Suicidio a Napoli nel teatro Bellini, attrice si toglie la vita: «Non posso andare avanti»

Venerdì 25 Giugno 2021 di Leandro Del Gaudio
Suicidio a Napoli nel teatro Bellini, attrice si toglie la vita: «Non posso andare avanti»

Non ce l'ha fatta a superare il travaglio interiore, non ce l'ha fatta a trovare uno spiraglio di luce in grado di farla guardare in avanti. Si è tolta la vita. E lo ha fatto all'interno del teatro Bellini, dove era allieva della Bellini factory, accademia professionale per aspiranti attori. Se ne è andata in questo modo, Elvira Carpentieri, a soli 22 anni, nel pieno di una giovinezza vissuta con profonda sensibilità e rispetto verso gli altri. Conosciuta per il proprio talento in erba, aveva preso parte ad alcuni video per Monica Sarnelli e Ivan Granatino, dimostrando la propria attitudine al teatro. Cordoglio e dolore in seno ai suoi più stretti congiunti, alle persone che le erano state accanto in questo periodo e alla stessa direzione della Bellini factory.

L'allieva, evidenzia la Direzione, «ha deciso con un atto estremo di risolvere il dramma che stava vivendo. Questa tragedia - si sottolinea - ci sconvolge nel profondo e impone il più rigoroso riserbo sulla vicenda. La Direzione e tutti i dipendenti «in queste ore si stringono in cordoglio intorno alla famiglia e agli amici della persona scomparsa». In poche ore, la foto e il nome dell'attrice sono state divulgate on line, di fronte a un'onda di dolore e costernazione cresciuta nel corso della giornata. Una vicenda che il Mattino decide di raccontare, di fronte a un dramma che si è consumato in una struttura pubblica, anche alla luce della decisione della Procura di compiere alcune verifiche, aprendo un fascicolo ad hoc. Verifiche condotte con il massimo della professionalità da parte di tutti, a partire dagli uomini della Mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, sotto il coordinamento della Procura di Napoli. Aperto un fascicolo, anche se - sin dalle primissime battute investigative - sembra che non ci siano elementi in grado di reggere l'ipotesi di istigazione al suicidio. Anche a leggere i post sui social, sembra che la ragazza vivesse una sorta di travaglio interiore. Di recente aveva fatto riferimento «a qualcosa che non andasse in me», espressione mutuata da un film della Walt Disney Pixar. E non è tutto. Da una prima ricognizione investigativa, la 22enne aveva già provato atti di autolesionismo, in un crescendo di disperazione che è poi culminato nella determinazione di chiudere i conti con la propria esistenza, impiccandosi all'interno della struttura di via Conte di Ruvo. 

Lo ha fatto nel teatro che per lei rappresentava una ragione forte a cui aggrapparsi per vivere, dove trascorreva ore a provare assieme ai propri colleghi, a ragazzi e ragazzi con cui si era formata e con cui aveva coltivato il sogno di una crescita espressiva e professionale. Tutti la ricordano come una persona generosa, sensibile, capace di rivolgere al prossimo sguardi carichi di significato. Mai superficiale, attenta e generosa, specie per chi - come lei - coltivava il sogno di una affermazione professionale in un contesto tanto difficile. Per ora, secondo quanto sta emergendo, non resta che rileggere i post affidati a facebook, ripercorrendo le battute di Soul, veri e propri messaggi lanciati nel mare dei clic e dei follower, almeno un paio di mesi fa: «La verità è che ho sempre pensato che qualcosa non andasse in me. Cioè, di non essere all'altezza per vivere. Poi mi hai mostrato che vuol dire avere uno scopo, passione. E magari la mia scintilla è guardare il cielo blu. O camminare. Sono davvero brava a camminare. - Quelli non sono scopi... è semplicemente vivere». Parole che forse esprimono il male di vivere che ha stroncato la vita di una ragazza dotata di una sensibilità superiore. 

Ultimo aggiornamento: 26 Giugno, 08:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA