Un agordino con i suoi cani in Svezia alla gara di sleddog

Giovedì 26 Gennaio 2023 di Claudio Fontanive
Un agordino con i suoi cani in Svezia alla gara di sleddog

FALCADE - Un agordino in gara tra le nevi svedesi in compagnia dei suoi fedeli cani nella competizione Femundløpet. Non basterebbe certo un singolo articolo per descrivere la vita professionale e sportiva di Anselmo Cagnati.

Agordino, di Falcade, sessantasette anni, Premio Pelmo d'oro Unesco 2022 per l'attività alpinistica e scialpinistica; nel suo curriculum sportivo ha all'attivo oltre 500 salite sulle Dolomiti, circa 20 nuove vie e numerose prime discese scialpinistiche, anche nel gruppo delle Pale di San Martino e Marmolada. Ma anche spedizioni alpinistiche in Sudamerica e in Himalaya .Laureato in Scienze Forestali, dal 1981 ha lavorato al Centro Valanghe di Arabba occupandosi di previsione valanghe e cambiamenti climatici in area alpina, ma anche di studio e caratteristiche della neve. Autore di oltre 120 pubblicazioni scientifiche. La sua passione da pensionato, che sta felicemente e con profitto condividendo con la moglie Tulliola: lo sleddog, ovvero la slitta trainata dai cani. Una pratica sportiva dalla storia centenaria e che si tiene in ambienti particolarmente freddi grazie ai famosi cani siberian husky; sono loro gli attori imprescindibili di queste avventure. Ora il ricercatore sta partecipando a una spedizione in Svezia. Anselmo ha inoltre preso parte a spedizioni con i cani da slitta nell'Artico canadese e alle Isole Svalbard.


LA GARA IN SVEZIA
Serviranno alcuni giorni di acclimatamento allenamento seguito dal trasferimento a Roros, in Norvegia, dove il 4 e 5 febbraio prossimo prenderanno parte alla Femundløpet. I chilometri da percorrere in questo caso saranno ben 200, per i cani, ma anche per chi li guida. «Abbiamo 13 cani da slitta, otto sono impegnati in gara e cinque sono di riserva; infatti qualche infortunio può sempre capitare, e soltanto qualche giorno prima della gara individuiamo quelli più in forma» ci racconta Anselmo Cagnati . Spesso affittiamo una casetta nel bosco e andiamo alla scoperta dei villaggi svedesi. Alcune settimane servono ai cani per allenarsi e adattarsi all'ambiente scandinavo, che è differente dal nostro. Vivendo sulle Dolomiti infatti, sono inevitabili i dislivelli. Noi ad esempio, abitando in Valle del Biois, i normali allenamenti li facciamo in Val Veneggia oppure in Valle di Gares, anche d'estate, senza slitta ovviamente, ma la durata non può essere mai superiore ai 25 30 chilometri. Quassù in Svezia, riusciamo a percorrere distanze molto più lunghe quasi tutti i giorni con una maggiore frequenza del passo per i cani». In una competizione come quella che andiamo ad affrontare, particolarmente lunga, di due o tre giorni compresa la notte, mi aiuta mia moglie. Infatti, mi segue col furgone, aspetta me e i cani nei ckeck point prefissati dall'organizzazione, individua il posto dove di notte i cani possano alimentarsi e riposare; il suo ruolo è fondamentale. Per noi musher la sfida più importante è orientarci ed orientare i cani nella giusta direzione, altrimenti sono guai seri».


GLI ALTRI CONCORRENTI
«Quando dico agli altri concorrenti scandinavi e in genere dell'Europa del nord che siamo Italiani, ci guardano un po' come quando noi in tv alle Olimpiadi vediamo gareggiare la squadra giamaicana nel bob. Ci fanno un sorriso di simpatia. Spesso siamo l'unico equipaggio italiano» Ma è uno sport dispendioso dal punto di vista fisico? «Per i cani sicuramente si. Anche loro si infortunano e vanno alimentati in maniera adeguata. Il loro consumo di energie è notevole. Ovvio, anche per un musher stare in piedi su una slitta per giorni interi dal punto di vista fisico è impegnativo, bisogna essere allenati e non tralasciare nessun dettaglio. Siamo soltanto alcune decine di equipaggi in queste gare, e può capitare di trovarci da soli per ore, se non per giorni interi. E poi bisognerà fare i conti con le condizioni metereologiche.Il grande freddo è il nemico più temibile? Io e Tulliola, e ancor di piu' i cani, siamo abituati alle temperature rigide, non capita di rado affrontare competizioni con temperature di meno 30 gradi. E' la normalità per uno sport come il nostro e a quelle latitudini La cosa strana è invece quella che ci è capitata da qualche anno a questa parte, e in particolare lo scorso anno. A causa delle temperature abbiamo affrontato la stessa gara che stiamo per fare quest'anno in Norvegia, quasi interamente sotto la pioggia. Senz'altro condizioni più fastidiose per noi e per i nostri protagonisti cani».
 

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