«Putin fischiato allo stadio». Zelensky: voglio incontrarlo, è ora di trattare

Il presidente ucraino chiede un incontro con lo Zar. Gelo da Mosca: prima l'accordo

Domenica 20 Marzo 2022 di Marco Ventura
«Putin fischiato allo stadio». Zelensky: voglio incontrarlo, è ora di trattare

Tira e molla. Ieri è toccato al presidente ucraino Zelensky spingere per il negoziato con un video filmato sullo sfondo della capitale, Kiev, svuotata dal coprifuoco, nel quale ha detto che «è tempo di colloqui di pace, senza indugio». Zelensky vuole incontrare direttamente Putin. «Questa è l'unica possibilità per la Russia di ridurre i danni causati dai propri errori. È tempo di incontrarsi, è tempo di parlare».

E fissa paletti alla trattativa: «È tempo di ripristinare l'integrità territoriale e la giustizia per l'Ucraina. Altrimenti, le perdite per la Russia saranno tali che impiegherà diverse generazioni per riprendersi». Non è certo il discorso di un perdente, anche se ieri si sono rincorse tutto il giorno le notizie sulla presa di Mariupol. Zelensky spinge, Putin frena.

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IL COMIZIO
Sui social, prende corpo sempre di più il sospetto che il taglio improvviso del comizio televisivo dello Zar allo stadio l'altro ieri fosse dovuto ai fischi. In ogni caso, il capo dei negoziatori russi, Medinsky, fa sapere che non ci sarà nessun incontro al vertice se prima le delegazioni non avranno messo a punto un testo di trattato che «successivamente andrà siglato dai ministri degli Esteri e approvato dai governi». Solo a quel punto si potrà parlare di faccia a faccia tra i Presidenti. E al Cremlino il ministro degli Esteri, Lavrov, insiste nell'attribuire agli Usa lo stallo del negoziato, dipingendo il leader ucraino e i suoi sherpa come marionette nelle mani di Biden. «Zelensky ha suggerito di tenere dei colloqui e il nostro presidente ha accettato». Putin ha ribadito la sua disponibilità ieri in una telefonata col primo ministro del Lussemburgo, Bettel, al quale avrebbe confermato «la sequenza che potrebbe portare al cessate il fuoco». C'è però, secondo Lavrov, la «sensazione costante» che gli Stati Uniti stiano «tenendo la mano della delegazione ucraina, impedendole di accettare richieste che consideriamo minime». Ancora più esplicito il ventriloquo di Putin, il presidente bielorusso Lukashenko, per il quale la guerra potrebbe finire molto rapidamente se Biden chiamasse Zelensky, ma «non chiamerà, perché la situazione che si sta sviluppando in Ucraina è molto vantaggiosa per gli americani».

I quattro punti che Mosca considera «ragionevoli e legittimi», sono quelli elencati dal portavoce del leader turco Erdogan, che a sua volta ha parlato ieri al telefono con Putin. Il primo è la neutralità dell'Ucraina, ovvero «la rinuncia all'ingresso nella Nato» attraverso la costituzionalizzazione di uno status simile a quello dell'Austria, poi il disarmo di Kiev e reciproche garanzie di sicurezza. Terzo, la «denazificazione» dell'Ucraina, che potrebbe ridursi alla messa al bando dei battaglioni estremisti sulla costa del Mar d'Azov. Infine, la rimozione agli ostacoli all'uso della lingua russa.

LA CINA
Lavrov ha sottolineato che i legami della Russia con la Cina «usciranno rafforzati» dalla crisi. «Siamo due grandi potenze». E Pechino è intervenuta per bocca del viceministro degli Esteri contro le sanzioni occidentali, che non hanno «alcuna ragione» perché colpirebbero la gente comune, danneggiando l'economia mondiale, e contro la politica espansionista della Nato verso Est, con la possibilità che un missile possa raggiungere Mosca in sette-otto minuti e scatenare «ripercussioni troppo terribili da immaginare».
 

Ultimo aggiornamento: 21 Marzo, 11:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA