«Che cosa l’America farà e non farà in Ucraina». In un editoriale sul “New York Times” è il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, a tracciare la linea rossa degli aiuti che Washington è disposta a dare agli ucraini per fermare l’invasione, e cosa invece no, per non rischiare lo scontro diretto tra Nato e Russia.
OBIETTIVO
Nessuna volontà di arrivare a uno scontro frontale con Mosca. Il segretario di Stato, Antony Blinken, fa sapere che «l’Ucraina ha assicurato che non utilizzerà i sistemi missilistici forniti da Washington contro obiettivi sul territorio russo». Difendere Kiev dall’aggressione di Putin, aggiunge però Biden, «non è solo la cosa giusta da fare, un’Europa stabile è anche nel nostro vitale interesse nazionale». Nessuna volontà di Washington di rovesciare Putin, a differenza di quanto Biden stesso aveva detto nella sua recente visita in Polonia. «Finché gli Usa e i nostri alleati non saranno attaccati, non ci impegneremo nel conflitto inviando truppe, né attaccando le forze russe». Quanto all’arma nucleare, sbandierata «retoricamente dalla Russia in maniera pericolosa ed estremamente irresponsabile», nulla fa pensare che Putin voglia premere il pulsante dell’atomica. A un certo punto, le parti siederanno al tavolo delle trattative, ma gli Usa «non premeranno sul governo ucraino perché faccia cessioni territoriali». È nel diritto di Kiev difendersi dalla guerra che i russi portano caparbiamente avanti. Ieri il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha ribadito di «non escludere a priori» un incontro tra Putin e Zelensky, ma ha precisato che dev’essere finalizzato alla firma di un documento che preveda l’annessione russa di Crimea e Donbass. Impensabile, adesso. «Abbiamo cercato di dare agli ucraini – spiega il numero 2 per la Sicurezza nazionale Usa, Jon Fines - esattamente ciò di cui hanno bisogno per resistere». Specie nel Donbass, dove secondo la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, i russi hanno adottato «una nuova strategia: prima arrivano i missili, poi gli aerei con l’artiglieria e dopo, quando tutto è già distrutto, entrano i carri armati. È una nuova ondata di distruzione», mirata a «spopolamento ed estinzione della civiltà e della statualità». E per questa ragione Berlino concederà agli ucraini sistemi ancora più efficaci di difesa anti-aerea. Dura e prevedibile la risposta di Mosca all’annuncio di Biden.
La fornitura di lanciarazzi a lungo raggio scoraggerà gli ucraini, secondo Peskov, dal riprendere i colloqui di pace, «questo è il motivo per cui siamo certamente negativi al riguardo». Gli Stati Uniti stanno «intenzionalmente e diligentemente gettando benzina sul fuoco, aderiscono alla linea di combattere contro la Russia fino all’ultimo ucraino». E il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, parla di «provocazione diretta, tesa a coinvolgere l’Occidente nell’azione militare», col rischio di «un allargamento del conflitto». Il suo vice, Sergei Ryabkov, a sua volta definisce «inutili i tentativi di presentare la decisione come contenente un elemento di autocontrollo». I missili da 80 chilometri, se portati sulla linea di confine, possono in teoria colpire in Russia. E secondo Peskov, «non c’è da credere alla promessa ucraina di non attaccare il nostro territorio». Tempi e modi sono sempre di più dettati dall’andamento sul terreno. Blinken è convinto che questa guerra andrà avanti «ancora per molti mesi». Secondo l’Intelligence ucraina, l’ordine di Putin è quello di completare la conquista del Donbass entro il primo luglio.
ERRORI
Ma gli analisti militari occidentali sono invece persuasi che i russi stiano ripetendo gli errori commessi all’inizio, quando hanno cercato invano di occupare tutta l’Ucraina e rovesciare Zelensky. In particolare, lanciando l’avanzata di terra coi famigerati gruppi di battaglioni tattici su obiettivi via via ridimensionati dalla formidabile reazione dell’esercito di Kiev, senza prima assicurarsi la superiorità aerea e la totale distruzione delle difese nemiche. Ed esponendo le truppe, poco motivate, al contrattacco ucraino. Come a Kiev, a Karkhiv, e adesso a Kherson.