SAN VITO DI CADORE “Non nel mio nome” è lo slogan della manifestazione che diverse associazioni ambientaliste hanno portato per la terza volta sulle Dolomiti, per protestare contro l’impatto dei grandi eventi sportivi sul delicato territorio montano. Ieri sono saliti al passo Giau, a confine fra Colle Santa Lucia e San Vito di Cadore, ma con lo sguardo puntato sulla conca d’Ampezzo e sui Giochi olimpici e paralimpici invernali Milano Cortina 2026.
MONTAGNE ALLEATE
Luigi Casanova di Mountain Wilderness ha ricordato il recente incontro di Ginevra, fra le associazioni ambientaliste, per coordinare il contrasto alle Olimpiadi invernali: «Per il 2030 si prospetta la candidatura di Barcellona, con i Pirenei, e siamo già in contatto con gli spagnoli. Tutte le montagne del mondo devono essere alleate, per difendersi». Al passo Giau sono arrivati dalla Valtellina, per denunciare le devastazioni previste nella piana di Bormio, per realizzare una strada ritenuta del tutto inutile. Gli interventi delle diverse associazioni si sono susseguite per un’ora e mezza, con testimonianze da diverse aree del Veneto, dalle contermini province autonome di Bolzano e Trento, accomunate dalle stesse problematiche ambientali. «Siamo indignati per l’uso ingannevole di parole come sostenibilità, verde, green, impatto zero, usate per coprire progetti essenzialmente speculativi. Sono parole svuotate di significato. Abbiamo perso l’opportunità di organizzare Olimpiadi realmente sostenibili, di esempio per il mondo intero. Mentre la riduzione di servizi accentua lo spopolamento della montagna e le attività chiudono, milioni di euro stanno per essere investiti in una colata di cemento, che lascerà i territori più poveri di prima, oltre che profondamente sfregiati».
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