Zaporizhzhia, il romano Massimo Aparo in missione per ispezionare la centrale nucleare: ha lavorato in Corea del Nord e Iran

Pronta la missione Aiea per verificare lo stato dei reattori occupati dai soldati di Mosca

Lunedì 29 Agosto 2022 di Marco Ventura
Zaporizhzhia, un romano in missione per ispezionare la centrale

«Tutti i sistemi di sicurezza sono operativi e non c'è stata finora perdita di materiale radioattivo», assicura l'Agenzia internazionale per la sicurezza nucleare citando fonti ucraine confermate anche da Mosca. Ma il rischio disastro nucleare è dietro l'angolo, con russi e ucraini che si rimpallano la responsabilità delle bombe «cadute a 100 metri dai reattori», alcune dritte su un paio di «edifici speciali» della centrale di Zaporizhzhia, la più grande d'Europa.

Ed è per questo che la missione di 13 esperti dell'Aiea, guidati dal direttore generale Rafael Mariano Grossi, è pronta a partire e aspetta solo il via libera definitivo di Kiev e Mosca, dopo settimane di trattative serrate sul tragitto per raggiungere gli impianti (che Zelensky ha voluto partisse dall'Ucraina, per rimarcare la sovranità sui territori occupati).

La Russia

La Russia da parte sua ribadisce di volere l'ispezione e non aver mai tentato di evitarla o ritardarla. Forse anche perché, controllando la struttura e agendo col pugno di ferro sui dipendenti ucraini, pensa di conservare un vantaggio nell'esporre (o nascondere) la situazione reale. Tra i componenti della missione la presenza italiana è cruciale. Non solo Grossi è argentino con cittadinanza del Bel Paese. Italiano è il numero 2 dell'Aiea, Massimo Aparo, vicedirettore generale e direttore del Dipartimento di Salvaguardia, cui fanno capo centinaia di ispettori. Dalla compagine sono state escluse nazionalità troppo coinvolte come Usa o Regno Unito. Ma l'Italia c'è e fa la parte del leone, e anche la Francia. Aparo, 69 anni, è un ingegnere nucleare, autorità assoluta nel settore per la competenza tecnica, l'equilibrio e le capacità diplomatiche. Pistoiese ma romano d'adozione, studi al Liceo Righi e alla Sapienza, nel Dipartimento delle Safeguards dell'Aiea da 25 anni, ne è a capo da quattro, dopo aver diretto l'ufficio regionale a Tokyo competente su gran parte dell'Asia (compresa la Corea del Nord), e poi leader della Task Force Iran, coordinatore di una cinquantina di esperti col compito di verificare che nelle centrali iraniane gli Ayatollah non stessero fabbricando la bomba atomica. Nel maggio 2018, dopo l'abbandono degli accordi da parte di Trump, Aparo ha compiuto il salto nella posizione di maggiore responsabilità dell'Agenzia. Scontata la sua partecipazione alla missione in Ucraina. E ben noti la sua riservatezza e il profilo basso.
Ieri l'esercito russo ha accusato l'artiglieria ucraina di aver bombardato due volte il terreno della centrale, con «nove proiettili vicino all'edificio speciale 2, dove viene stoccato il combustibile nucleare della società Tvel, così come i rifiuti radioattivi solidi». Danni a una rete di condutture. Nel secondo attacco, un proiettile sarebbe caduto vicino al reattore 6 e altri 5 davanti alla stazione di pompaggio dell'unità 6, che raffredda il reattore. A causa di precedenti bombardamenti, 4 dei 6 reattori erano già inattivi, e gli altri due sono stati scollegati dalla rete elettrica ucraina, e poi riallacciati.

 

Il ministro

Il ministro degli Esteri ucraino, Kuleba, sottolinea che da decenni l'Ucraina, memore di Chernobyl, considera la sicurezza nucleare «massima priorità», ma gli invasori russi hanno trasformato la centrale «in una base militare, mettendo in pericolo l'intero continente». Da Mosca ribatte la portavoce del ministro degli Esteri Lavrov, Maria Zacharova: «Kiev fa terrorismo nucleare, nessuno ha dovuto farci pressione, per mesi ci siamo sforzati di rendere possibile la missione Aiea». Ora sembra giunto il momento della verità. La delegazione di esperti dovrà attraversare un Paese in guerra e la linea del fronte, mentre la Russia dispiega nel Donbass i volontari del Terzo corpo d'armata con equipaggiamenti nuovi. Intanto, l'Unione europea studia la sospensione degli accordi per i visti agevolati ai russi, sul tavolo domani e dopodomani (insieme all'ottavo pacchetto di sanzioni) al vertice informale dei ministri di Esteri e Difesa di Praga. Sulle modalità non c'è accordo, ma se passerà la sospensione saranno almeno richiesti ai russi, per ottenere i visti, più documenti, più costosi, e un più lungo tempo d'attesa.

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