Il grido degli alimentaristi: «Salgono i costi, calano i consumi. Servono aiuti oppure chiudiamo»

Domenica 16 Ottobre 2022 di Federica Fant
Sandro Lavanda
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BELLUNO - «O il Governo interviene, altrimenti saremo costretti a chiudere», è l’allarme lanciato dagli alimentaristi bellunesi. Il caro bollette e l’aumento generale dei prezzi rischiano realmente di affossare un grande numero di attività commerciali e di esercizi pubblici. La piccola media distribuzione è a rischio. Dopo la crisi causata dalla pandemia, migliaia di realtà in tutta Italia sono schiacciate da un’inflazione che ormai viaggia intorno all’8% e, per evitare la chiusura definitiva, si vedono costrette a cambiare profondamente le loro abitudini.


Molti alimentari e negozi di vicinato nel Bellunese quest’anno, cercheranno di lasciare spento il più possibile il riscaldamento, optando per un semplice stemperamento degli ambienti, nei giorni più freddi. Ne abbiamo discorso con Sandro Lavanda, presidente provinciale degli alimentaristi di Confcommercio Belluno che ha lanciato un appello «alla politica affinché trovi una soluzione sul costo dell’energia altrimenti ci andrà di mezzo, seriamente, la piccola e media distribuzione. Siamo ai ferri corti». Gestire un negozio di alimentari oggi costa molto caro. 
«Pago 6500 euro di bollette per 300 metri quadri - spiega Lavanda -, e per quanto abbia cercato dei risparmi di spesa è stata il triplo di quella precedente». La sensazione dell’andamento delle cose non è incoraggiante. «Non si può dare la colpa ad un frigorifero o un congelatore obsoleti. Non serve girarci attorno, ciò che è più impattante è l’energia, non si andar a dire che sono gli elettrodomestici a consumare di più. Prima ce la facevamo, con gli stessi strumenti – ribadisce il presidente -. Il Governo deve trovare una soluzione.

Se si vuole salvare le piccole attività commerciali e le piccole aziende è necessario ridurre i costi energetici».


Le soluzioni? «Dare alle aziende delle possibilità di avere delle anticipazioni bancarie a costo zero con mutui garantiti per un breve periodo, se si dovesse protrarsi la situazione. Questa potrebbe essere una», argomenta Sandro Lavanda. Nel Bellunese qualche gestore di piccoli negozi sta lasciando l’attività «magari in modo silenzioso, ed è purtroppo normale dal momento che ognuno guarda il proprio bilancio e non può andare avanti così. Se si può ridurre qualcosa lo si fa. Personalmente ho ridotto l’illuminazione e ho cercato di verificare se c’erano perdite o dispersioni, ma la bolletta è rimasta sempre alta: il triplo di quella precedente». Per il riscaldamento, invece, «Ci siamo orientati a non riscaldare, ci limiteremo a stemperare l’ambiente». Cercheremo di far l’impossibile per mantenere tutto, ma la situazione è ancora più grave, anzi più impattante di quella relativa al Covid».


Sulla speculazione invece Lavanda è chiaro: «Per quanto riguarda l’ortofrutta la stagione è stata caratterizzata dalla siccità e questo incide sul prezzo, a cui si è aggiunta la crisi energetica. Bisogna togliersi dalla testa che i commercianti stanno speculando, anzi ci stiamo rimettendo: stiamo facendo in modo che i prezzi siano calmierati. E in più notiamo un calo dei consumi». Il presidente degli alimentaristi rilancia: «La speculazione non la facciamo noi, ma la subiamo sugli alti livelli dei produttori di energia».La crisi economica, tra rincari di energia e materie prime, ha spinto tantissimi commercianti e gestori ad attuare un piano straordinario di risparmio e taglio delle uscite. E a richiedere ancora una volta un rapido intervento dello Stato per evitare il peggio. Tra i settori più esposti ai rincari energetici figurano, come è noto, il commercio al dettaglio, in particolare la distribuzione tradizionale e moderna del settore alimentare, la ristorazione, la filiera turistica, i trasporti. Le voci di spesa sono aumentate in media fino a tre volte nell’ultimo anno e fino a cinque volte rispetto al 2019, cioè prima della pandemia Covid.
 

Ultimo aggiornamento: 17 Ottobre, 10:20 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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