Massimo, 27 anni e una laurea, trasforma il fienile nel suo laboratorio: «Faccio l'arrotino, miei i chiodi della cupola di San Marco»

Lunedì 20 Marzo 2023 di Claudio Fontanive
Massimo Campedel, arrotino nel borgo di 10 anime

GOSALDO - Lambroi, borgo di 10 anime in comune di Gosaldo, vanta ben due attività artigianali. Se non si tratta di record, poco ci manca. Alcuni giorni fa avevamo raccontato la storia dell’Agriturismo La Busca, locale di successo nel piccolo paese. Ma non è l’unica storia di successo a Lambroi: qui ha aperto la sua attività di “Arrotino coltellinaio” anche Massimo Campedel, di 27 anni, originario e da sempre residente a Tiser, circa 60 residenti, distante da Lambroi solo un paio di chilometri. E sono suoi i chiodi utilizzati per il restauro della cupola di San Marco a Venezia. L’impresa è stata una scelta maturata dopo la laurea triennale in restauro. 

LA PASSIONE
«Fin da piccolo - racconta il giovane imprenditore - sono stato affascinato dai coltelli e in genere dalle cose che tagliano, mi piaceva molto disegnare anche le spade. Terminate le scuole medie ho conseguito il diploma al liceo artistico, continuando a interessarmi anche di arte e musica. Ho conseguito la laurea triennale di restauro di tele e tavole a Firenze. Qui oltre allo studio ho fatto molta pratica, ma dopo un periodo di apprendistato in un noto laboratorio, mi sono reso conto che l’ambiente non faceva per me. È un lavoro bellissimo quello del restauratore, ma il lo Stato non investe abbastanza nella cultura». 

L’IMPRESA
«Non avendo trovato lavoro per la mia specializzazione - prosegue il giovane imprenditore - ho deciso di ripristinare l’antico fienile di famiglia a Lambroi e trasformare così in lavoro la mia grande passione. All’epoca suonavo anche il pianoforte, ma ho dovuto interrompere quest’attività in quanto in un incidente ho perso il dito di una mano. Ho voluto dedicare a questa mia grande passione il marchio della mia attività, dove è raffigurata infatti la chiave di violino». Nel piccolo laboratorio, Massimo Campedel ha quindi iniziato tre anni fa l’omonima attività e tutt’ora, senza avvalersi di collaboratori, si occupa di affilatura di strumenti di tutti i generi, dai coltelli alle forbici, ma soprattutto realizza coltelli, sia da cucina che tradizionali, e pare l’attività funzioni bene. «La mia è una clientela di nicchia - racconta il giovane artigiano - Le persone solitamente arrivano perché mi conoscono tramite i social. Ho clienti che vengono apposta anche da altre regioni. Lavoro molto per i collezionisti, ma anche ristoratori e albergatori che richiedono coltelli professionali. Il lavoro cresce costantemente, e lo scorso anno ho realizzato circa 150 coltelli. Certo le difficoltà esistono, non ho mai ricevuto alcun aiuto pubblico, ma riesco a ritagliarmi anche dei preziosi momenti tutti per me». 

LA TRADIZIONE
Nel laboratorio artigianale si produce anche un coltello tradizionale e caratteristico di alcune valli bellunesi: la britola nel termine dialettale. «È un coltello tascabile con il manico intagliato, e ha un origine orientale - spiega l’artigiano - . Nell’antichità da queste terre lontane, che commerciavano con Venezia tramite mare, provenivano materie prime e attrezzi. Da qui i nostri fabbri hanno preso spunto per realizzare questi particolari coltelli, che contengono simboli intagliati apotropaici, che quindi erano pensati per allontanare il maligno». 

LA SODDISFAZIONE
Circa un anno fa, per Massimo Campedel, la soddisfazione più grande: «Sono stato contattato dalla Monetti Group che si occupava del restauro del tetto della cupola di San Marco a Venezia, la quale mi ha commissionato la produzione di 3000 chiodi per tale opera.

Ci ho lavorato per diversi mesi, ovviamente a mano, e per me questo rappresenta il lavoro più prestigioso svolto fino ad ora, e che mi dà stimoli per il futuro. Fra l’altro, ha aperto le porte ad altre commesse simili».

Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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