Russia-Cina, Pechino invia a Mosca Wang Yi: chi è l'astuto negoziatore fedelissimo di Xi Jinping

La storia del capo della diplomazia cinese

Martedì 21 Febbraio 2023
Chi è Wang Yi, l'astuto negoziatore inviato a Mosca da Pechino

Wang Yi, il capo della diplomazia cinese, sbarca a Mosca. Pechino - alleata della Russia ma fin dall’inizio restia ad appoggiare Vladimir Putin nell’invasione dell’Ucraina - sembra aver deciso di far pesare la sua influenza e ha annunciato che proporrà una sua iniziativa per superare la crisi che sta riportando il mondo ai tempi della guerra fredda.

E mentre si attende il discorso del presidente Xi Jinping in vista dell’anniversario dell’attacco russo, il suo inviato a Monaco di Baviera Wang Yi ha chiarito: «Siamo dalla parte del dialogo, la pace deve avere una chance», anche perché «si deve evitare un disastro nucleare».

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Negoziatore

Il capo della diplomazia del Partito comunista cinese Wang Yi è il fidatissimo alleato del presidente Xi Jinping, oltre che membro del Politburo, ministro degli Esteri e direttore della Commissione centrale per gli Affari esteri del Pcc, ovvero la carica diplomatica di più alto rango nel Dragone. Ha fama di essere un astuto negoziatore e ha un’approfondita preparazione accademica, doti preziose nel suo attuale esercizio di equilibrismo nella crisi ucraina. Settant’anni, di etnia Han, politico e diplomatico della Repubblica popolare cinese, Wang Yi è stato nominato il 16 marzo 2013 ministro degli Affari esteri del suo Paese. Nato a Pechino, dopo essersi diplomato al liceo per otto anni ha prestato servizio nell’Esercito nella provincia di nord orientale di Heilongjiang. Nel 1977 è tornato nella capitale e si è iscritto alla facoltà di Lingue asiatiche, dopo la laurea in giapponese ha conseguito un master in Economia.

Messaggi

Twitter Wang Yi è il diplomatico più noto della Cina e dal 2018 è anche Consigliere di Stato, titolo che condivide con l’altro alto diplomatico di Pechino, Yang Jiechi, suo predecessore alla guida del ministero e oggi a capo della commissione Affari esteri del Partito comunista cinese. Sotto la sua guida il ministero degli Esteri, storicamente defilato rispetto agli altri dicasteri, ha accresciuto la propria visibilità, con missioni, incontri diplomatici e soprattutto dichiarazioni sui social media occidentali. In particolare su Twitter, oscurato dalla censura in Cina, dove è aumentata sensibilmente la presenza dei portavoce e degli ambasciatori, in particolare di quelli delle sedi strategiche. Con Wang Yi la Cina ha cominciato ad alzare pubblicamente la voce e a ribattere alle accuse provenienti da Washington. Ma l’attivismo del ministro non si limita alle dichiarazioni, poiché si pone come interlocutore di primo piano nelle gradi crisi internazionali. Oggi l’Ucraina, mentre lo scorso luglio ha ospitato a Tianjin una delegazione dei talebani. A colloquio con i rappresentanti degli studenti coranici che si sarebbero insediati a Kabul due settimane dopo, Wang Yi si è posto come rappresentante di una Cina negoziatrice affidabile, in contrapposizione con gli Stati Uniti che abbandonavano il territorio dopo vent’anni di presenza militare. Il contributo particolare fornito da Wang Yi nella sua carica di ministro degli Esteri è probabilmente il riavvicinamento diplomatico tra il suo Paese e la Santa sede: i contatti tra la Cina e il Vaticano sono notevolmente cresciuti di intensità negli anni del pontificato di papa Francesco, che considera la Cina come un attore fondamentale sullo scacchiere mondiale.

Taiwan

Su altre questioni tuttavia Wang Yi mostra il volto del politico intransigente. Quando alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco di Baviera l’ambasciatore Wolfgang Ischinger ha chiesto se potesse rassicurare la grande sala del Bayrischer Hof sul fatto che non sia imminente un attacco a Taiwan, Wang Yi ha risposto: «Io posso assicurare a questa platea che Taiwan è parte del territorio cinese. Non è mai stato uno Stato autonomo e non lo sarà neanche in futuro. Non è la Cina a voler cambiare questo status quo, ma forze separatiste a Taiwan. Noi dobbiamo impegnarci contro il separatismo». E ha aggiunto: «Ripetiamo quanto sia importante mantenere l’integrità e la sovranità territoriale», ha detto in riferimento all’Ucraina, avvertendo però che «questo deve valere anche per la Cina, e che non ci siano doppi standard». Per Pechino, ha insistito, gli americani hanno «una percezione sbagliata della Cina» e condizionano i loro alleati. «Noi vogliamo che il mondo sia un posto più sicuro e lavoriamo per la pace», ha chiosato.

Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 19:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA