Il cacciatore di asteroidi pericolosi: Fabrizio scova quelli che rischiano di passare troppo vicini alla Terra

Domenica 14 Novembre 2021 di Fulvio Mondin
Il cacciatore di asteroidi pericolosi: Fabrizio scova quelli che rischiano di passare troppo vicini alla Terra
1

QUERO VAS - Il suo compito è scoprire asteroidi potenzialmente pericolosi per la terra. Solo nei primi anni di lavoro l'astronomo querese Fabrizio Bernardi ne ha individuati circa 1.500 (anche di quelli di fascia principale che orbitano tra Marte e Giove), dei quali una quindicina passano vicino alla terra.

Tra questi 99942 Apophis, scoperto da Fabrizio in Arizona nel 2004. Sulla base dei primi calcoli effettuati, avrebbe avuto una probabilità su 37 di collidere con la terra il 13 aprile del 2029. Ora si sa che nel 2029 passerà molto vicino alla terra, a circa 38mila chilometri, che è più o meno la distanza dei satelliti geostazionari. «In termini astronomici spiega Bernardi ci farà quasi una carezza: si è accertato che non sarà pericoloso ma sarà il primo asteroide visibile ad occhio nudo grazie alla sua brillantezza. Questa scoperta così interessante e studiata in tutto il mondo, per me è stata una vera fortuna». L'astronomo querese, dopo anni all'estero, ora lavora a Pisa con la startup da lui fondata SpaceDyS, impegnato nel monitoraggio degli impatti degli asteroidi che vengono scoperti. Appena più torna a Quero e si racconta così.

Asteroidi, pericolo per il pianeta Terra


In cosa consiste il vostro lavoro?
«Ogni giorno processiamo calcoli molto complicati e approfonditi per capire se tutti gli oggetti nuovi o conosciuti, potrebbero avere possibilità di impatto da qui ai prossimi cento anni. Questo tipo di servizio è stato il primo al mondo ed è nato a Pisa nel 1999. Oggi nel mondo ci sono 3 servizi che fanno questo: uno siamo noi, l'altro è della Nasa e il terzo dell'agenzia spaziale europea. Il software che utilizzano però si ispira a quello che abbiamo fatto noi per cui è figlio della nostra esperienza». 


Perché ha studiato astronomia? 
«La mia scelta ha origini lontane. Quand'ero bambino, sono rimasto affascinato dalle missioni spaziali degli anni '70. Voyager è stata la prima sonda umana passata vicina ai pianeti giganti. Io ero così affascinato che, quando facevano le dirette televisive, anche in piena notte, mi alzavo a guardarle. Da lì la passione mi è rimasta. Dopo, facendo il liceo ho potuto approfondire queste tematiche e quindi mi sono iscritto all'università di Padova».

 
Cosa ci può dire del cielo che si vede dalle Dolomiti e da Quero? 

«Per fortuna, in alcune parti del Bellunese, c'è ancora abbastanza buio e, in alta montagna, è possibile osservare il cielo in maniera che è rimasta quasi unica nei tempi moderni. Perché, purtroppo, c'è il fenomeno dell'inquinamento luminoso che è un problema per chi vuole osservare il cielo e ci stiamo perdendo davvero tanto perché se avessimo (i bambini in particolare) la possibilità, solo una volta, di vedere il cielo come dovrebbe essere quando è buio buio, ci accorgeremmo di uno spettacolo che è grandioso. Ricordo la prima volta che sono andato a Mauna Kea alle Hawaii (la montagna dove ci sono i grandi telescopi a 4.200 metri ndr). Ero appena sopra i 2.000 metri e mi sono fermato a guardare il cielo che era talmente pieno di stelle che non riuscivo assolutamente a distinguere le costellazioni da quante ce n'erano. Si vedeva chiaramente la via lattea in maniera spettacolare: io non ho mai visto nulla del genere». 


Che ricordi ha di Quero? 
«Vengo spesso a Quero a trovare mia mamma e ricordi ne ho, ovviamente, tanti. Uno in particolare è legato all'aspetto naturale perché chi ci vive ha la fortuna di stare in mezzo alla natura, al verde e alle montagne. E poi ho ancora alcuni amici ai quali sono rimasto legato. Per me Quero è il posto dove sono cresciuto. Fra i ricordi c'è la sagra dei s'cios, nata poco dopo che io ci ero arrivato e che ora è diventata un evento importante per il paese. Poi ci sono tanti momenti che ricordo come, ad esempio, la nevicata straordinaria del 1986 quando tutto il paese, bambini, ragazzini ma anche adulti e anziani, si sono radunati in piazza, tutti insieme, a giocare con la neve. Queste sono certo situazioni difficili da vivere in una città perché ci sono dimensioni diverse e rapporti diversi». 


Lei ha lavorato alle Hawaii e in tutto il mondo. Cos'è che le ha portato maggiori benefici? 
«Le cose che a me hanno sempre dato tanto sono stati i viaggi. Grazie al lavoro ho avuto l'opportunità di andare all'estero per conferenze internazionali in varie parti del mondo ed è sempre stato un arricchimento, un regalo che io ho avuto dalla vita e che è legato al lavoro. Ho avuto, ad esempio, la possibilità di andare in Giappone, un'esperienza molto bella, in Brasile dove ho visto tante belle cose anche naturali, ovviamente negli Stati Uniti che ho visitato in lungo e in largo. Ogni volta che uno fa un viaggio incontra persone nuove, ognuno con le proprie esperienze che sono importantissime e che ci aiutano ad aprirci mentalmente ed essere consapevoli di ciò che esiste nel mondo nel bene e nel male». 


Ha ancora qualche sogno nel cassetto? 
«A dire il vero, tanti sogni miei, bene o male, per fortuna, si sono realizzati. Resta sempre qualcosa di bello da fare e da imparare ma devo dire, ad oggi, di essere stato abbastanza fortunato. Un sogno che avevo da bambino e che sarà difficile, se non impossibile, realizzare è quello di diventare astronauta. Spero però che ci possa riuscire mia figlia, se avrà la fortuna. Io purtroppo non credo che ci potrò riuscire sia per l'età che per altri impedimenti fisici». 

Ultimo aggiornamento: 19:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci