Ucraina, «Basta shopping dei russi». Il nuovo fronte è la finanza

Borrell: «Non faranno più spese a Milano e party a Saint-Tropez». Putin viene graziato

Mercoledì 23 Febbraio 2022 di Gabriele Rosana
«Basta shopping dei russi». Il nuovo fronte è la finanza

Via libera del fronte occidentale alle sanzioni contro Mosca: comincia Londra, a sera si uniscono anche Bruxelles e Washington. Per mettere alle strette la Russia a 24 ore esatte dal blitz del Cremlino, Europa, Stati Uniti e Regno Unito hanno approvato i primi pacchetti di misure in risposta al riconoscimento delle sedicenti repubbliche di Donetsk e Lugansk e all’immediato invio di truppe che vi ha fatto seguito.

LA MESSA AL BANDO

Nel mirino finiscono il debito sovrano e gli istituti di credito: nel suo discorso alla nazione il presidente Usa Joe Biden annuncia il taglio del «governo russo dal finanziamento occidentale», oltre che misure per colpire l’establishment.

Gli americani si muovono d’accordo con europei e britannici, che poco prima avevano annunciato una messa al bando delle principali banche russe che finanziano l’intervento militare in territorio ucraino. Anche l’Ue ha deciso di limitare la capacità della Russia «di accedere al nostro mercato dei capitali», rendendo «più difficile per Mosca finanziare il proprio debito pubblico», mentre vengono congelati gli scambi commerciali con le due entità separatiste.

Per il resto, però, non si tira ancora fuori l’artiglieria pesante. La parola d’ordine è misure mirate. In Europa è passata la linea della fermezza, ma anche della prudenza. L’Ue vuole lasciare la porta semi-aperta alla diplomazia e punta sull’effetto deterrente, non ricorrendo alle sanzioni tecnologiche e energetiche ventilate nei giorni scorsi, che avrebbero un costo economico non indifferente per gli stessi europei. Ma questo non è che l’inizio, dicono all’unisono i leader di Usa, Ue e Uk. I provvedimenti sono, per l’appunto, “mirati”, ma «vanno ben oltre quanto fatto dopo l’annessione della Crimea» nel 2014, mette in chiaro Biden. Nuove misure, se necessarie, potrebbero seguire a stretto giro, concordano Boris Johnson e Ursula von der Leyen. Nella lista nera di Bruxelles finiscono pure i 351 membri della Duma promotori del riconoscimento di Donetsk e Lugansk e 27 entità (persone fisiche e giuridiche) che hanno avuto un ruolo nelle operazioni di destabilizzazione, disinformazione e incursione: politici, militari e operatori economici a cui saranno negati i visti e congelati beni e conti correnti all’estero («Per loro basta shopping a Milano e party a Saint-Tropez», twitta l’Alto rappresentante Josep Borrell). Per ora manca il nome di Putin, ma il capo della diplomazia Ue non esclude che possa essere inserito in futuro.

L’ESPOSIZIONE ITALIANA

«Non è facile mettere d’accordo 27 Paesi», spiega Borrell a proposito del compromesso che si è trovato fra chi premeva per una reazione di fuoco (i Baltici e la Polonia) e quelli che, Italia compresa, hanno insistito sulla gradualità, preoccupati dall’impatto delle sanzioni sulle economie nazionali. Dopo il tonfo in era Covid, l’export del nostro Paese verso Mosca è rimbalzato nel 2021, attestandosi poco sotto i 20 miliardi di euro. Numeri che parlano di relazioni economiche importanti: l’Italia è il settimo fornitore della Russia; le nostre banche sono esposte per 25,3 miliardi dollari ai quali vanno aggiunte altre esposizioni potenziali come i quasi 6 miliardi di garanzie; esportiamo in particolare abbigliamento e macchinari e importiamo principalmente energia e materie prime.

È qui che entra in scena il gas. L’Europa (Italia in testa) dipende dalle forniture di Gazprom per il 40% del suo fabbisogno: con i prezzi del metano alle stelle, il Cremlino potrebbe decidere di chiudere quasi o del tutto i rubinetti, facendo schizzare in alto i valori dell’energia. Alla luce dello stop tedesco all’attivazione del gasdotto Nord Stream 2 «molto presto pagherete 2mila euro ogni mille metri cubi di gas», è il messaggio provocatorio del braccio destro di Putin Dmitry Medvedev. E a proposito di contromisure, a pesare c’è anche l’interrogativo su come reagirà Mosca al nuovo pacchetto di sanzioni: nel 2014 Putin decise di imporre un embargo ai prodotti agroalimentari occidentali che ad oggi ha fatto perdere alla filiera del made in Italy 1,5 miliardi di euro, secondo una stima di Coldiretti.
 

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