L'ira Acc: «Lo stop ad Italcomp è un omicidio industriale»

Sabato 17 Aprile 2021 di Lauredana Marsiglia
I sindacati durante il presidio sotto la prefettura di Belluno

BORGO VALBELLUNA - Il cambio in corsa sul progetto di una società pubblica per creare un polo del freddo nazionale che unisca Acc ed ex Embraco di Riva di Chieri (To), sotto il nome di Italcomp, spiazza tutti. Via il capitale pubblico, visto finora come unica garanzia per ottenere liquidità e fiducia dei mercati, e spazio ai privati. Un copione già visto a Mel, prima con il maxi-fallimento di Acc Compressors e poi con la frettolosa dipartita del gruppo cinese Wanbao compiuta dopo aver dilapidato un capitale produttivo. Giorgetti, di fatto, ha dato un colpo di spugna alla public company (70% tra Invitalia e Regioni Veneto e Piemonte) sulla quale si discuteva da mesi.
LA DELUSIONE DEI LAVORATORI
Rabbia e delusione tra i sindacati che parlano di «omicidio industriale». Il progetto Giorgetti non solo potrebbe avere tempi lunghissimi, semmai realizzabile, ma soprattutto non affronta il nodo immediato della mancanza di liquidità all’Acc, fattore che a breve potrebbe portare ad uno stop produttivo, mandando in fumo sacrifici e investimenti per rimpolpare il portafoglio ordini, mai così alti come in questo momento.
OPERAZIONE RISCHIOSA
Da Mel a Torino corre l’alta tensione per oltre 700 posti di lavoro ormai a rischio. A Mel non ci sono più soldi in casa, tanto che gli stipendi dei 315 lavoratori sono già stati tagliati, e a Torino il 25 partiranno 400 lettere di licenziamento. Il 20 aprile lavoratori e sindacati saranno sotto il Ministero per chiedere chiarezza sul nuovo progetto e per ristabilire quel rapporto di concertazione finora mancato. Ma la vera domanda é: quale privato avrà voglia di esporsi in un’operazione così rischiosa e poco remunerativa almeno nei primi anni? 
MODELLO CORNELIANI
«Se il Governo - scrivono Fim, Fiom e Uilm che accusano tra l’altro il ministro di aver stravolto il progetto senza alcuna consultazione con le parti sociali - ha in mano una soluzione con qualche fondo o imprenditore pronti a collocare ingenti investimenti per il salvataggio ce lo dica. Questa, tuttavia, non è più politica industriale, è cessione di due aziende in crisi ai privati perché la gestiscano, sostenendoli in una operazione quanto mai complicata con un contributo pubblico a fondo perduto, non a caso si è citando il “modello Corneliani” il cui controllo è in mano ad un fondo privato. 
POCO CONVINCENTE
La soluzione prospettata è assai poco convincente, servono forti investimenti, assenti da oltre 10 anni, per ridare competitività ad Acc e per reindustrializzare ex Embraco, con il vecchio progetto l’intervento pubblico si caricava l’onere dello sforzo per poi consegnare ai privati una macchina funzionante». 
ATTIVARE IL DL SOSTEGNO
E poi la questione più urgente: la liquidità di Acc, necessaria per mettere in sicurezza l’azienda e traghettarla verso nuovi acquirenti o verso questa nuova società proposta dal ministro che, probabilmente, non si chiamerà nemmeno più Italcomp. «Il Governo deve far arrivare subito un finanziamento, ci permettiamo di suggerire - chiudono i sindacati -, magari dal fondo istituito dall’art. 37 del decreto Sostegno che lo stesso Governo ha annunciato in pompa magna per il salvataggio di Acc».
Il deputato Dario Bond (Fi), che non demorde nel tener fede al defunto progetto Italcomp, suggerisce di «far intervenire Cassa Depositi e Prestiti, non per prestare liquidità ad Acc ed ex Embraco, ma per un intervento azionario, per rilevare una parte dell’asset societario di ItalComp. Ad esempio, il 50%».
 

Ultimo aggiornamento: 08:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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