Una sfida che va avanti nonostante tutto.
Ucciso da un agente di polizia, mentre consumava una rapina a mano armata assieme a un complice maggiorenne. Poi il murale, poi l'intervento del prefetto Marco Valentini, con la disposizione della rimozione di quella gigantografia (ma anche di altri murales, santini e altarini in odore di camorra), fino alla sfida degli ultimi giorni. Un anno dopo si ricomincia. E c'è anche chi è stato immortalato con spray in mano a imbrattare nel nome di Luigi Caiafa. È una denuncia del consigliere regionale Francesco Borrelli (Verdi), che ha allertato le istituzioni sulla presenza di una donna vestita di nero nei pressi dei graffiti illegali. Un caso doloroso, anche alla luce di quanto avvenuto un paio di mesi dopo la morte di Luigi Caiafa.
Poche ore prima di capodanno, il padre del ragazzino - si chiamava Ciro Caiafa, aveva 40 anni - venne ucciso all'interno del suo basso. I killer spararono dall'unica finestra, mentre l'uomo si stava facendo tatuare la scritta del figlio sul braccio. A marzo la svolta che si consuma in una riunione del comitato per l'ordine pubblico e per la sicurezza, nel corso della quale il prefetto chiede una svolta a proposito di altarini e murales. Stop alla tolleranza.
E l'attenzione si concentra proprio su vico Sedil Capuano, anche alla luce di una richiesta di intervento pubblicata dal nostro giornale da parte di un gruppo di residenti. Erano i proprietari delle abitazioni nell'edificio imbrattato dal murale, costretti per mesi a subire in silenzio, di fronte all'impossibilità di contenere la processione quotidiana di fronte a un dipinto illegale. È stato necessario l'intervento delle forze dell'ordine, per contenere le minacce contro i giornalisti nel corso dell'intervento di rimozione. In questi giorni, nuovo sfregio, ad un anno dalla morte di Luigi Caiafa.