BORGO VALBELLLUNA - Le sorti dei 400 lavoratori della fallita ex Embraco di Riva di Chieri e quelle dei 300 dell’Acc di Mel sono ormai legate nel progetto di salvezza chiamato Italcomp, ovvero una società a prevalente capitale pubblico, da cedere poi gradualmente al mercato libero, destinata a dare vita ad un grande polo del freddo che serva quella fetta di mercato europeo e internazionale di alta gamma nel settore degli elettrodomestici. Un’idea che piace, ma che non trova ancora conferme.
FINITA I SOLDI
Nel frattempo Acc è rimasta senza liquidità, con gli operai da ieri in cassa integrazione e un taglio alla produzione, mentre per i dipendenti ex Embraco il 25 aprile scatterà il licenziamento. Oggi i lavoratori piemontesi scenderanno in piazza Castello a Torino con un presidio prima sotto gli uffici della Regione Piemonte e poi sotto quelli della Prefettura.
TAGLIO AGLI STIPENDI
«Vediamo se questa protesta smuoverà qualcosa - commenta Stefano Bona, segretario provinciale Fiom-Cgil -, diversamente anche noi la settimana prossima ci organizzeremo per un presidio sotto la prefettura». Il grido dei 700 lavoratori continua a cadere nel silenzio, mentre il Ministero dello Sviluppo economico si ritrova tra le mani oltre 160 tavoli di crisi industriali. Acc, finita sotto il commissariamento straordinario dopo l’uscita del gruppo cinese Wanbao, necessità di liquidità immediata. Da mesi il commissario Maurizio Castro chiede interventi urgenti, ma le strade politiche finora tentate non hanno sortito alcun effetto, se non quello di costringerlo a mandare in cassa integrazione i lavoratori e di tagliare stipendi e produzione. Uno stop che manda in crisi sei stabilimenti europei, tra cui l’Electrolux di Susegana, principale cliente.
LA TRAFILA PER UN PRESTITO
Il no della Commissione europea agli aiuti di Stato, attivando la legge Prodi-Bis, era stato superato con la decisione del Mise di ricorre ad un prestito bancario garantito al 90 per cento dalla Sace (società della Cassa depositi e prestiti) ma la contromossa al no europeo è diventata un autogol nel momento in cui il Governo ha deciso di inserire l’Acc nel decreto Sostegni. Una misura importante, ma che ha tempi lunghi di attuazione e che nel contempo non dà garanzie alle banche che avrebbero potuto anticipare il denaro. Molti i tentativi esperiti dalla politica, anche regionale, per cercare di convincere gli istituti di credito a concedere un prestito-ponte da 15 milioni di euro, assicurando loro l’impegno del Mise a ristorarli.
IL NO DELLE BANCHE
Alle banche viene sostanzialmente chiesto un atto di fede, atto che potrebbe essere forse strappato solo se a chiederlo fosse direttamente un ministro di peso. Nel frattempo tutto tace e i lavoratori sono a casa nonostante un portafoglio ordini che continuava a crescere.
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