Zelensky: «Siamo molto grati all'Italia, felice di accogliere Giorgia Meloni a Kiev»

Il presidente ucraino: «Con la Russia non ci sono compromessi, non abbiamo paura»

Domenica 19 Febbraio 2023 di Marco Ventura
Zelensky: «Siamo grati all'Italia, felice di accogliere Giorgia Meloni a Kiev»

«Con Giorgia Meloni ho avuto ottimi colloqui, ci siamo visti a Bruxelles e sono felice di accoglierla a Kiev. Abbiamo ricevuto un altro pacchetto di sostegno e sono molto grato all’Italia per i sistemi di difesa antiaerea e le artiglierie che ci serviranno a difendere le nostre infrastrutture energetiche. La linea del governo italiano non è cambiata e ringrazio il premier Meloni per la sua posizione, abbiamo un grande rispetto dell’Italia e del popolo italiano».

E per il dopoguerra «aspettiamo i vostri investimenti. Invitiamo le vostre aziende a lavorare con noi, partecipando alla ricostruzione». 

Parla ai giornalisti italiani a Kiev il presidente Zelensky, in vista della trasferta del presidente del Consiglio, Meloni, in Ucraina. Chiede un aiuto per la ricostruzione del Paese a un anno dalla guerra. Senza corsie preferenziali per Francia e Germania, porte aperte «alle compagnie italiane, avremo bisogno del know how e degli investimenti di tutto il mondo». Non manca una rassicurazione a chi, a Roma come nelle cancellerie estere, teme che il sostegno del governo italiano alla causa ucraina possa vacillare. 

 

L’ASSIST A ROMA

«Per noi è fondamentale non perdere il sostegno italiano», ammette dicendosi però fiducioso perché «Giorgia è una donna forte che può tenere compatto il suo governo». Poi una battuta tagliente - stile Zelensky - diretta a Silvio Berlusconi a pochi giorni dalla sua ultima sortita filorussa. «Non lo conosco personalmente, forse dovrei mandargli qualcosa...», sospira il leader ucraino riferendosi all’audio fuoriuscito da una riunione del Cav questo autunno. «Gli piace la vodka? Ho una buona vodka. Se una cassa di vodka è abbastanza per portare Berlusconi dalla nostra parte, allora risolveremo finalmente questo problema». «I russi – torna serio Zelensky - non possono avanzare oltre, non sono potenti come prima. Dopo un anno, siamo più forti noi». Il motivo è semplice. «Noi sappiamo che se perdiamo, perdiamo tutto: case, figli, genitori. Dopo quanto è successo il 24 febbraio, dopo l’invasione, non ci possono più essere compromessi. È stato violato il diritto internazionale, e tutto quello di umano che poteva esserci. Noi non abbiamo paura, nessuno ha paura di loro, e non sta andando secondo i loro piani. Ci stiamo preparando a una guerra breve, che terminerà con la nostra vittoria. Ed è perciò cruciale per noi non perdere il sostegno italiano e di nessun altro Paese, questo vale anche per la solidità dell’Europa, in cui l’Italia ha un ruolo trainante politico ed economico. E siamo certi che di questa Europa noi diventeremo membri». 

NEGOZIATI IN STALLO

Il momento è critico. Scintille ci sono state alla Conferenza di Monaco, chiusa ieri, tra Stati Uniti e Cina. Ufficialmente il numero uno della politica estera di Pechino, Wang Yi, parla di pace e di un documento che la Cina dovrebbe presentare per una soluzione politica della crisi. E ribadisce anche al suo omologo ucraino, Kuleba: «Cina e Ucraina sono due partner strategici, i nostri popoli hanno scambi amichevoli di lunga data. Abbiamo sempre sostenuto la pace e il dialogo e insistito per promuovere i colloqui». Ma secondo la strategia adottata da Washington alla vigilia dell’invasione russa, quando la Cia rivelò pubblicamente che Putin avrebbe attaccato, il segretario di Stato Usa, Blinken, ha incontrato sabato sera Wang (per la prima volta dalla crisi dei palloni-spia) e gli ha «ribadito l’avvertimento circa la possibile assistenza cinese alla Russia e l’aiuto nella guerra contro l’Ucraina». In una successiva intervista, Blinken ha specificato di temere (e avere evidenze) che la Cina stia «valutando di fornire supporto letale a Mosca, munizioni e armi, e ho chiarito che ciò causerebbe un serio problema per noi e nella nostra relazione». Washington non vuole «un conflitto con la Cina, né una nuova Guerra Fredda, piuttosto mantenere il dialogo diplomatico e linee aperte di comunicazione». La condizione, però, è che Pechino non assista Mosca «aggirando le sanzioni». Interviene, a Monaco, il ministro degli Esteri Antonio Tajani, e sgombra subito il campo. «Saremo soddisfatti se la Cina sarà protagonista di pace, ma sia chiaro: l’Italia sta con l’Europa, gli Stati Uniti e la Nato». Ai giornalisti italiani, Zelensky risponde pure sull’allarme americano, nega che finora l’intelligence ucraina abbia visto arrivare armi cinesi a Mosca. Spiega di essersi rivolto in pubblico e in privato a Pechino perché non dia sostegno ai russi. Il rischio è quello di arrivare «alla Terza guerra mondiale». Sul terreno il punto caldo è Bakhmut, anche perché se dovessero conquistarla, i russi punterebbero poi fino a Dnipro. Zelensky dice che sarà difesa fin quando sarà «ragionevole farlo».

Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 09:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA