I russi si comprano il Bolognese e svelano i loro piani: diventerà un hotel per le Olimpiadi

Domenica 4 Giugno 2023 di Olivia Bonetti
Il ristorante Il bolognese venduto ai russi

ALPAGO - Dopo quasi 90 anni di storia quel presidio rimasto sulla statale 51 di Alemagna biglietto da visita della provincia di Belluno, il ristorante "Bolognese", passa di mano. Nato nel 1933 dalla lungimiranza di Amedeo Galassi, noto come il "bolognese", originario di Imola, arrivato in provincia per amore, il locale di Santa Croce del Lago, in Alpago, che era un tempo non solo bar e ristorante ma anche hotel, tabacchi e pompa di benzina è passato di mano. La storica attività dell'Alpago, nota per la sua terrazza panoramica sul lago e le sue lasagne cucinate con amore da tre generazioni, è stata acquisita dalla società Elemento srl, che ha sede proprio nel locale, a Lastra civico 2. Il passaggio di proprietà dal Bolognese dalla "s.a.s di Marchesini Paola e Bozolo Arianna e c" alla Elemento srl è avvenuto a fine ottobre 2022. Il progetto degli investitori, rappresentati da un avvocato di Brescia, che fa riferimento a cittadini russi, è di creare un hotel con 25 stanze in vista delle Olimpiadi 2026.

IL BALUARDO
Finisce così l'epoca dei piccoli grandi imprenditori che hanno creato la loro fortuna iniziando dal nulla e diventando riferimento e istituzione nei paesi.

Il Bolognese era quasi l'ultimo storico baluardo rimasto sulla 51, la strada della montagna che in quelle domeniche, prima della costruzione dell'A27, si riempiva di auto, che puntualmente si fermavano nei ristoranti come Mosè, o hotel come il Miravalle. Quelli oggi sono edifici fantasma. Una fine che non farà sicuramente il Bolognese, che con i suoi 13mila metri quadrati di terreno e la spiaggia privata sul lago potrebbe diventare il simbolo della rinascita.

LA STORIA
La memoria storica del Bolognese è Adua Galassi, classe 1936, nata proprio in quell'edificio di via Lastra. È lei che racconta come i suoi genitori si innamorarono di quello che allora era un semplice "casolin". Mamma Augusta Stefano e papà Amedeo Galassi si conobbero a Bologna, dove la donna, ancora bambina era andata a servizio nella famiglia di un conte. «Era nata a Villotta di Aviano in provincia di Pordenone - ricorda Adua - erano 9 fratelli e quando aveva meno di 10 anni venne mandata a servire in quella famiglia». Una vita dura, ma in cui non manca l'amore. Cresciuta Augusta conosce Amedeo Galassi, proprio a Bologna: si sposano e vanno a Pedavena per il viaggio di nozze. «Sulla strada si sono fermati in quel negozio, gestito da un uomo detto "il sindachet" una trevigiano di San Pietro di Feletto - racconta la figlia -. Si sono innamorati del luogo: hanno acquistato l'osteria per 30mila lire e si sono trasferiti qui in Alpago». Era il 1934 e il casolin era composto da una semplice stanzetta. «Ricordo la pila di sale che era più grande di me e che vendevano». Adua, unica figlia dei Galassi, infatti nasce proprio lì: nel futuro albergo Bolognese. «Nel 1945 la casa viene bruciata durante la ritirata dei tedeschi - ricorda - mia mamma era sulla porta e le hanno detto tra 10 minuti brucia tutto: non hanno salvato niente. Era rimasta solo la cucina e il "larin" rotondo (focolare ndr)». Ma i coniugi con una figlia piccola non si arrendono. «Erano riusciti ad ottenere i buoni di guerra - prosegue - e piano piano hanno ricostruito: avevano il tabacchino, ricordo che ero io ad andare in bici a Belluno a prendere tabacchi e cibo». Il nome? Era obbligato ormai tutti lo chiamavano il "Bolognese".

LO SVILUPPO
«L'attività si allarga, da due le stanze aumentano e c'era anche la pompa di benzina Shell - ricorda la 87enne-. Negli anni Sessanta abbiamo iniziato anche con l'albergo. Per un periodo c'è stata anche la gestione del cuoco Beppe Sello di Cortina, che ha creato di fatto l'hotel». Nel frattempo Adua non si ferma e per un periodo ha gestito anche l'albergo Focobon a Falcade. Ma la sua vita è stata sempre al Bolognese, diventato poi solo ristorante e bar. «Le leggi sempre più strette e complicate ci hanno costretto a rinunciare all'albergo», spiega Adua.

LA VENDITA
La storica ristoratrice insieme alle figlie, Arianna e Paola che hanno gestito la struttura negli ultimi anni, sono rimaste al Bolognese fino a poco prima di Natale. Poi quel cartello, ancora oggi appeso alla porta del locale: «Il Bolognese resterà chiuso a malincuore... Ci troverete alla Baia delle Sirene». «Abbiamo venduto ad una società, con dei russi dentro vogliono fare un albergo per le Olimpiadi», spiega Adua. «Non si poteva più andare avanti - conclude - ci hanno chiuso 14 volte la strada statale 51, negli ultimi anni è stato difficile». L'auspicio è che la nuova società riapra quanto prima. «Le licenze sono sospese - spiegano le proprietarie - e volendo potrebbero avviare subito l'attività e iniziare».

      

Ultimo aggiornamento: 6 Giugno, 10:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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