“Cedesi attività”: Rolando lascia lo storico Bar Piloni. «Basta levatacce, vado in pensione»

Giovedì 25 Aprile 2019
“Cedesi attività”: Rolando lascia lo storico Bar Piloni. «Basta levatacce, vado in pensione»
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BELLUNO - Rolando Bellenzier appende la tazzina al chiodo. Per il Bar Piloni si prospetta un cambio di gestione. Gli storici proprietari del locale di Piazza Piloni hanno esposto le loro intenzioni in modo chiaro, con un foglio appeso alla vetrata. Cedesi attività è la frase semplice scritta per attirare nuovi gestori. Bellenzier, d'altra parte, da questo mese ha raggiunto la pensione: ha 63 anni, vive ad Alleghe con la moglie Cesarina De Biasio e ora volentieri farebbe a meno delle levatacce al mattino. Ancora non ci sono gestori nuovi all'orizzonte e Bellenzier continua ad aprire il suo bar ogni mattina alle 6.30. Come ha fatto per 16 anni. «Cediamo l'attività molto semplicemente perché da aprile sono in pensione spiega . Il contatto con le persone mi mancherà, ma ho voglia di dedicarmi ad altro. Non me ne starò in panciolle sul divano, questo è certo. Da sempre esercito il volontariato in diverse forme, continuerò a farlo perché ce n'è tanto bisogno». Il bar si trova accanto all'edicola, anch'essa in odore di passaggio di consegne. Lungo lo stesso lato della piazza c'è un negozio di cinesi e il grande immobile vuoto lasciato da Sparkasse.
 
IL BAR
Bellenzier saluta i clienti da dietro il bancone da 16 anni. Li conosce per nome, quando entrano li saluta e li fa sentire a casa. C'è chi si confida, chi scherza, chi con il tempo è diventato un amico. La fatica di percorrere ogni mattina all'alba la strada da casa al centro del capoluogo è innegabile, ma il rapporto umano con le persone l'ha sempre compensato di tutto. «Mi alzo alle 5.15 e parto da casa alle 5.40 racconta , Sto al bar tutto il giorno, mia moglie viene ad aiutarmi dalle 9 alle 14 circa così posso uscire per commissioni». L'attività l'ha acquisita dopo la vendita dell'albergo di proprietà ad Alleghe. Si definisce un oste, non un barman né un barista. Uno che serve caffè insieme ad una chiacchiera, che sorride, fa una battuta. «La differenza la fa il rapporto umano con chi hai davanti. Io saluto e chiamo per nome, è una bella cosa perché il cliente si sente unico, sente di essere riconosciuto e non di venire considerato come uno dei tanti serviti. Ci si ferma a parlare, con calma. Una volta mi è successa una cosa buffa: un signore mi ha chiesto un orzo decaffeinato e ho riso, come può un orzo avere caffeina?». Dall'alba al tramonto l'umanità che varca la soglia del bar cambia di ora in ora. I lavoratori di prima mattina, al pomeriggio gli anziani dell'Università della terza età. «Sono tra i miei clienti preferiti. Mi piace vedere queste donne e questi uomini di una certa età ben vestiti, che escono, socializzano e hanno ancora voglia di imparare cose nuove».
A. Tr.
Ultimo aggiornamento: 12:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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