Vaccino Covid a Napoli, parenti e colleghi nella lista degli imbucati

Lunedì 1 Febbraio 2021 di Leandro Del Gaudio
Vaccino Covid a Napoli, parenti e colleghi nella lista degli imbucati

Finti operatori sanitari, finti impiegati in studi medici, finti applicati in studi professionali. Insomma, finti qualcosa o semplicemente persone prive di scrupoli. Tutti in fila, al freddo - clima da zero grado - ombrello in mano e pioggia battente. Disciplinati e pazienti come non mai, per nulla indispettiti di fronte a quella lunga coda di persone che attendeva il proprio turno all'esterno della Mostra d'Oltremare.

Ricordate quelle immagini? Era la prima fase di somministrazione dei vaccini (tra il 7 e il 10 gennaio), il farmaco salvavita, dopo un anno di incubo contagio, nel pieno della seconda ondata pandemica in Campania. Avanti a passo lento, la macchina della Regione si muove, i numeri erano e restano quelli che sono, si procede per categorie: i più esposti nella lotta al covid e i più deboli devono essere immunizzati per prima. Tutto chiaro? Già, ma è in questo scenario che si è mossa una sorta di rete, fatta di aderenze e complicità, furberie e sotterfugi, per garantire il vaccino anche a chi - protocollo alla mano - non lo meritava, o semplicemente avrebbe dovuto attendere il proprio turno (magari di qui a qualche mese). È quanto sta emergendo dall'inchiesta condotta dalla Procura di Napoli, sulla storia dei cosiddetti furbetti del vaccino: non parliamo di poche unità, ma di decine - se non addirittura centinaia - di persone che si sono messi in coda, nella speranza di ottenere (e forse l'hanno anche ottenuto) il miracoloso siero salvi tutti. Brutta storia, almeno a leggere gli elenchi di nomi acquisiti agli atti, nel corso di un'indagine condotta dal pool reati contro la pubblica amministrazione del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio. Nas al lavoro. Inchiesta esplorativa, ipotesi di falso e abuso d'ufficio al momento sullo sfondo, anche se sarà difficile trovare riscontri, in mancanza di documentazione scritta consegnata dalle prime cavie.

Ma proviamo a capire per quale motivo e, soprattutto, proviamo a capire cosa è successo. Gennaio 2021, a Napoli sbarca il vaccino. Tutto fila liscio, grande prova di organizzazione, alla fine della tre giorni c'è un caso: ci sono più di cinquanta soggetti che si sono infiltrati. Pochi giorni dopo, si replica. Questa volta scattano le contromosse e i controlli sono telematizzati - grazie a una piattaforma al computer -, nel senso che ogni organo che manda i suoi dipendenti a vaccinare (tra ospedali, aziende sanitarie ed altro ancora) è tenuto a spedire alla Mostra nomi e dati fiscali, in modo da rendere impossibile la sostituzione di persona. E non è un caso che anche in questo secondo round, sono decine i nomi di soggetti che vengono rispediti a casa, perché le generalità presentate non erano conformi alle indicazioni iniziali.

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C'è l'ipotesi che in quella prima domenica di gennaio si sia mossa una manina interna. Una talpa. Un complice, qualcuno dal di dentro, che si è reso disponibile ad accogliere amici o conoscenti per le ultime dosi del vaccino rimaste. Si studiano gli orari e gli elenchi di nomi, anche alla luce di una domanda: possibile che qualcuno sia stato così superficiale da mettersi in fila per ore, senza avere la certezza che dall'altra parte - al di là del muro della Mostra - ci fosse qualcuno disposto ad accoglierlo? Restiamo ai cinquanta e passa nomi della prima ora. In alcuni casi sono saltati fuori rapporti di parentela o affiliazioni di natura professionale. Stando a quanto emerso finora, questa non è una storia di poveri cristi, di gente disperata o bisognosa di aiuto, ma di soggetti ben inseriti nel tessuto cittadino, che hanno cercato (e forse trovato) una sponda certa nel dietro le quinte della più importante macchina anticrisi messa in piedi in Campania per motivi sanitari (una macchina - giusto ribadirlo - rappresentata da persone oneste, ndr). E c'è anche un altro punto da mettere a fuoco, sempre a proposito della infornata della prima ora: in tanti svolgevano le stesse professioni, appartengono agli stessi studi professionali, frequentano finanche gli stessi circoli, rientrano nelle stesse sfere di conoscenze. Possibili coincidenza, su cui ora battono gli inquirenti.

Ultimo aggiornamento: 08:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA