Giacomo Bot morto in barca in Sardegna: fu medaglia d'argento al campionato di Big-Game

Feriti l'imprenditore sardo Carlo Nieddu e Remo Bruno, il figlio dell'armatore cliente di Bot

Giovedì 8 Dicembre 2022 di Gennaro Del Giudice
Giacomo Bot

«Un maestro della pesca». Così era definito Giacomo Bot, il 56enne originario di Posillipo morto nelle acque della Maddalena. La sua è stata una vita trascorsa in mare per la pesca, passione coltivata fin da piccolo e poi diventata la sua principale attività quando, quindici anni fa, sposò il progetto del suo amico Luciano Santini per conto del quale gestiva a Bacoli un negozio di articoli proprio per il mare e per la pesca sportiva.

Un luogo di ritrovo per amanti del settore che spesso invitavano Bot alle battute di pesca, proprio come è successo lunedì quando ha raggiunto l'amico armatore in Sardegna.

«Doveva venire a pesca con me a Ventotene, solo che già aveva preso questo impegno con Domenico, un suo cliente, e non poteva tirarsi indietro - racconta Santini dopo aver appreso della tragedia consumata martedì sera vicino all'isola delle Bisce, tra Caprera e Porto Cervo - Ho perso un fratello, un amico, una persona eccezionale. Era il perno principale della mia attività, un maestro di pesca e un punto di riferimento per tanti che lo invitavano continuamente in barca per la sua bravura, la sua abilità e la sua esperienza. Giacomo era un uomo prudente, non era spericolato e dubito che alla guida di quella imbarcazione ci fosse lui». 

Un pescatore sportivo esperto, iscritto al Coni e pluripremiato nelle competizioni internazionali, nel 2007 al campionato mondiale attività marittime-Big-Game per nazioni Bot aveva conquistato la medaglia d'argento. Padre di un ragazzo di 20 anni, dopo la separazione dalla moglie si era trasferito dalla frazione puteolana di Licola nella vicina città di Bacoli, dove trascorreva gran parte delle sue giornate tra il lavoro e le uscite in barca con amici e clienti. Dopo la notizia della sua morte grande è stato il cordoglio in città e sui social con centinaia di messaggi e foto che ritraggono Bot durante le batture di pesca.

Lo scontro tra il motoscafo Fisherman sul quale il 56enne napoletano viaggiava in compagnia dell'altra vittima, il 38enne Tommy Di Chello, ed altre due persone, è stato violentissimo: l'imbarcazione, che è stata sequestrata dalla Procura di Tempio Pausania, presenta un grosso squarcio sulla parte alta della prua che sarebbe stato provocato dall'impatto contro un primo scoglio che a sua volta, complice l'alta velocità, avrebbe fatto da perno facendola ribaltare. Nello schianto i quattro occupanti sarebbero stati sbalzati finendo in mare e sugli scogli.

Nulla da fare per Bot e Di Chello, nonostante i soccorsi allertati da due pescatori sportivi, tra cui un finanziere del reparto operativo aeronavale della sezione di La Maddalena, libero dal servizio, che si trovavano a bordo di un gommone nelle vicinanze e che dopo aver sentito lo schianto hanno dato l'allarme alla Capitaneria di porto. I due feriti sono l'imprenditore sardo Carlo Nieddu e Remo Bruno, il figlio dell'armatore cliente di Bot che sarebbe anche l'intestatario dell'imbarcazione: il primo versa in gravi condizioni nel reparto di rianimazione dell'ospedale civile di Sassari causa delle fratture multiple riportate nell'impatto tra l'imbarcazione e lo scoglio e nella giornata di ieri è stato sottoposto a un intervento di maxillo facciale; meno gravi invece le condizioni del secondo ferito, che attualmente è ricoverato all'ospedale di La Maddalena a causa di fratture e contusioni.

Le salme di Giacomo Bot e Tommy Di Chello sono state invece sequestrate dal pubblico ministero di turno della procura di Tempio Pausania per l'autopsia che servirà ad accertare con esattezza tempi e modalità che hanno portato ai decessi. 

Ultimo aggiornamento: 9 Dicembre, 07:33 © RIPRODUZIONE RISERVATA