Bottacin: «Ecco come la Regione ha ricostruito il territorio dopo Vaia»

Martedì 22 Giugno 2021 di Raffaella Gabrieli
Una ruspa in funzione sul greto di un torrente dopo il passaggio di Vaia: è uno dei cantieri della ricostruzione

Dall’evento Vaia, il 29 ottobre 2018, in Veneto si sono ad oggi contrattualizzati 2.221 cantieri - tra già conclusi, in corso e in fase di avvio - per un importo complessivo di 595.338.085 euro. Di questi, 1.644 nel Bellunese per 395.862.798 euro. Mentre gli altri 577, per 199.475.287 euro, nelle altre province del Veneto meno colpite dalla tempesta. «Numeri - afferma l’assessore alla protezione civile Gianpaolo Bottacin - che parlano da soli». 


I DATI 
Entrando nel dettaglio, nel 2019 nel Bellunese sono stati siglati 1.308 cantieri per 229.277.149 euro. Di questi, 795 sono stati gestiti dai Comuni (per 51 milioni). 53 dalla Provincia (3 milioni 200mila), 26 dalle Unioni montane (422mila). I restanti, per circa 175 milioni, da Regione e società regionali. Per quanto riguarda invece il 2020, i cantieri sono ammontati a 336 per un investimento di 167 milioni. E quindi: 167 sono stati seguiti dai Comuni (52 milioni di euro), 4 dalla Provincia (940mila) e gli altri da Regione e società regionali (circa 110 milioni). Per l’annualità 2021 sono già stanziati 261 milioni e a giorni sarà approvato il piano commissariale anche di questa annualità. 
«Tutto ciò è stato possibile - sottolinea Bottacin - grazie al fatto che dopo Vaia il Governo stanziò immediatamente una cifra pari a quasi un miliardo. E la cosa non è assolutamente scontata, basti guardare cosa accade in altre situazioni di calamità naturali in Italia e nel Veneto.

Possiamo citare il terremoto del centro Italia in cui la fase di ricostruzione, a distanza di 5 anni, fatica a procedere. Ma anche l’emergenza dei primi di dicembre 2020 in cui sono state registrate precipitazioni superiori a quelle dell’alluvione del 1966. A fronte della segnalazione da parte della Regione di oltre 300 milioni di danni, non paragonabili ai danni provocati da Vaia, ma certamente rilevanti, il governo ha risposto con soli 7,4 milioni di euro». 


LA BUROCRAZIA 
«Ma oltre alle risorse - fa sapere l’assessore - per poter attivare 2.221 cantieri in soli due anni erano necessarie semplificazioni procedurali. Altrimenti solo per ottenere le autorizzazioni paesaggistiche, oltre al resto, sarebbero stati necessari mesi. Invece in questo caso, grazie alle deroghe che siamo riusciti a far inserire nell’ordinanza del capo dipartimento della protezione civile nazionale, è stato possibile avere velocità nemmeno lontanamente ipotizzabili. Per poter procedere speditamente si è dovuto andare in deroga su 18 leggi e su 100 articoli del codice ambientale. Si va, ad esempio, dalla deroga sulle autorizzazioni paesaggistiche, a quella sulla valutazione impatto ambientale, ad altre sul codice degli espropri. Nonostante questo non è facile per le strutture pubbliche farsi carico, con lo stesso personale, di 2.221 cantieri in più rispetto all’ordinarietà. Ognuno di essi prevede l’assegnazione a un progettista, la verifica dello stesso, la gara d’appalto, con tutti gli accertamenti del caso e poi l’assegnazione dei lavori e altro ancora: una mole di lavoro importante».


L’URGENZA
«Ora - conclude l’assessore - è assolutamente improcrastinabile una riforma di semplificazione per la gestione delle opere di difesa del suolo. Siamo l’unico paese al mondo in cui per tagliare un albero in un corso d’acqua serve il permesso del ministero della cultura (autorizzazione paesaggistica rilasciata dalla soprintendenza che dipende appunto dal ministero dei beni culturali). Per opere che hanno lo scopo di garantire l’incolumità pubblica la procedura deve essere semplificata».

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