Allarme degli Alpini: «Siamo sempre meno, deve tornare la leva obbligatoria»

Mercoledì 22 Luglio 2020 di Andrea Zambenedetti
Allarme degli Alpini: «Siamo sempre meno, deve tornare la leva obbligatoria»
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Nelle sezioni di montagna più piccole, quelle che storicamente rappresentavano però un enorme bacino per i vari Reggimenti, il problema si avverte già. A Canale d'Agordo, paese natale di Papa Luciani, incastonato tra le Dolomiti bellunesi, si trova uno dei gruppi più longevi dell'intera regione. Il prossimo anno taglierà il traguardo dei primi cent'anni, ma i volontari dell'Ana corrono il rischio di vedersi costretti ad organizzare una festa più sobria rispetto a quella messa a punto per i novant'anni. Il motivo è molto semplice: mancano le braccia. Un segnale tangibile di come, da quando è scomparsa la leva obbligatoria (inattiva dal primo gennaio 2005), lo scorrere degli anni possa rappresentare un pericolo concreto per il futuro dell'Associazione nazionale Alpini. Un sodalizio che in questi anni, soprattutto a Nordest, ha rappresentato uno straordinario campo di reclutamento per rinfoltire le fila della protezione civile.

L'IMPEGNO
Gli Alpini sono stati in prima linea nelle alluvioni, nei casi di maltempo, e più in generale ovunque fosse richiesta la loro presenza. In molti territori Alpini e protezione civile arrivano addirittura a sovrapporsi e a diventare, nell'immaginario collettivo, dei sinonimi. Sotto gli occhi di tutti l'impegno nel periodo di diffusione del coronavirus quando, con le tute fluorescenti, gli Alpini in forza alla protezione civile hanno girato casa per casa per consegnare in modo capillare le mascherine della Regione.

I DUBBI
«Per ora - mette in chiaro il presidente nazionale Ana, Sebastiano Favero - le temute ripercussioni per la carenza di nuovi Alpini non ci sono ancora state ma è evidente che se continua così ci saranno. Per questa ragione dobbiamo intervenire come stiamo facendo attivandoci in più direzioni». All'orizzonte non c'è solo il pressing con il ministero della Difesa perché riparta la leva obbligatoria ma c'è molto di più. «Stiamo studiando una soluzione per la nascita di un corpo ausiliario alpino - spiega il presidente - che possa agire in stretto collegamento con le truppe alpine. Dall'altro lato guardiamo ad un'integrazione legata alla possibilità di poter impiegare i nostri giovani in un servizio che dovrebbe essere obbligatorio per tutti, come previsto dalla Costituzione all'articolo 52, poi è evidente che ci possano essere delle scelte da parte dei singoli ma per quanto ci riguarda si tratterebbe di un percorso che potrebbe essere inserito nella formazione, sempre coordinato da noi, associazione nazionale Alpini, e dalle truppe alpine, oltre che dal dipartimento di protezione civile».

LA STORIA E LA MEMORIA
Conservare la storia degli Alpini è uno degli obiettivi principali dell'associazione che negli ultimi anni però ha affiancato ad adunate e incontri anche una lunga serie di attività sul campo, trasformandosi e dimostrando la propria capacità ad intervenire dove ci sia necessità. «L'obiettivo - riprende il presidente Favero - è quello di formare giovani preparati, così da rinforzare la struttura di protezione civile. Si tratta di un discorso ampio e articolato che stiamo facendo in collegamento con il Ministero della Difesa che in questa fase rappresenta il nostro interlocutore principale».

IL FUTURO
Se gli Alpini hanno l'obbligo di preservare la memoria del passato, oggi sentono però sulle spalle anche la necessità di garantire il futuro. Un futuro fatto di volontariato e di impegno sociale. Accanto a chi ne ha bisogno, senza paura di sporcarsi gli scarponi. Ed è per questo che lo spirito degli Alpini faticherà a scomparire. «Io rimango ottimista - conclude Favero - i giovani ci sono vicini, si tratta soltanto di trovare le formule giuste. Credo e spero, anzi, spero e credo, che si troveranno in tempi ragionevoli. La pandemia ha insegnato a tutti che senza strutture di volontariato forti non è facile cavarsela.
 
Ultimo aggiornamento: 10:47 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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