Zelensky, l'appello anti-Putin all'Italia: «Se la Russia arrivasse nei Paesi Nato, i vostri figli dovranno combattere»

Il messaggio per conquistare l’opinione pubblica italiana: «Crediamo nella vittoria»

Sabato 13 Maggio 2023 di Mario Ajello
L'appello anti-Putin all'Italia: «Se la Russia arrivasse nei Paesi Nato, dovrete mandare a combattere i vostri figli»

Il vincente. L’europeista. Il motivatore. E in questa terza veste di Zelensky, lui arriva quasi ad essere ruvido e perfino sferzante: «O voi italiani ci aiutate o i prossimi a combattere saranno i vostri figli». 
I tre profili del presidente ucraino non sono maschere perché non si tratta di teatro ma di realtà, anche di cruda realtà, e sono andati contemporaneamente in scena a Roma.

Il vincente è lo Zelensky che, in ogni colloquio, non fa che ripetere come ha fatto anche in tivvù da Bruno Vespa: «Putin sul campo di battaglia perde continuamente. Ha un esercito debole e demotivato. Noi stiamo tutti lavorando per la vittoria, crediamo nella vittoria e per la vittoria stanno arrivando passi importanti». 

Non dice quando ci sarà l’affermazione sul campo, ma la evoca, ci insiste, la fa lievitare nella sua comunicazione, la fa corrispondere all’idea di «giustizia» («La vittoria non è solo la restituzione dei nostri territori, significa pace giusta e far pagare in tribunale i responsabili di queste stragi») e vuole instillare il senso della vittoria ucraina nell’opinione pubblica italiana dubbiosa e sempre più indifferente alle ragioni del Paese aggredito. E sull’invio di armi, l’ultimo sondaggio Ipsos dice che il 45 per cento degli italiani è contrario e soltanto il 34 è favorevole. 

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GLI UMORI

L’icona dello Zelensky vittorioso, molto apprezzata da Meloni e da Mattarella, serve appunto a ribaltare questi umori popolari. «Immaginiamo che Putin arrivi nei Paesi della Nato», avverte il leader. «Allora dovrete mandare i vostri cittadini, i vostri padri ed i vostri figli a fare questa guerra perché siete membri dell’Alleanza. Sono pragmatico, ma la vostra società deve capire che è meglio aiutare l’Ucraina che mandare poi i propri cittadini a combattere». Sottolineando anche, occhio al tu che dà a «Giorgia» (Meloni), a «Bruno» (Vespa) e un po’ a tutti, che lui è come noi - una persona dell’Occidente, un uomo che vuole pace e libertà - e invece Putin «è un animale feroce e un piccolo leader che uccide la nostra gente e la sua gente per difendere la propria poltrona». 

 

LA TENUTA

Parla e si muove come un leader che ha il successo già nella tasca. Quella della divisa militare - prima in verde poi con felpa nera dell’esercito in cui svetta il tridente bizantino dell’Ucraina, simbolo nazionale - che indossa scendendo dall’aereo a Ciampino e sfoggia nei vari colloqui. È vestito da soldato e la tenuta da trincea, senza galloni e senza pennacchi, serve a rafforzare il messaggio di chi sta sbrigando la parte diplomatica del suo lavoro ma è pronto a tornare alla lotta. Dedizione (morale), pragmatismo e resistenza: questo deve trasmettere quella divisa da fante. Un milite anche dell’europeismo (e in prospettiva della Nato). Zelensky è l’europeista, appunto uno come noi, e come tale viene ricevuto e trattato. Il pacifismo del Papa lo apprezza ma lui, per ora, non può essere pacifista nel senso che non accetta di lasciare nessuna porzione di territorio alla Russia e a Francesco lo dice con estrema franchezza. 

LA GUERRA DI CIVILTÀ

Significativo, da questo punto di vista, il dono che porge al pontefice, in cambio della scultura raffigurante un ramo d’ulivo: l’icona di una Madonna bucherellata dai colpi che stava sul giubbotto anti-proiettile di una vittima dei russi. Ovvero: caro Francesco, prima si abbatte la «belva» poi si tratta la pace. L’unica mediazione possibile è questa. «Non si può trattare con Putin», dirà poi da Vespa, aggiungendo: «Con lui non parlo perché non saprei di che cosa parlare». 

E qui c’è il Zelensky motivatore. Quello che non deve convincere solo gli italiani ma tutti (e a questo serve la continua insistenza sui bambini trucidati e rapiti dai russi) che quello in corso è uno scontro di civiltà. Da una parte c’è il Bene, dall’altra c’è il Male. E non si può essere equidistanti. Al motivatore non serve fare polemiche. Come quella che gli scatenò Berlusconi e lui reagì: «Si vede che non ha mai avuto le bombe in casa». E allora, su Salvini ci va leggerissimo: «Non è vero che non voglio incontrarlo. Anzi, lo incontrerei con molto piacere». Gli servono tutti per la «vittoria ucraina». E infatti: «Abbraccio tutti gli italiani», è il suo saluto. Come a dire che la sua vittoria, che è quella dell’Europa, dipende molto anche da noi.
 

Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 09:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA