Elezioni Usa 2020, Trump: «Se contiamo i voti legali vinco io, non subirò questo furto». Lo staff di Biden: «Sarà presidente»

Giovedì 5 Novembre 2020 di Anna Guaita
Usa 2020, Biden a un passo dalla vittoria. Trump annuncia il ricorso anche in Nevada

Elezioni Usa 2020: alle 7 di giovedì sera a Washington, l'una di oggi in Italia, mentre continuano a mancare all'appello i risultati in 5 stati-chiave, il presidente Trump non resiste più alla tensione per la sempre più possibile sconfitta e sale sul podio della Casa Bianca per rovesciare tutte le sue accuse su ciò che classifica subito come «un furto, uno scandalo coperto dai media e da sondaggi ridicoli. Se si contano i voti legali vinco io, se si contano i voti illegali perdo, ma non lo permetterò.  Siamo davanti a un broglio, ma io difenderò la democrazia in America e il voto che i suoi abitanti hanno espresso. Andremo davanti alla Corte suprema, fino in fondo». Un discorso durissimo, in cui Trump rivendica di fatto la vittoria e taccia i rivali di imbrogli.  E poi le accuse pesantissime e irrituali anche a «banchieri e gruppi dei media» che manipolerebbero l'opinione pubblica: una sorta di appello al popolo americano perché non creda a quello che viene detto a proposito delle sue difficoltà.  Una veemenza senza precedenti al punto che la stessa Nbc interviene in diretta per dire che non ci sono prove di illegalità. E' come quando, sempre più spesso in questi giorni, Twitter blocca i messaggi del presidente ritenendoli non affidabili. Che differenza con la pacatezza di Joe Biden che invita alla calma e alla pazienza «per contare ogni voto fino all'ultimo».

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Il discorso di Trump

Il presidente ha attaccato il voto postale,  sostenendo che è corrotto.

Non ha però offerto alcuna prova di questa accusa, e i segretari elettorali dei vari Stati, anche repubblicani, hanno negato che ci siano stati brogli. Semmai il problema per il presidente è che prima sono stati contati i voti dati di persona, a maggioranza repubblicana, e ora vengono contati i voti postali, a maggioranza democratica. L'assottigliarsi del suo vantaggio in vari Stati, come la Pennsylvania e la Georgia, si deve proprio al fatto che i seggi stanno tabulando  ora i voti postali. Questo andamento delle elezioni, con un vantaggio repubblicano nella prima fase poi ridimensionato dalla conta dei voti democratici, era stato ampiamente previsto prima ancora che si cominciasse a votare.

Il nervosismo del tycoon è evidente: parla per meno di un quarto d'ora e poi se ne va senza accettare domande. Nel suo discorso ha elencato una lunga serie di stati o di città in cui la sitazione a suo favore «è stata rovesciata con pratiche illegale da parte di un sistema corrotto che denunceremo senza perplessità».

Parole a cui la Cnn ha replicando titolando:  "Biden sull'orlo della vittoria mentre si aspetta la Pennsylvania". Ancora peggio sia la Fox News sia il New York Post, fonti stampa sempre al fianco di Trump, che hanno precisato "di non aver visto alcuna prova dei brogli di cui il presidente ha parlato nella sua conferenza stampa"

Finora nessun leader repubblicano, però, si è espresso a sostegno delle posizioni del presidente. Nei social molti fanno notare il silenzio del vicepresidente Mike Pence o dei senatori che in questi quattro anni lo hanno sempre difeso, come Lindsey Graham della Carolina del sud o Ted Cruz del Texas.

Trump interrotto dalla Nbc

«Siamo nella posizione inusuale non solo di dover interrompere il presidente degli Stati Uniti ma anche di dover correggere il presidente degli Stati Uniti. Non ci sono stati voti illegali per quanto ci risulti e non c'è stata una vittoria di Trump, per quanto ci risulti». Brian Williams, anchorman della Nbc, interrompe la diretta della conferenza stampa di Donald Trump e corregge live le affermazioni del presidente.

Le proteste in strada

Di fronte alle proteste dei sostenitori di Donald Trump, che hanno scandito «Stop the count», fermate lo spoglio, o «Count the vote», contate i voti, a seconda se si trovassero in Michigan o Arizona, molti cronisti politici americani hanno fatto paragoni con quella che venie ricordata come la «Brooks Brothers Riot». Così fu soprannominata la protesta inscenata il 22 novembre del 2000, di fronte al centro elettorale centrale della contea di Miami-Dade da centinaia di uomini di mezz'età, in giacca e cravatta, quando andava avanti da due settimane lo stallo elettorale tra George W.Bush e Al Gore in Florida. La manifestazione, caratterizzata da urla, slogan ed anche momenti di tensione, aveva come obiettivo che si fermasse il riconteggio dei voti che era stato chiesto dal candidato democratico che era indietro di uno scarto minimo. Emerse poi che molti dei partecipanti alla protesta erano in realtà agenti pagati del partito repubblicano. Alla fine, come è noto, il riconteggio fu bloccato: arrivò prima del risultato finale la sentenza della Corte Suprema che, il 19 dicembre, proclamò Bush vincitore in Florida e quindi delle elezioni.

I ricorsi

Intanto, dopo gli annunciati ricorsi in Wisconsin, Michigan e Georgia (già respinti questi ultimi due), la campagna di Donald Trump si prepara ad avviare un'azione legale anche in Nevada. Secondo le indiscrezioni riportate da Fox, lo staff del presidente si prepara ad annunciare un ricorso in cui afferma che circa 10.000 persone nello Stato hanno votato illegalmente. Sul fronte Biden grande ottimismo: «I nostri dati mostrano che Joe Biden sarà il prossimo presidente», afferma la manager della campagna di Joe Biden, Jen O'Malley Dillon. Altro caso la Pennsylvania: «Niente fermerà il conteggio di queste schede legali in Pennsylvania», ha dichiarato a 'Msnbc' il procuratore generale dello Stato, Josh Shapiro, riferendosi alla richiesta del presidente Trump di interrompere il conteggio dei voti postali. «Basta con la retorica - ha aggiunto - la campagna elettorale è finita». 


Le accuse espresse da Trump dal podio della Casa Bianca erano già state elencate ore prima. «Se si contano i voti legali vinco facilmente le elezioni! Se si contano i voti illegali e quelli in ritardo, ci rubano le elezioni», è tornato ad accusare Trump in un comunicato, tutto a lettere maiuscole, diffuso dalla sua campagna elettorale. La campagna di Donald Trump resta fiduciosa, prevede che il presidente vincerà le elezioni e che il risultato sarà chiaro già domani. Il manager della campagna del presidente Bill Stepien esorta tutti a non considerare Trump fuori dalla corsa: «Donald Trump is alive and well», è vivo e vegeto. 

Sul tema frodi il presidente in carica promette battaglia: «Tutti gli stati recentemente assegnati a Biden saranno sfidati legalmente per frode elettorale. Un mare di prove! Vinceremo!», scrive su Twitter. Intanto un giudice di una corte statale del Michigan ha respinto il ricorso della campagna del presidente per fermare il conteggio dei voti. Idem in Georgia dove un giudice ha respinto l'azione legale con cui Trump aveva chiesto di assicurare il rispetto delle leggi sui voti per corrispondenza.

Arizona e Nevada decisivi

Dopo la notte elettorale che sembrava sancire la riconferma di Trump, lo scrutinio dei voti per posta ha di ora in ora ridotto il suo vantaggio in alcuni Stati chiave fino al sorpasso di Joe Biden in Wisconsin e Michigan. In ballo ci sono ancora Arizona, Nevada, Georgia, North Carolina e Pennsylvania. ll numero magico è 270 (grandi elettori), chi lo raggiunge sarà il nuovo presidente e non c'è dubbio che Biden sia molto vicino alla meta. 

 

Sia in Arizona, sia in Nevada Biden è in vantaggio ma il timore dei democratici è che questo vantaggio possa ridursi con gli ultimi voti ancora da scrutinare. In Arizona il candidato dem è avanti di 2 punti (lo spoglio è ancora all'86%), in Nevada il margine è ridotto ad appena lo 0,9% (qua lo spoglio è all'89%). Al quartier generale di Biden c'è un cauto ottimismo. Molto cauto, sebbene in Nevada il democratico stia allungando sul presidente e si trovi in vantaggio di 12.000 voti. Le autorità elettorali del Nevada prevedono di fornire un ulteriore aggiornamento sul conteggio dei voti alle 13 (le 19 in Italia) di domani ma hanno avvisato che potrebbero ricevere altre schede da contare la prossima settimana e che lo staff ha tempo sino al 12 novembre per inserire nel sistema le schede provvisorie, quelle di cui bisogna accertare l'eleggibilità dell'elettore. Le stesse autorità hanno detto di non essere a conoscenza di alcuna irregolarità e di essere preoccupate per la sicurezza dei dipendenti che contano i voti.

Il nodo Pennsylvania

I dem nutrono al contrario grandi speranze per la Pennsylvania, dove Trump ha visto ridursi notevolmente il suo vantaggio, che prima era a due cifre e ora è di appena 2 punti percentuali, quando restano da scrutinare ancora l'11% dei voti. Ciò che dà benzina all'ottimismo dei dem è la provenienza delle schede mancanti: aree a trazione democratica come Philadelphia e i suoi dintorni.

La Georgia

Si riduce il vantaggio di Donald Trump anche in Georgia. La contea di Fulton, la più grande dello stato, quella di Atlanta, ha diffuso i risultati di altre 8.000 schede di quelle che restavano da scrutinare e secondo la Cnn se a mezzanotte in Georgia il tycoon era in vantaggio di oltre 30.000 voti su Joe Biden, ora il distacco è di poco più di 18.500 preferenze. Delle ultime 8.351 schede scrutinate nella contea di Fulton tra i voti per corrispondenza, ben 6.410 sono preferenze per l'ex vice presidente, mentre sono solo 1.941 quelle per Trump. Stando alla stessa Cnn, in Georgia resta ancora da contare il 4% dei voti.

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Durante la notte elettorale Donald Trump, furioso per il fatto che Fox News avesse attribuito l'Arizona a Joe Biden ancora prima delle altri emittenti, ha telefonato a Rupert Murdoch. Secondo fonti citate da Vanity Fair, è stata una telefonata incandescente durante la quale il presidente «ha urlato» al patron della sua emittente preferita, e suo amico personale, «pretendendo che l'emitente facesse una smentita». Da parte sua, riferiscono ancora le fonti, l'89enne media mogul si sarebbe rifiutato alla redazione della sua emittente di ritirare la proiezione in favore di Biden per l'Arizona. L'incidente appare come la goccia che ha fatto traboccare il vaso dello scontento di Trump verso Fox da lui considerata troppo cambiata rispetto all'emittente che quattro anni fa fu strumentale alla sua vittoria. Proprio la mattina dell'elezioni nel suo ennesimo collegamento telefonico con Fox and Friends, programma del mattino che continua ad essere suo fedelissimo braccio mediatico, si era lamentato di come fosse trattato male in questi quattro anni anche dall'emittente conservatrice. Le fonti descrivono Trump come furioso durante la telefonata con Murdoch. In effetti, l'Arizona non è stata ancora attribuita da Cnn e Nbc, e dopo Fox News solo Ap ha dato i suoi cruciali 11 voti elettorali a Biden dello stato dove il conteggio va ancora avanti. 

Proprio in Arizona i manifestanti, molti armati di bandiere pro-Trump, si sono radunati nelle ultime ore davanti al centro elettorale dove è in corso lo spoglio dei voti chiedendo di «entrare» «Count the votes!». Contate i voti. «We love Trump», hanno intonato i sostenitori del tycoon mentre a 24 ore dalla chiusura degli ultimi seggi Joe Biden sembra a un soffio dalla vittoria. In precedenza, c'era stata un'altra protesta per le voci - smentite categoricamente a livello ufficiale - secondo cui sarebbero stati usati pennarelli non adatti sulle schede compilate dagli elettori repubblicani.  I sostenitori di Trump stanno protestando armati di fucili e pistole in Arizona al grido di «stop al furto».

Ultimo aggiornamento: 6 Novembre, 07:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA