Senza biglietto insultano l'autista: assolti i due utenti "sanguigni"

Sabato 8 Dicembre 2018 di Lauredana Marsiglia
Un autista di autobus
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BELLUNO - Il conducente di un bus non è un pubblico ufficiale. Pertanto se vi chiede il biglietto non siete tenuti ad esibirlo, così come non siete tenuti a scendere dal mezzo nel caso dovesse invitarvi a farlo. E se lo insultate non potrà nemmeno contestavi l’oltraggio. Se poi è anche di religione cristiana, allora state sereni, perché come ha suggerito ieri l’avvocato dei uno dei due marocchini sotto processo, dovrebbe evangelicamente «perdonare», anche se ti dice che sei un «italiano di merda» o che «si porterà a letto tua madre».
L’epilogo del processo a carico di due cugini, venditori ambulanti di scope, si è chiuso con una piena assoluzione. Il fatto non sussiste perché l’imputazione si basa sul presupposto sbagliato che l’autista sia un pubblico ufficiale, veste giuridica che spetta invece al bigliettaio. Non hanno però avuto il perdono del giudice Antonella Coniglio che ha invitato i due giovani a «vergognarsi di quanto detto». Non tanto all’autista, quando nei confronti del Cristo e della Madonna, con accostamenti sessuali che hanno indotto la stessa Coniglio a chiedere scusa al Signore per aver dovuto leggere quelle frasi contenute nel capo di imputazione. 
Sul banco degli imputati Nourddine Er Rabiay, 23 anni e il cugino Abdelali, 25, rispettivamente difesi dagli avvocati Paola Miotti e Alessandro Schillaci. Ieri in aula c’era solo il primo, ovvero colui che avrebbe proferito le frasi più pesanti.
È il 15 maggio del 2014, quando i due ambulanti, salgono sulla corriera per Feltre. Non hanno il biglietto. Perché?
«Perché - ha spiegato ieri Nourddine - il tabacchino era chiuso e così, per non dover aspettare due ore, siamo saliti lo stesso. Quando è arrivato il controllo abbiamo supplicato di lasciarci andare, che avremmo pagato con un oggetto. Ma lui rispose “i soliti stranieri” e qui ci siamo offesi».
Parte la sequenza di insulti ai quali l’autista risponde con un: «Deh! Maometto, vedi di darti una calmata». Scoppia il finimondo. Guai a toccare il Profeta. Si scatena il rosario di insulti contro Cristo e la Madonna.
Alla fine i due scendono con l’intento di prendere l’altro autobus, ma il conducente insultato corre ad avvisare il collega che sono senza biglietto.
Parte la denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Nourdinne tenterà di chiudere la controversia offrendo un risarcimento che però viene rifiutato. Ieri, per le difesa, il gioco è stato facile: l’autista non è un pubblico ufficiale e pertanto il reato non esiste. «La colpa è dell’autista - ha detto l’avvocato Miotti - che si è spinto oltre i propri compiti. Se poi la vogliamo guardare sotto il profilo religioso, allora il caso è ancora più chiaro: non sappiamo se l’autista fosse cristiano, ma nel caso lo fosse stato allora la sua fede imporrebbe il perdono». Amen.
 
Ultimo aggiornamento: 09:43 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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