«In questura, ora mi portano in galera». Pubblica sui social il selfie dell'arresto

Mercoledì 20 Marzo 2019 di Olivia Bonetti
«In questura, ora mi portano in galera». Pubblica sui social il selfie dell'arresto
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BELLUNO - Appicca un incendio e viene arrestato: si fa un selfie in questura e lo comunica all’intero mondo “social” di Facebook. Protagonista Sergio Verzi, 50enne ampezzano, già titolare del pub “Carrera” dell’omonima via in pieno centro a Belluno e già noto alle forze dell’ordine e alle cronache giudiziarie. L’uomo ha confessato proprio su Facebook di aver dato fuoco alla roulotte incendiata sabato intorno alle 16.30 in via Simon da Cusighe, al civico 14. Era stato lì ad aspettare gli agenti, praticamente, dopo aver appiccato il rogo. È scattato così l’arresto in flagranza. E mentre la Procura e la Questura mantengono da giorni il massimo riserbo sull’episodio e sull’arresto avvenuto sabato, non rispondendo nemmeno alle domande della stampa, è lui stesso a dare la notizia tramite il “post” pubblicato prima dell’arresto. 
 
L’ANNUNCIO
«Arrestato! Mi portano il galera». Così recitava il post pubblicato su Facebook da Verzi, sabato 16 marzo alle 22.04. Gli agenti della squadra Volanti, diretti da Michele Natalicchio, stavano terminando le pratiche per l’arresto e preparando l’accompagnamento a Baldenich, e il 50enne ha pensato bene di farsi un selfie. Sullo sfondo il riconoscibilissimo muro della questura, con tanto di bacheca con gli atti affissi e con scritto “Questura di Belluno”. Ma Verzi sarebbe andato oltre. Quando gli amici increduli hanno scatenato la loro curiosità ha postato sulla sua bacheca social una vera e propria confessione.
LA CONFESSIONE
Lo ha scritto nero sui bianco Verzi: «Ho dato fuoco ad una roulotte che mi spaccava il c... sotto casa. Un cesso di traffico di quelle brutte». «Ma non sarà mica reato?», chiede qualche amico. Altri invece ancora non credono all’arresto e postano commenti del tipo: «Ma va!». O ancora: «Ma dai». E lui con “colorando” il commento con l’icona della “faccina triste” risponde sereno: «Giuro». A quel punto qualcuno gli dice: «Sei impazzito, ma non potevi chiamare la polizia?». Qualche altro gioisce per l’eliminazione della roulotte. E da allora di Verzi non c’è stata più alcuna notizia. 
LA CONTESTAZIONE
Per l’accusa di incendio doloso Verzi rischia da 3 a 7 anni di reclusione. Nelle scorse ore era ancora in cella, in attesa della convalida dell’arresto. L’uomo viveva in via Simon da Cusighe, da circa un anno, ma erano frequenti i litigi con i vicini: il 50enne infatti si lamentava dei cani, dell’abbaiare e anche di quella roulotte. Un mezzo che era lì ormai da decenni, ma che a lui, come confessato sui social, dava proprio fastidio. Per questo sabato alle 16.30 avrebbe preso forse benzina, o comunque accelerante e avrebbe dato fuoco alla roulotte. L’allarme era stato dato da un vicino e sul posto erano arrivati i vigili del fuoco in tempi record. I pompieri avevano domato le fiamme, evitando che il rogo si propagasse ulteriormente. Verzi era rimasto sul posto, per tutto il tempo, quasi a sfidare la polizia che era intervenuta poco dopo per le indagini.
IL PERSONAGGIO
Verzi aveva raccontato la sua vita sregolata nel romanzo autobiografico “Il principe spettinato”, romanzo scritto a due mani con Catia Conficoni. Nella presentazione del testo avvenuta in città nel 2015 spigava che era «Il racconto di una vita sregolata fatta di stravaganti perversioni fino a perdersi nel buio». E nel buio si era perso più volte Verzi, finito a processo per reati come maltrattamenti o interruzione di pubblico servizio. Era scattato per lui in passato persino il divieto di dimora a Belluno. Ora però sembrava aver messo “la testa a posto”. Fino all’ultimo selfie, scattato quasi sulle porte del carcere.
Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 11:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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