Degrado a Napoli, così muore il Vomero abbandonato: aiuole come discariche, cedono i platani

Domenica 30 Agosto 2020 di Giuseppe Crimaldi
Degrado a Napoli, così muore il Vomero abbandonato: aiuole come discariche, cedono i platani

C'era una volta il Vomero. Il quartiere dei viali alberati, dei negozi prestigiosi, delle strade ordinate e pulite. C'era una volta, e non c'è più. Poco meno di otto chilometri quadrati insieme con l'Arenella, per un totale di 119.600 residenti nella complessiva zona collinare, oggi il Vomero si disintegra nel suo degrado emblematicamente simboleggiato in questi giorni di fine agosto dal copritazza di un gabinetto che resta da giorni abbandonata a piazza Bernini su un marciapiedi, appena di fronte all'ingresso della funicolare di Chiaia.

Rifiuti ovunque: nelle aiuole un tempo verdi e fiorite, e che da anni ormai nessun giardiniere comunale cura più; lungo i margini delle strade, accantonati sotto i bordi dei marciapiedi sconnessi trasformati in percorsi ad ostacoli; non si salvano nemmeno le piazze più belle, vanto di quella buona borghesia residente da sempre, e che oggi sembra accettare quasi indolente un degrado vergognoso di vivere nell'abbandono.
 


Lungo via Scarlatti - area pedonalizzata - da mesi è saltato il chiusino di una presa idrica, e nessuno pensa a ripararlo: già due persone anziane si sono fatte male inciampandovi con il piede; le traverse di via Luca Giordano assomigliano a selve rupestri, tanto alte che si sono fatte le erbacce trasformate in veri e propri arbusti che naturalmente restano lì, senza alcun intervento di bonifica. Inutile parlare poi dei chiusini a griglia: la maggioranza dei quali è ormai intasato da fogliame e terreno sedimentato: un tempo, alla fine dell'estate, si ordinava agli addetti del servizio fognature del Comune di provvedere alla pulizia dei tombini, soprattutto in vista delle prevedibili piogge torrenziali di fine stagione. Oggi la cosa sembra non interessare più di tanto nessuno. E se prima o poi arriverà la furia degli elementi con acqua a catinelle che inonderà le strade confluendo a valle verso il centro storico, tanto peggio. Campa cavallo che l'erba cresce...

A piazza Fuga, ai piedi del monumento-totem di Luigi Mazzella, restano abbandonate - ed è già mezzogiorno - bottiglie di birra, buste, cartacce e un tappeto di cicche, tracce dell'ultimo bivacco notturno che raduna centinaia di giovani (alla faccia dei divieti di assembramento).

I platani centenari che costeggiano via Bernini (affetti, come ha denunciato il presidente del Comitato Valori Collinari, Gennaro Capodanno) da cimici che ne stanno divorando le foglie - perdono ormai grossi rami che precipitano al suolo, mettendo a repentaglio l'incolumità dei passanti. Inoltre andrebbero potati, perché - com'è già accaduto lo scorso inverno - rischiano di spezzarsi: credete che qualcuno del Servizio Giardini di Palazzo San Giacomo se ne sia accorto? 
 
 

Lo scempio del verde non curato vede però complice di una pubblica amministrazione assente anche i privati. E forse è venuto il tempo di sviluppare qualche riflessione sulle concessioni delle aiuole a titolari di esercizi commerciali i quali - una volta piazzato la loro insegna - lasciano morire quelle poche piante, fiori e verde, lasciando che diventino immondezzai.

C'è spazio per denunciare l'ultimo sconcio.
Alla confluenza tra via D'Annibale e via San Gennaro al Vomero qualche anno fa venne innalzata una muratura circolare a protezione di un tombino che stava per esplodere. Ebbene da allora quel monumento al nulla, peraltro pericolosissimo per la circolazione, è rimasto lì a confermare che a Napoli non c'è nulla più definitivo del provvisorio. Uno sconcio. Inutile aggiungere che l'interno di quella vasca di cemento è diventata uno sversatoio di rifiuti a cielo aperto. Pochi metri più a monte, lungo via Enrico Alvino, restano le carcasse annerite di alcuni contenitori per la differenziata ai quali qualche delinquente ha dato fuoco. C'era una volta il Vomero. E non c'è più. 

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