Coronavirus in Campania, la trincea degli ospedali: pochi mezzi e «fai da te»

Venerdì 27 Marzo 2020 di Maria Pirro
Coronavirus in Campania, la trincea degli ospedali: pochi mezzi e «fai da te»

Mascherine e termometri acquistati dai medici che lavorano ai Pellegrini. Recuperati direttamente in farmacia, tramite amici o nelle aziende, a proprie spese. Con il «fai-da-te». Perché dispositivi di protezione anti coronavirus altrimenti non bastano per tutti, e sono già tanti, troppi i contagiati in camice bianco nell'intera regione. Al punto da scatenare anche una accesa polemica a distanza tra il governatore Vincenzo de Luca e la Protezione civile nazionale (ieri, la consegna di 71.560 mascherine e, per la prima volta, di 2.100 tute. «Un dato positivo dopo l'allarme», e il botta e risposta prosegue oggi). Resta alto l'allarme in corsia anche per altri motivi: proprio nell'ospedale della Pignasecca, gli operatori che hanno avuto contatti con casi sospetti o accertati e hanno eseguito il tampone, sono in attesa del risultato da più di una settimana. Ecco la «mappa dei ritardi» in Campania, mentre salgono a 1454 le persone infettate, di cui 145 ieri (di nuovo in crescita, un primo caso a Capri), e 94 i morti.
 

 

NAPOLI
Al San Giovanni Bosco tenda pre-triage per smistare i pazienti installata e mai usata. Uno dei due posti Covid-19 si raggiunge attraversando un'area promiscua nel pronto soccorso, dove possono trovarsi altri malati. Stessi pericoli si prospettano intorno al reparto creato al terzo piano dei Pellegrini, «il presidio dall'attesa record e inaccettabile per i tamponi effettuati al personale sanitario. Un indice di disorganizzazione», denuncia Pierino Di Silverio, sindacalista Anaao-Assomed, che segnala tempi lunghi anche al San Paolo per l'esito del test con più pesanti disagi, causa maltempo, per i pazienti tenuti negli spazi ricavati all'esterno. C'è invece un codice rosso specifico al Cardarelli, che funziona, ma non c'è una tac dedicata: quella dell'ospedale finisce così fuori uso dopo ogni esame per la sanificazione. Nell'ospedale più grande del Sud, oggi diventano operativi i primi posti di terapia intensiva. «Ma la mascherine», insiste Di Silverio, «sono razionate, la stessa viene utilizzata anche 4 giorni anziché massimo 8 ore. E quelle con il filtro non vengono consegnate a tutti. Così il contagio diventa una roulette russa». Sos presidi anche al Monaldi.

«Al Loreto Mare mancano, invece, le docce negli spogliatoi del personale e alcuni armadietti sono stati scassinati», segnalano Luigi D'Emilio e Lorenzo Medici, leader di Cisl Fp. A Boscoreale dopo la rivolta kit ok (almeno fino a lunedì) ma scarseggiano i medicinali (per sopperire, acquistati anche nelle farmacie territoriali, segnala l'Anaao). E sono attesi i respiratori per attivare più posti, i 40 tra terapia intensiva, sub-intensiva e medicine sono tutti occupati. Sulla carta se ne prevedono altri 80. Ampliamento in corso al Cotugno. Il Policlinico Vanvitelli oggi apre il reparto Covid-19 al padiglione 3 di Cappella Cangiani: 25 letti; mentre la Federico II ne ha appena attivati altri otto, più 4 per i bimbi (di cui uno utilizzato) e, da lunedì, ne programma 5 di sub-intensiva. E ora il laboratorio universitario è chiamato a processare tutti i tamponi eseguiti dal personale di ospedali e Asl, proprio per accelerare. Limite fissato a 150 test al giorno. La difficoltà, come si sa, riguarda anche i casi sospetti tra i pazienti che lo chiedono a casa o chiedono aiuto ai pronto soccorso: «A Sorrento il risultato arriva dopo 3- 4 giorni», ma il medico e consigliere regionale Flora Beneduce indica maggiori criticità a Vico: «Dove è allestita una stanzetta per il pretriage, che però non ha alcun supporto tecnologico, e il personale che comunque transita per il pronto soccorso non è tutelato. E in medicina hanno 3 mascherine chirurgiche ogni 4 giorni, firmando a consegna avvenuta. Ciò nonostante, tutti danno il massimo».
 

BENEVENTO
È migliore la situazione nel Sannio, che si è attrezzato prima dell'emergenza. Il Rummo ha in dotazione 6.695 mascherine Ffp3, 1.615 Ffp2, 45.250 chirurgiche, 545.000 guanti in nitrile, 164 visiere, 68 occhiali, 415 tute, 2.150 camici monouso, 3.150 calzari. Nell'ospedale di Benevento c'è anche un analizzatore, che i tecnici stanno testando, ed è in funzione un'apparecchiatura per la sanificazione a raggi ultravioletti. Più lunghi i tempi di attesa per il verdetto dei tamponi, portati ad Avellino. Test richiesti per tutto il personale.

AVELLINO
C'è carenza di farmaci antivirali al Moscati: la farmacia li distribuisce con il contagocce nei vari reparti. Poche anche le scorte di dispositivi di sicurezza, gli operatori del pronto soccorso chiedono a gran voce tute e mascherine. Per completare l'allestimento della palazzina Alpi, da destinare ai contagiati, si attende l'arrivo di 30 ventilatori. Nell'edificio sono previsti 52 posti letto dedicati: 30 di rianimazione e 22 di terapia sub-intensiva. L'ospedale di Avellino processa i tamponi dell'intera provincia, del Sannio e del Casertano: negli ultimi giorni si registrano ritardi sui tempi di comunicazione ai presidi interessati, a causa dell'organizzazione delle attività interne.

Dal Frangipane di Ariano Irpino, la Codogno della provincia di Avellino per il numero elevato di casi e di decessi, direttori e primari dei reparti lanciano l'allarme: serve, a loro dire, «un'immediata e robusta iniezione di dispositivi di protezione individuale onnicomprensivi», un tac mobile da noleggiare per la tenda pre-triage (dove avviene lo smistamento dei pazienti in base alla gravità), l'assunzione di 30 medici e 70 tra infermieri e operatori socio-sanitari. E chiedono anche i tamponi per tutti.

SALERNO
Sos dispositivi di protezione negli ospedali della provincia, che ha un focolaio nel Vallo di Viano: le carenze sono state argomento di un faccia a faccia tra il prefetto e le parti sociali, che caldeggiano anche l'attivazione dell'assistenza domiciliare ai pazienti in quarantena. A mancare sono soprattutto le mascherine cosiddette tecniche (quelle con il filtro, le Ffp2 e le Ffp3), non sufficienti per tutto il personale. Da potenziare strumenti e apparecchiature e risorse umane, nonostante le assunzioni messe in campo nell'ultimo mese: solo al Ruggi sono stati reclutati 239 medici e paramedici. C'è preoccupazione, inoltre, per le carenze strutturali in alcuni presidi (Sarno e Sapri) chiamati a ospitare posti di degenza Covid-19. Quanto ai test per individuare i «positivi», a Salerno il laboratorio di analisi biomolecolare lavora a pieno ritmo: effettua tre sessioni al giorno. Ritardi si registrano nel trasferimento dei tamponi dai presidi della provincia, e questo rallenta la verifica. Dalla prossima settimana, proprio per accelerare i tempi delle analisi e dare una boccata d'ossigeno al Ruggi, è previsto che entri in funzione anche il laboratorio dell'ospedale di Eboli. Nel Salernitano, i posti di terapia intensiva e sub-intensiva attivi e da attivare sono 57, a cui vanno aggiunti quelli ancora da definire ad Agropoli, individuato come ospedale Covid-19 per l'area sud. Ci sono, poi, 256 posti di degenza per pazienti meno critici.

CASERTA
Sono tre i deficit principali nelle strutture sanitarie nella provincia: dispositivi di sicurezza, personale per l'emergenza, presidi diagnostici (in particolare, tamponi) e terapeutici. La carenza di mascherine, camici, guanti e visiere si ha in quasi tutte le strutture sanitarie, comprese quelle del privato accreditato. Così il personale in organico per l'assistenza ai pazienti «Covid-19»: i medici in servizio sono spossati, chiedono rinforzi e lamentano la difficoltà di effettuare i tamponi, quando sono direttamente esposti al rischio di contagio. I camici bianchi chiedono uno screening di massa, più attenzione alla sanificazione e percorsi di cura e assistenza codificati e chiaramente identificati. Non bastasse, il vento forte fa crollare una tenda per i casi sospetti montata davanti all'ospedale Sant'Anna e San Sebastiano di Caserta.

118
Non tutti gli operatori del 118 hanno il kit completo per prevenire il rischio di contagio: «È già accaduto che i colleghi abbiano trasportato pazienti con una diagnosi diversa, ma poi si è scoperto affetti dal coronavirus», denuncia il sindacalista Saues, Paolo Ficco, che aggiunge: al punto di primo soccorso dell'Asl di Caserta, servono mascherine Ffp3 ed Ffp3, è ridotta anche il numero di quelle chirurgiche a disposizione. 

Ultimo aggiornamento: 11:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA