Travolto dall'onda in Irlanda, intervento miracoloso lo riporta a camminare: gamba allungata di 8 centimetri

Domenica 20 Settembre 2020 di Davide Piol
Travolto dall'onda in Irlanda, torna a camminare dopo 18 mesi
LA STORIA
BELLUNO «Avevo pezzi di ferro inseriti lungo tutta la gamba, ma da qualche giorno cammino senza stampelle». La storia di Riccardo Zanon, 36enne dell’Alpago precipitato insieme al fratello da una scogliera in Irlanda, ha dell’incredibile. Non solo per il fatto in sé, da cui ne è uscito con la rottura del bacino e la frattura esposta della tibia sinistra. Ma anche per la forza di volontà e la tenacia che l’hanno contraddistinto negli ultimi 18 mesi permettendo al reparto di Ortopedia e Traumatologia dell’ospedale di Belluno, nelle figure del primario Corrado D’Antimo e del dottor Cosimo Salfi, di fargli recuperare otto centimetri di osso persi nell’incidente. Senza questo trattamento eccezionale avrebbe una gamba più corta dell’altra. La vacanza in Irlanda risale a febbraio 2019. Una mattina Riccardo e il fratello decidono di visitare l’attrazione turistica “Poll na bPéist-The wormhole” situata nell’isola Aran di Inis Mòr nella baia di Galway. Si tratta di una piscina naturale rettangolare, scavata nella roccia dalla potenza dell’oceano Atlantico. Di solito i turisti si fermano appena sopra su una scogliera che si affaccia su di esso.
ONDA ENORME
«Dopo 30 secondi dal nostro arrivo – racconta Riccardo – un’onda enorme ci ha spinti giù. È come se ci fosse venuto addosso un autobus». Dieci metri di volo e poi atterrano sulla roccia lontani, per fortuna, da “The wormhole” «altrimenti saremmo morti». Il fratello riporta solo ferite lievi, mentre lui capisce subito che la sua situazione è grave. «Pensavo di morire – ammette Riccardo – poi ho aperto gli occhi e ho capito che ero ancora vivo. Però non riuscivo a muovermi». Sono attimi di puro terrore.

UN INCUBO
Bloccati in fondo a una scogliera, doloranti e in balia delle onde che continuano a inghiottirli e a spostarli, provano a usare il cellulare ma non c’è campo. A questo punto urlano “aiuto” ai turisti in cima alla scogliera. «C’era sangue dappertutto – ricorda il 36enne – Siamo rimasti lì un’ora. Ormai stavo svenendo quando ho sentito il rumore dell’elicottero. Era la Guardia Costiera che veniva a prenderci». Ormai è fatta. Il soccorritore sceso dall’elicottero prova a caricare Riccardo sulla barella ma arriva un’altra onda gigantesca che la fa volare via. Quindi si agganciano tutti e tre al verricello e vengono fatti salire a bordo. Riccardo rimane ricoverato all’ospedale irlandese di Galway per un mese. Poi, finalmente, torna a casa ma solo per essere trasferito al San Martino di Belluno dove gli venne installato l’apparato di Ilizarov, costituito da 5 anelli d’acciaio esterni alla gamba, per poter recuperare gli otto centimetri di osso persi nell’incidente.

GAMBA MARTORIATA
«Sapevo quale sarebbe stato il mio futuro – chiarisce Riccardo – Avevo 24 buchi nella gamba sinistra in cui passavano fili di ferro. Il rischio di infezione era altissimo ma la professionalità di tutto lo staff medico mi ha permesso di affrontare il percorso nel migliore dei modi». Anche i genitori, Raniero e Franca, hanno voluto ringraziare «tutto il personale sanitario dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale di Belluno, in modo particolare il direttore D’Antimo e il dottor Salfi che l’ha costantemente seguito in questi 18 lunghi mesi, rendendosi sempre disponibile». Riccardo ha subito quello che in gergo medico viene definito “intervento di compattotomia con ricrescita dell’osso”. «Sono interventi rari - sottolinea il primario D’Antimo – Vengono usati anche per rigenerare parti di ossa danneggiate da osteomieliti o tumori. Riccardo sarebbe guarito lo stesso ma avrebbe avuto un arto più corto. Brava l’equipe medica ma soprattutto lui che ha seguito ogni nostra indicazione. Non è una cosa facile e spesso i pazienti perdono le speranze».

PRIMI PASSI
In questi giorni Riccardo sta provando a camminare senza stampelle. Il percorso è ancora lungo ma la salita è meno ripida. Nonostante il dolore, ha continuato a lavorare nel reparto Marketing di Lattebusche. Ogni tanto ripensa al giorno dell’incidente in Irlanda. «Il posto in cui siamo caduti è molto famoso – conclude il 36enne – Fanno molta pubblicità ma poi lì non c’è nessuno. Non ci sono nemmeno indicazioni o divieti. Per chi non conosce il luogo può essere una trappola. Non serbo rancore verso l’Irlanda. Sono invece grato verso la Guardia Costiera e il personale degli ospedali di Galway e Tallaght perché mi hanno salvato la vita».
Ultimo aggiornamento: 12:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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