conferenza stampa via web il presidente di Bim Gsp, Attilio Sommavilla, su 85 milioni di acqua immessa nei tubi, solo 12 milioni vengono utilizzati e fatturati. Dieci milioni di litri vanno alle fontane, il resto si disperde dalle condotte rotte.
GLI AUMENTI
Per il 2020 non ci sarà alcun incremento in bolletta. Per una famiglia di tre persone nel 2021, la richiesta è di pagare 65 centesimi in più al mese. Per il 2022 l’importo sarà maggiorato di 1,80 euro al mese (21 euro totali l’anno), che scenderà a 1,20 euro al mese nel 2023. Lo hanno spiegato ieri i sindaci di Belluno e di Val di Zoldo, insieme al Cda di Bim Gsp, società che gestisce il servizio idrico in provincia. «La gente è arrabbiata e confusa - ha esordito Camillo De Pellegrin - ci danno dei criminali, dei delinquenti. Perché l’universo Bim è complesso. C’è il Consorzio Bim che sovvenziona anche iniziative locali e c’è il Gsp, che è la società dell’acqua che ha 32 milioni di euro di indebitamento “pregresso”. I sindaci sanno bene quanto sia urgente investire sulle reti disastrate». Il Cda ha risposto che si può fare solo se si aumentano le bollette. I sindaci inizialmente si sono opposti, «poi abbiamo trovato “la quadra”: sì agli aumenti ma dilazionati nel tempo. E investimenti sulle reti subito», ha chiuso De Pellegrin. 
IL PASSATO
Il collega Massaro ha ripercorso il passato: «Si spendeva più di quello che era coperto dalla tariffa e si rinviavano al futuro gli aumenti. Ora apriamo una fase più espansiva, cioè di investimenti, mettiamo in programma duecento milioni di investimenti, ce ne servirebbero trecento ma sarebbero troppi in questa fase». Una parte del denaro deve arrivare dalla tariffa, siamo sul 35%. Il resto da altre fonti. E che ne è stato dell’utile degli anni scorsi, prodotto dalle bollette rincarate? «Lo abbiamo sempre dovuto applicare per rinforzare le riserve per poter rinegoziare i mutui con le banche, gestire le situazioni debitorie». «Partiamo da anni di gestione della cosa pubblica molto leggera e autoreferenziale - ha detto Massaro -. Poi questo sistema è andato assottigliandosi finché è collassato su se stesso». 
LA FOTOGRAFIA
Da luglio è Attilio Sommavilla il presidente del Cda di Bim Gspe: «La media della spesa per investimenti era di 8 milioni all’anno, intendiamo raddoppiare a 16 milioni. L’emergenza è altissima. Abbiamo tre indicatori: le perdite, la qualità dell’acqua e i sistemi di depurazione. In provincia hanno valori peggiori rispetto a tutti i nostri competitor del Veneto. Le inefficienze sono nelle infrastrutture. Parliamo di perdite del 70-80% nella rete acquedottistica. Se non potenziamo le reti oggi, c’è il rischio che gli acquedotti non reggano più e tra dieci anni ci dovremo approvvigionare con le autobotti. In più abbiamo acqua molto spesso inquinata, non bevibile». 
Federica Fant 
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Ultimo aggiornamento: 16:16 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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