Chiude la storica Tipografia Piave: dopo 158 anni addio al laboratorio, proprietà della Diocesi

Venerdì 26 Marzo 2021 di Giovanni Santin
Chiude la storica Tipografia Piave: dopo 158 anni addio al laboratorio, proprietà della Diocesi
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BELLUNO - Doccia fredda per uno degli storici laboratori tipografici della provincia.

Dopo quasi 160 anni (il primo torchio impiegato per la stampa è dato 1863) la Tipografia Piave sarà messa in liquidazione e nei prossimi mesi cesserà l’attività. E non si tratta di una serranda come le altre. Con la chiusura di questa azienda, cala infatti il sipario non solo su un’attività storica della provincia di Belluno, ma su un vero e proprio pezzo di storia e che la storia del territorio e dei suoi protagonisti, delle lotte e delle conquiste, delle fatiche e dei momenti di gloria, ha aiutato e contribuito a raccontarla. La comunicazione ufficiale è arrivata ieri. 


LA COMUNICAZIONE
A dare la notizia è stato don Diego Bardin, da un anno vicario episcopale per i beni temporali. «La video lettura, la crisi dell’editoria classica, le differenti modalità di comunicazione anche nell’ambito della pastorale parrocchiale e associativa, hanno segnato in questi ultimi anni la crescente crisi della Tipografia Piave, una delle storiche tipografie della provincia di Belluno». Essa era nata per offrire un servizio alla Diocesi di Belluno e Feltre, quindi alle parrocchie – che però negli anni sono state unite ed accorpate - agli enti diocesani, alle associazioni e ai movimenti ecclesiali. Ma nel tempo aveva anche allargato il proprio settore di attività e si era proposta con i propri servizi anche al di fuori dei confini provinciali, in particolare attraverso il proprio marchio editoriale “TiPi Edizioni” che ha portato alla stampa di collane quali Tracce Scout, Nova et Vetera, Presbiterio, “Polvere” e altre. Inutili gli sforzi per rimanere al passo con i tempi. «Malgrado i tentativi di ampliare la tipologia dei propri servizi – così si legge in una nota ufficiale pubblicata dal sito delle Diocesi - ora la Tipografia Piave è stata messa in liquidazione e quindi nei prossimi mesi chiuderà l’attività». 


IL PERSONALE
Le rotative prima e le nuove macchine per la stampa ora presenti nella sede della Piave, hanno attratto negli anni molti committenti, pubblici e privati. Certo in primo piano ci sono state per molti anni le parrocchie e i servizi alla diocesi, ma poi l’orizzonte e lo spettro delle pubblicazioni che qui hanno visto la luce sono state sempre di più. Ma l’evoluzione del mercato e anche delle possibilità di far stampare altrove queste stesse pubblicazioni, hanno gradualmente segnato la sorte della Piave. In questa fase, spiega don Diego Bardin, la prima preoccupazione è stata innanzitutto quella che riguarda i dipendenti: «Al momento sono nove. Alcuni giovani e altri meno. Ora vedremo come aiutarli a ricollocarsi. Stiamo cercando di aiutarli ad inserirsi in altre aziende per fare in modo che questo momento sia il meno doloroso possibile». La Tipografia è un’azienda autonoma, una società a responsabilità limitata (srl) con due soci: uno è l’Opera diocesana San Martino, l’altro è invece il Seminario Gregoriano. Con la comunicazione di ieri, si è quindi aperta ufficialmente la fase di liquidazione, con un commissario liquidatore che accompagnerà tutte le fasi da qui alla “morte” dell’azienda. Un compito assegnato ad una donna di cui non si conosce il nome ma solo che «ha seguito diverse altre crisi di aziende nel Bellunese». La chiusura non sarà immediata sia perché dal punto di vista tecnico questa operazione richiede un po’di tempo, sia perché nell’agenda della Tipografia Piave vi sono ancora una serie di lavori, già assunti, da portare a termine. L’ultimo amministratore delegato è stato Fabio Sommacal, l’ultimo direttore, licenziatosi un anno fa, Marco Maierotti. «Nel contempo – assicura don Diego - la direzione della Tipografia sta studiando alcune proposte da fare alla Diocesi per il proseguo dei servizi agli Uffici pastorali e alle Parrocchie. Ciò vuol dire, per esempio, che sicuramente le parrocchie verranno aiutate per essere messe in grado di continuare a pubblicare i propri periodici e a stampare le pubblicazioni necessarie all’attività pastorale».
Giovanni Santin

Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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