Verso il Nepal in bici, ma la Cina lo "sequestra": proseguirà in taxi

Venerdì 19 Ottobre 2018 di Egidio Pasuch
Flavio De Zorzi di Fonzaso e Fausto De Poi ( a destra) al confine tra Kirghizistan e Cina ottobre 2018: incontro casuale
3
SOSPIROLO - Dalla Cina... con furore. Sono testimonianze particolarmente amare quelle che Fausto De Poi, l'artigiano impegnato a raggiungere il Nepal in bicicletta (diecimila chilometri tutti pedalando, per aiutare i terremotati di quelle zone) manda in questi giorni da oltre la Muraglia cinese. Fausto, in questi giorni, trapela dagli scarni messaggi, è stato respinto, umiliato, cacciato dalla strada e dalla città, rinchiuso in autostrada. Ignorato sostanzialmente anche dall'ambasciata italiana. Peggio non poteva andare.

«E nonostante ciò raccontano i suoi amici, a Sospirolo - riesce ancora a porgere il suo pensiero (e con lui speriamo tutti noi) verso chi queste discriminazioni le vive tutti i giorni e senza via d'uscita». Gli stessi amici anticipano subito che Fausto ora sta bene. Ci sono solo due foto sul blog, «perché non gli è concesso fotografare nulla». Ma in Cina, sia pur ignorato dall'ambasciata, c'è qualcuno che lo aiuta. Due italiani che vi abitano da tempo e che lavorano per consentirgli di uscire dall'impasse e passare in Nepal. «I miei angeli, Miki e Gabri racconta - hanno lavorato mentre io riprendevo fiato appoggiato alle pieghe di lenzuola bianche dal profumo di cloro. Dunque c'è un treno per spostarsi verso est, poi una coincidenza e muovere verso sud, avvicinarsi a Lahasa, ad un altro confine. Michele, uno degli italiani che vivono e lavorano in Cina e la sua dolce Ana, raggiunti dalle mie disavventure, fanno ricerche incrociate, mi danno spunti, idee, numeri di telefono, mi prendono per mano e cercano di farmi uscire da questo momento di porte chiuse. Sono un dono del cielo...». Il racconto prosegue: «Io intanto chiamo il consolato ed è come prendere il tempo e buttarlo al vento: parole inutili di una voce femminile che non mi ha dato nessun tipo di consiglio, non un suggerimento, la cosa più bella è che mi ha detto è che non si viene in Cina senza guida. Chiamo e chatto con due agenzie di noleggio macchine: sembra sia la soluzione, costosa, ma c'è. Intanto Miki sente Pelma, il mio contatto tibetano, e le notizie danno un bel colpo di scopa a tutte le altre opzioni: il visto ha date e porto d'ingresso già depositati alle autorità, dunque solo li posso passare, li dove siamo stati fermati, dove un autobus non mi porta e dove treni non ne passano. Macchina con autista, nessun'altra combinazione. Ora concentriamoci su questo: trattare il prezzo che di tanto non scende, ma sono in trappola e devo accettare la Toyota 4x4 e il suo gasolio dorato. C'è da stare agli arresti domiciliari fino al 20 di ottobre, il visto depositato inizia la sua validità il 22. Da adesso inizia una lunga attesa. Qualcosa succederà. Uscirò a mostrare il sorriso, a dire che sono qui. Viva la libertà».
 
Ultimo aggiornamento: 23:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci