La Fiom insiste: «Il Mise convochi subito Wanbao»

Venerdì 3 Gennaio 2020 di Andrea Zambenedetti
La protesta dei dipendenti Acc davanti al Mise
Dal 17 dicembre quando il pullman con i dipendenti che protestavano è ripartito da via Molise a Roma, sede del Mise, su Wanbao, e il destino dei lavoratori Acc, è calato il silenzio. 
«E il silenzio - spiega Stefano Bona della Fiom Cgil - in questo momento è il nostro peggior nemico».
LA RICHIESTA
«Chiediamo che si superi al più presto lo stato di incertezza - riprende il sindacalista - è necessario ottenere delle garanzie sui livelli di produzione». Nell’ultimo incontro era trapelata la possibilità che Bosch raddoppiasse nel 2020 le richieste allo stabilimento di Borgo Valbelluna. Un’eventualità che aprirebbe nuovi scenari per l’ex Zanussi di Mel. «Un paradosso - lo avevano, addirittura, etichettato i sindacalisti - che potrebbe a quel punto rendere necessarie anche nuove assunzioni». 
LA STRADA
All’incontro a cui aveva partecipato anche il ministro per i Rapporti con il parlamento, Federico D’Incà, le parti si erano lasciate con la promessa di verificare, tra la fine del 2019 e i primi giorni del 2020, se il bilancio permettesse di fare richiesta al tribunale di una gestione commissariale. Il ministero aveva subito rilanciato il nome di Maurizio Castro, il commissario che già una volta ha salvato Acc. È stato proprio lui, all’incontro, a dire che Bosch potrebbe essere interessata a produrre nel bellunese i suoi compressori.
LE INCOGNITE
Per poter accedere alla gestione commissariale il bilancio deve però avere dei requisiti ben precisi. Un ostacolo tecnico, contabile, che stando all’ultima riunione sembrava essere facilmente superabile.
«Da quell’appuntamento però non c’è stato più nulla» spiega Bona, «entro la fine di gennaio servono certezze. Il Mise convochi al più presto Wanbao e i suoi consulenti. In ballo c’è il futuro di 290 dipendenti».
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