Ungheria, alle elezioni Orbán vince ancora: gelate le speranze dell'opposizione

Per la prima volta Orbán si è sentito tallonato da un'opposizione che si è presentata in un'unica coalizione

Domenica 3 Aprile 2022
Ungheria, alle elezioni Orban in netto vantaggio: gelate le speranze dell'opposizione

L'Ungheria non cambia:  Viktor Orban vince ancora.

E lui, che stavolta si era proposto come «uomo della pace», spingendo sulla paura del conflitto ucraino, ha esultato in tarda serata: «Abbiamo vinto contro tutti!». «Prima l'Ungheria!» Ad oltre il 70% dello scrutinio, il premier uscente sovranista risulta in netto vantaggio, con la coalizione composta dal partito di governo Fidesz e dai cristiano-democratici di Kdnp, premiata dal 54,6% delle preferenze, che si tradurrebbero in 134 seggi, su un totale di 199; e l'opposizione dell'ultracattolico europeista Peter Marki-Zay, che aveva radunato tutti gli altri partiti in un'alleanza, al 33,6% con soli 58 seggi. Anche l'estrema destra ha avuto un buon risultato, con il 6,4% e 7 seggi. In uno dei voti più importanti nella storia del paese, con il premier Orban in corsa per il quarto mandato consecutivo, l'affluenza alle urne si è attestata al 67,8%, in leggero calo rispetto a quattro anni fa.

Orban vince le elezioni e sfida l'Europa

E lui, il capo di Fidesz, non ha perso l'occasione di sottolineare che dalle urne esce anche «un chiaro segnale a Bruxelles». «Questa nostra quarta vittoria consecutiva è la più importante, perché abbiamo conquistato il potere contro un'opposizione che si era alleata. Si sono alleati tutti e noi abbiamo vinto lo stesso - ha detto trionfando -. Abbiamo vinto anche a livello internazionale contro il globalismo. Contro Soros. Contro i media mainstream europei. E anche contro il presidente ucraino». «Fidesz rappresenta una forza conservatrice patriottica e cristiana. È il futuro dell'Europa. Prima l'Ungheria!», ha concluso, riprendendo le famose parole usate da Donald Trump che disse «America first».

Marki-Zay ha, dal canto suo, riconosciuto la sconfitta, ma con parole di denuncia molto amare: «In un sistema ingiusto e disonesto come questo non potevamo fare di più», ha detto, contestando la fortissima propaganda governativa. Il primo ministro che promuove da anni la democrazia illiberale, e che ha un contenzioso con l'Europa sullo stato di diritto, per aver limitato la libertà di stampa e della magistratura, nelle ultime settimane aveva puntato sulla paura della guerra, arrivando a rompere la compattezza dei Visegrad.

 

È stato infatti l'unico a negare la consegna di armi a Kiev, e ad assicurare in tutti i modi che Budapest si terrà fuori dal conflitto con Mosca. Il premier, che di buon mattino si era recato a votare con la moglie Aniko Levai in una scuola alla periferia di Budapest, aveva pronosticato una «grande vittoria», ma dalle parole rilasciate alla stampa filtrava un certo nervosismo. Per la prima volta Orbán si è sentito tallonato da un'opposizione che si è presentata in un'unica coalizione, 'Uniti per l'Ungherià. Un cartello elettorale che ha riunito sei partiti di diverso orientamento politico, guidato da Peter Marki-Zay. Tutti accomunati dall'obiettivo di porre fine alla stagione della 'democrazia illiberalè inaugurata da Orbán. Un assist all'opposizione era arrivato anche dal presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, che nella notte di sabato si è rivolto nuovamente ad Orbán, «unico in Europa a sostenere apertamente Putin». «Non ho paura a chiamare la guerra con il suo nome - ha attaccato il capo di Stato ucraino - questa si chiama onestà, cosa che manca a Viktor Orbán, forse l'ha persa da qualche parte nei suoi rapporti con Mosca». Eppure l'invettiva di Zelensky, che si aggiunge a quella sferrata durante il vertice europeo, potrebbe essersi rivelata controproducente.

Tra gli elettori ha serpeggiato la paura, instillata dalla propaganda filo governativa, che l'opposizione volesse trascinare l'Ungheria in guerra, autorizzando il passaggio di armi dirette all'Ucraina. Marian, pensionata, racconta di aver votato per Marki-Zay, con la speranza però che «non dichiari guerra alla Russia, la situazione - dice - è pericolosa ed io me li ricordo i carri armati russi a Budapest». Sul voto si allunga anche l'ombra dei brogli. L'ong Hungarian Civil Liberties Union ha segnalato irregolarità. A Hortobagy, cittadina dell'Ungheria orientale, il governo locale, secondo gli attivisti, avrebbe organizzato e pubblicizzato autobus per portare la gente a votare. «La commissione elettorale locale ha affermato che questo è illegale, ma i nostri attivisti - sostiene l'ong - hanno individuato un bus che li trasportava». Accuse che si aggiungono ai sospetti denunciati nei giorni scorsi da diversi giornalisti che hanno rinvenuto delle schede elettorali bruciate in Romania, in una regione abitata dalla minoranza ungherese. Non è un caso che l'Osce abbia mandato - per la prima volta in un paese dell'Ue - 200 osservatori per monitorare il corretto svolgimento del voto. Che si preannuncia più controverso che mai.

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 12:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA