Ucraina, viaggio alla frontiera. Quegli angeli con i cartelli: «Prendo i profughi a casa»

Tra i polacchi che assistono i rifugiati: "Aiutiamo gli ucraini, un popolo fratello"

Giovedì 3 Marzo 2022 di Mauro Evangelisti e Rita Plantera
Ucraina, viaggio alla frontiera. Quegli angeli con i cartelli: «Prendo i profughi a casa»

Il cartello è scritto a mano: «Offro un passaggio». «Posso ospitare otto ucraini» racconta Yarek Rudnicza, 42 anni, nella stazione di Przemyl, cittadina polacca di 60mila abitanti a una decina di chilometri dal confine con l'Ucraina. «Non aspetto nessuno in particolare, aiuto chiunque stia fuggendo dalla guerra». Vicino a lui sfilano famiglie scappate dai missili russi, ci sono soprattutto anziani, donne e bambine. Ma c'è anche chi fa il viaggio opposto. Mykola è un ragazzo di 25 anni che lavora nell'informatica. Quando è cominciata l'invasione lui era in vacanza in Messico: potrebbe chiedere ospitalità a un qualsiasi paese dell'Unione europea.
Vicino Alina, 27 anni, con cui ha condiviso la vacanza. Stanno aspettando un treno verso l'Ucraina. «Andiamo a Kiev». Ma perché non restate al sicuro in Polonia? «No - dice Mykola - voglio andare ad arruolarmi nei gruppi di difesa territoriale.

Non sono un militare, ma devo aiutare il mio Paese». «Anch'io voglio tornare a Kiev - dice Alina - c'è la mia famiglia». Przemyl è vicino a Medyka, piccolo centro di frontiera, dove arrivano i gruppi di ucraini in fuga. Anche a piedi. Lungo la strada, nel parcheggio di un centro commerciale, centinaia di polacchi stanno portando farmaci e generi alimentari in un'area di raccolta di aiuti per chi fugge dalla guerra. E decine di giovani sono corsi a dare una mano, anche al confine. Dominica, 20 anni: «Lo so, molti pensano: come mai quando i migranti arrivavano da Paesi come l'Afghanistan, passando dal confine con la Bielorussia, era stato mandato l'esercito polacco a fermarli? A me è dispiaciuto. Però questa è una guerra che vediamo vicina, che colpisce un popolo a cui siamo molto legati, non possiamo voltarci dall'altra parte», Lukashenko, il dittatore bielorusso alleato di Putin, aveva usato in modo strumentale il flusso di incolpevoli migranti.

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SORELLE
A Medyka passano il confine Krystin e Victoria, sorelle di 14 e 17 anni. Hanno viaggiato due giorni, in bus e in treno, vengono da una zona vicina alla Crimea. «Da noi ogni giorno si rischia di morire, nostro padre ci ha chiesto di andarcene. Lui è rimasto a combattere». Cambio di scenario, sempre lungo il confine Polonia-Ucraina. A 27 chilometri a nord altro punto di passaggio, Korczowa. Qui il flusso è più consistente, i profughi ucraini entrano una ventina alla volta, molti con i bus, qualcuno con auto private. Sono stretti in giacche a vento con il cappuccio, il freddo è tagliente, hanno piccoli trolley in cui hanno chiuso tutta la loro vita. Li accoglie Charles Michel, presidente del Consiglio Ue, venuto per vedere con i suoi occhi cosa sta succedendo. Abbraccia una signora stanca e scoraggiata vicino a un bambino su un passeggino. Michel stringe la mano a un ragazzo di colore, uno studente africano che frequentava l'università a Kiev e si è ritrovato in una guerra non sua. Nelle ore precedenti era stato detto che ai confini lasciavano passare solo gli ucraini. Le autorità polacche hanno ribattuto: «Disinformazione. Ai nostri valichi sono già passate 500mila persone. Dal 25 gennaio sono entrati cittadini di 160 paesi, la maggior parte dei quali da Ucraina, ma anche dall'Uzbekistan, India, Bielorussia, Nigeria, Algeria, Marocco, Afghanistan e Pakistan. Tutte le persone in fuga dal conflitto armato in Ucraina possono entrare in Polonia». Dall'Italia intanto sono giunti due convogli di aiuti: il primo, gestito dalla Protezione civile in collaborazione con la Croce rossa, porta ai confini con la Polonia 200 tende. Il secondo, composto da 4 autoarticolati della Croce rossa, ha farmaci e viveri. Questa mattina avverrà la consegna alla Cri ucraina. «Dobbiamo capire se organizzare un appuntamento al confine con la Romania o entrare in territorio ucraino» racconta dal convoglio Ignazio Schintu, direttore Area operazioni Emergenze e Soccorsi Cri. Ovunque, in Italia, si stanno organizzando centri di accoglienza: attesi 900mila profughi.

Ultimo aggiornamento: 14:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA