Covid, l'ex assessore Gabriele: «Sono stato a un passo dall'oblio, ora voglio solo rivedere il mare»

Giovedì 19 Novembre 2020 di Melina Chiapparino
Covid, l'ex assessore Gabriele: «Sono stato a un passo dall'oblio, ora voglio solo rivedere il mare»

Da quando ha scoperto di essere positivo al Covid, non si è tirato indietro nel raccontarsi sui social perché «condividere è conoscere e affrontare». La scelta di Corrado Gabriele, conosciuto per il suo passato di politico e oggi conduttore e autore radiofonico, continua dalla sua stanza di ospedale, al Cotugno, dove è ricoverato da tredici giorni.

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Gabriele, come sta andando il suo ricovero ospedaliero?
«Il peggio è passato ma non del tutto.

Ora sono stabilmente allettato ed eseguo ossigenoterapia. Ho fatto più di 160 ore con il casco per la ventilazione meccanica, adesso sono passato alla maschera perché va un pochino meglio. Sono stato a un passo dall'essere intubato e non lo dimentico mai. Faccio movimenti lenti e respiro piccoli sorsi d'aria per volta, un modo per darmi coraggio. Il corpo è stanco e ogni piccola cosa è una conquista».


Durante il ricovero ha vissuto momenti difficili. Ha avuto paura?
«Ho provato paura all'inizio ma solo perché non sai come evolve il virus e hai paura perché non respiri. Ho temuto di non rivedere i miei figli, la mia compagna e tutta la mia splendida famiglia. Con il tempo è aumentata la consapevolezza di essere parte di una comunità sofferente. Qui dentro prendi il dolore del tuo compagno di stanza, i racconti del personale medico, insomma sai di essere una parte della battaglia contro il Covid. Devi dimostrare che sei abbastanza forte: in questo modo, sconfiggi paura e solitudine».


Nei momenti più duri, cosa le ha dato forza ?
«Ero e sono convinto che l'importante è avere fatto tutto il possibile per farsi volere bene. Ho pensato sempre a questo quando avevo il respiratore meccanico. In quei momenti, il pensiero dei miei figli, della mia compagna Elaine e della famiglia sono stati come un immenso fascio di luce e aria pura. Un'altra cosa che ho fatto e faccio, ogni volta che vanno e vengono infermieri e medici, è stringere le mani. Loro hanno i guanti e non stringevo mani da mesi, così sento calore e partecipazione».


Ha condiviso questa esperienza su facebook, lanciando anche un messaggio a de Magistris e De Luca. Perché?
«Inizialmente, è stato un modo per rispondere alle tante persone che si sono preoccupate per me e, allo stesso tempo, per non sentirmi isolato. In fondo, però, ho continuato a fare ciò che quotidianamente facevo con il mio lavoro in radio, cioè raccontare ciò che accade. Su facebook, ho invitato de Magistris e De Luca a collaborare, perché è da incoscienti avere ruolo istituzionale primario e secondario e perdere tempo a dividersi e a dimostrare quanto si è stati bravi. De Luca è l'uomo perfetto in emergenza, si esalta, si sovralimenta. De Magistris tende troppo al vittimismo, ma ha grande capacità carismatica, insieme sarebbero stati una miscela invincibile. È un peccato».


Cosa l'ha delusa durante questa esperienza?
«Si vedono lacune organizzative per il troppo lavoro, stress e attese ma immaginare una reazione diversa dopo 20 anni di tagli e di non assunzioni sarebbe assurdo. La vera delusione è l'app immuni che solo il 3 novembre mi ha avvisato che il 20 ottobre ero stato a contatto con un positivo. Non sono riuscito a risalire al possibile contagio ma ricordo in un supermercato una mamma con la figlia in braccio accanto a me, senza mascherina ma anche senza spese e senza soldi. Era il 20 ottobre, nel quartiere Vasto, la spesa e le mascherine poi gliele ho pagate io».

Dai social ha lanciato anche una raccolta fondi. Quale sarà il passo successivo?
«Si tratta di una raccolta fondi per l'emergenza Covid rivolta alle famiglie più bisognose e organizzata con il sistema Gofundme.com. Siamo già a quasi 2mila euro. Non vedo l'ora di uscire. La prima cosa che farò è andare al mare a respirare con la mia compagna, anche lei contagiata, che ora è a casa».

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Ultimo aggiornamento: 14:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA