"Battuta" la grande frana di Schiucaz: dopo oltre un anno riapre la strada

Mercoledì 12 Agosto 2020 di Andrea Zambenedetti
La strada era stata sacrificata per poter lavorare sulla frana e salvare l'abitato di Schiucaz

ALPAGO - Da oggi, forse, il paese salvato da un’esplosione potrà tornare ad avere la sua strada. «Dipende tutto dal meteo, ma se questa notte non piove, domani (oggi per chi legge ndr), riapriamo la variante. Poi, a metà settembre, tutta la strada». Parola di Silvano Vernizzi, direttore generale di Veneto Strade. Schiucaz, il paesino che ha rischiato di essere travolto da una frana e per il quale si è anche valutata l’ipotesi di ricostruzione in un altro luogo è salvo. Nelle prossime ore riavrà anche la sua viabilità: la Sp 5 di Lamosano. È l’ultimo tassello che restituisce il sorriso alla storica frazione dell’Alpago, una zona che per mesi ha vissuto in un vero e proprio e incubo.

LA MINACCIA
Il “mostro” che per oltre un anno ha minacciato le 15 case dell’Alpago e i 17 abitanti è definitivamente morto. I lavori di Veneto Strade, costati circa un milione e 300 mila euro, reperiti con i fondi post Vaia grazie alla Regione, hanno garantito un futuro tranquillo a quelle persone che nel maggio 2019 hanno vissuto brutti incubi, con una frana da 6mila (nel corso dei mesi il computo ha superato i 40mila) metri cubi di terra e sassi incombere sopra i loro tetti.
 



LA TEMPESTA VAIA
A mettere in moto la frana è stata la tempesta Vaia nell’ottobre del 2018. In inverno la situazione sembrava essersi riavviata alla normalità ma il 12 maggio 2019 per il paese si è resa necessaria l’evacuazione. Gli abitanti hanno dovuto preparare la valigia e sono stati ospitati altrove, chi dai parenti chi in albergo. Uno dei primi provvedimenti di sicurezza adottati è stata proprio la chiusura della provinciale per Lamosano. La carreggiata infatti passa tra il costone franoso e l’abitato. I residenti sono stati costretti a quattro evacuazioni, a trascorrere diversi periodi in albergo o a chiedere ospitalità a qualcuno. Ora sono al sicuro, possono tornare a dormire sereni: lo dice il profilo panoramico del paese. Miglia di metri cubi di terra e sassi sono stati portati via: si parlava di 40mila, ma un dato preciso al momento non c’è. «È stato un lavoro enorme - ricostruisce l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin - sono state fatte delle valutazioni e abbiamo capito quanto fosse importante mantenere lì il paese anche per la sua storia legata al vecchio mulino».
 
 


L’ESPLOSIONE
Un lavoro che è passato anche attraverso il nome di Danilo Coppe, meglio conosciuto come Mister Dinamite (lo stesso che ha demolito i monconi del Ponte Morandi a Genova). L’ingegnere (diplomato perito minerario al Follador di Agordo) ha letteralmente fatto esplodere la frana, facendo scendere a valle i detriti in modo controllato. Per proteggere l’abitato sono stati piazzati dei container contro i quali l’enorme massa franosa si è fermata. Un intervento spettacolare eseguito in due fasi, la prima il 14 giugno del 2019 e la seconda il 21. Circa mille metri cubi di materiale sono scesi a valle spinti da 11 cariche imbottite con 180 chili di esplosivo. Dopo che l’abitato è stato messo in sicurezza sono stati avviati i lavori per la viabilità e quindi per riaprire la Sp 5 di Lamosano. Anche in questo caso le cose non sono state semplici ma ora se ne vede una via d’uscita. Già da oggi, o al massimo dai prossimi giorni, sarà possibile transitare su una “variante”, un percorso che devia di poco rispetto al tracciato originario. Poi appena sarà terminata la rimozione degli enormi blocchi di cemento sarà ripristinata la sede originaria.
 

Ultimo aggiornamento: 08:18 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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