L'addio a Giuseppe, il bacio di Valentina tra rabbia e gelo

Domenica 3 Febbraio 2019 di Fabio Jouakim
L'addio a Giuseppe, il bacio di Valentina tra rabbia e gelo

Inviato a Pompei

Minuta, pallida e muta, lo sguardo basso, avvolta dallo stesso piumino scuro che indossava quel giorno, quando il compagno Tony ha ucciso a botte il figlio nella loro casa di Cardito. Un giubbotto che non può proteggere Valentina Casa dal gelo che la circonda nella chiesa di San Giuseppe a Pompei, dall'aria gonfia di tensione, dagli sguardi accusatori, dalle parole rabbiose sussurrate e a volte gridate, nonostante il dolore di una madre che ha perso così brutalmente un figlio di 7 anni e ha rischiato di vedere ammazzata anche l'altra figlia. Non è indagata dai magistrati, ma tra lacrime e fiori in molti hanno emesso già una sentenza: non ha fatto abbastanza per salvare il suo bambino. Per l'ultimo saluto al suo Giuseppe, Valentina Casa lascia il rifugio di famiglia a Massa Lubrense e arriva nella città dove vive il padre naturale dei suoi tre figli, Felice Dorice. Sedute al fianco della donna due poliziotte del commissariato di Pompei in borghese, subito dietro c'è Antonella Apuzzo, l'assistente sociale del comune della costiera sorrentina che la segue in ogni passo.
 
La chiesa si gremisce lentamente, per quelli che sono rimasti fuori c'è un collegamento audio per seguire la funzione. Siamo lontani dalle 15mila persone ipotizzate alla vigilia, ma in chiesa ci sono cinquecento persone, oltre a quelle che affollano il piazzale, per l'addio a Giuseppe Sorice. La madre entra in chiesa almeno mezz'ora prima dell'inizio della funzione religiosa, molto prima che arrivi il piccolo feretro. Quando percorre la navata, parte qualche brutto commento al suo indirizzo. «C'era un po' di agitazione», minimizzerà poi chi era con lei.

Valentina si siede in prima fila, nel banco centrale. Rimarrà immobile per tutto il tempo della funzione religiosa, accasciata sulla spalla dell'ispettrice di polizia Gilda Scognamiglio, che le terrà la mano nella sua. Come catatonica, non si alzerà più fino alla fine della messa, quando l'arcivescovo di Pompei Tommaso Caputo - che ha celebrato il funerale - verrà a carezzarla dolcemente. Quasi di corsa, mentre nessuno verrà a farle le condoglianze ma tutti consoleranno Felice, Valentina darà un bacio alla bara bianca - con la foto di Giuseppe su un lato - e sarà costretta a fermarsi prima qualche minuto in sacrestia, prima di uscire da una porta laterale (e dileguarsi su un'auto delle forze dell'ordine) mentre il feretro esce dalla chiesa tra palloncini bianchi, applausi e lanci di confetti.

Cautele necessarie, considerando l'aria che tirava. Meglio non consentire alcun contatto tra le due famiglie. Alcuni poliziotti vigilano, in un cordone di sicurezza, sul banco dove siede Valentina (e le altre due poliziotte) da quello a fianco, dove siedono il papà naturale di Giuseppe, Felice e i suoi parenti. Sono andati prima al cimitero di Pompei, dove Giuseppe verrà sepolto, poi hanno raggiunto la chiesa. Quando la bara bianca entra sono appena passate le 15.30. E scoppia l'altro momento di tensione che rompe il silenzio. Annalisa, che si definisce «amica della famiglia Dorice» e che già fuori dalla chiesa aveva urlato a telecamere e taccuini il suo sdegno, grida all'indirizzo di Valentina: «È un animale, non merita di essere chiamata mamma né donna». Mentre sarà accompagnata fuori, gli occhi vanno a Felice, che non cavalca l'onda di rabbia. Ma si siede, piegato dal dolore e dalle lacrime, senza mai rivolgere lo sguardo alla madre dei suoi figli. Con voce calma don Giuseppe Ruggiero, parroco qui da due anni, proveniente dal Santuario di Pompei, sottolinea: «È il momento della preghiera, manteniamo la calma». Tra i banchi i sindaci di Pompei Pietro Amitrano, di Massa Lubrense Lorenzo Balducelli e di Cardito Giuseppe Cirillo - in tutti e tre i comuni è stato proclamato il lutto cittadino - oltre alla parlamentare Pina Castiello.

È ormai tornato il silenzio, quando le parole dell'omelia dell'arcivescovo di Pompei risuonano nella chiesa: «La morte di Giuseppe è un irreparabile sfregio all'umanità.

Che le nostre lacrime possano lavare le ferite e il male che ci portiamo appresso». E ancora: «Il dolore stringe l'anima e quasi ci toglie il respiro. Anche a un sacerdote dall'altare possono venire meno le parole, che non siano le preghiere. Vogliamo rivolgere un pensiero anche alle tue sorelline, vittime anche loro di una cieca violenza». Proprio alle sorelle di Giuseppe verranno destinate le offerte raccolte durante il funerale. Anche il sindaco di Cardito Cirillo sottolinea: «Lunedì ci sarà la fiaccolata in ricordo di Giuseppe, poi penseremo alle due sorelline. Faremo tutto quello che la legge ci consente di fare, anche qualcosa in più». Intanto l'arcivescovo Caputo continua a sferzare le coscienze. «L'abisso che hai trovato sulla tua strada non è roba che può venire dagli uomini». E infine: «C'è una lucida insania, una folle abitudine al male, che fa diventare indifferenti. E anche le istituzioni fanno sempre più fatica ad approntare interventi adeguati e soprattutto a mettere in atto misure di prevenzione».

Ultimo aggiornamento: 14:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA