Frattini: «Kiev diventi neutrale: serve il modello Finlandia»

L’ex ministro: «Un’escalation bellica non conviene a nessuno, neppure a Putin»

Martedì 15 Febbraio 2022 di Ernesto Menicucci
Frattini: «Kiev diventi neutrale: serve il modello Finlandia»

Da un mese esatto è il neo presidente del Consiglio di Stato, ma Franco Frattini è – forse prima di tutto – un esperto di politica internazionale, ex ministro degli Esteri in due governi Berlusconi, commissario europeo sotto la presidenza Barroso, uomo che conosce molto bene gli equilibri geopolitici e in particolare i rapporti con la Russia.

Frattini, che evoluzione vede della crisi ucraina?
«Che mi pare difficilmente verosimile un’escalation militare che conduca ad un’azione bellica».

Gli ultimi segnali, in effetti, sembrerebbero andare in questa direzione. Ma perché, secondo lei?
«Basta guardare gli interessi in campo dell’Occidente, degli Stati Uniti e della Russia.

E, al di là di un certo scambio di altolà minacciosi, l’invasione dell’Ucraina non conviene davvero neppure a Putin».

Come mai?
«Non avrebbe poi la forza politica ed economica per reggere una reazione occidentale. In più c’è anche un fronte “interno”, se così si può dire».

Cioè?
«Tra ucraini e russi ci sono rapporti, legami. E la popolazione non accetterebbe mai un’invasione russa e a quel punto si rivolterebbe. Per questo, credo, anche quando parla del gas lo stesso Putin si affretta a dire che non lo toglierà all’Ucraina».

In questi giorni, in queste ore, sono in corso colloqui, visite di esponenti europei a Kiev e Mosca. Quale può essere, secondo lei, una soluzione?
«La via della pace è ancora esplorabile, anche perché altrimenti non sarebbero andati là prima Macron, poi Scholz e ora Di Maio. C’è una strada, che da varie parti si sta esplorando e che non è stata smentita neppure dopo l’incontro tra Macron e Putin, dove pure il Cremlino aveva corretto la nota francese che parlava di “soluzione vicina”. La strada è la “finlandizzazione” dell’Ucraina».

Spieghi per i non addetti ai lavori
«Nel 1970, quando la Finlandia temeva l’influenza dell’allora Unione Sovietica si decise di rendere neutrale la Finlandia: né schierata con la Nato, ma neppure con l’Urss. Uno Stato cuscinetto, tra Norvegia e Danimarca da una parte e il blocco baltico dell’altra. Aderì anche l’Austria, il cui confine è a soli 20 chilometri da Bratislava, allora Cecoslovacchia».

E secondo lei questa è una strada percorribile anche per l’Ucraina?
«Sì, anche perché l’eventuale entrata dell’Ucraina non è un tema di domani, visto che per Statuto non possono entrare nell’alleanza atlantica i Paesi che non hanno tutti i requisiti di stabilità e pacificazione interna».

L’Italia può giocare un ruolo?
«Sicuramente, anche perché adesso bisognerà rinnovare la carica di segretario generale della Nato. E dopo quattro segretari provenienti tutti dal Nord (l’ultimo è il norvegese Stoltenberg, ndr) sarebbe utile che il baricentro della Nato guardasse non solo verso il Baltico ma anche verso la stabilizzazione dell’area del Mediterraneo».

In lizza, però, pare ci sia Theresa May, ex premier inglese
«Questa in realtà sarebbe una ferita per la Nato. Sarebbe la seconda deroga consecutiva al principio secondo cui, dato che il comandante delle forze armate è americano, il segretario proviene da uno dei Paesi della Ue».

Qualcuno potrebbe fare il suo nome?
«Sono stato in corsa nel 2013, poi l’Italia decise di ritirare la mia candidatura. Ora sono al Consiglio di Stato, non è materia su cui interloquire».

Come si sta comportando l’Europa rispetto alla vicenda ucraina?
«Il presidente americano Biden ha invocato unità ma pare che l’Europa sia ancora divisa al suo interno. Ci sono in atto dei colloqui singoli con Putin da parte dei principali Paesi europei, ma credo che il “formato Normandia” (il gruppo creato nel 2014 da Germania, Russia, Ucraina e Francia per affrontare la questione del Donbass, ndr) vada rilanciato. Rispetto alla Russia, i singoli non possono avere quella leva negoziale che invece produrrebbe l’Europa».

La neutralità dell’Ucraina dovrebbe essere a tempo, o permanente?
«Quella della Finlandia va avanti dal 1970, non porrei limiti alla divina provvidenza... Si potrebbe anche affiancare con un monitoraggio al quale potrebbero partecipare Francia, Italia, Germania e Polonia e credo che anche la Russia ne avrebbe tutto l’interesse. Perderebbe l’influenza di diritto sulla regione, ma manterrebbe quella di fatto. E si sterilizzerebbero anche le spinte nazionaliste filo-ucraine all’interno del Paese».

Teme una nuova Guerra fredda?
«Mi fa molto di più paura l’incidente che possa provocare una “guerra calda”. Un missile lanciato per errore, da una o dall’altra parte, che distrugga una casa, un villaggio, delle vite umane».

E il rischio di blocco delle forniture di gas?
«Quella diventerebbe una guerra “gelata”... Ma Putin non l’ha mai detto di voler togliere il gas all’Ucraina e anche due settimane fa, parlando ad un gruppo di imprenditori italiani ha detto: “Non vi preoccupate, sarete trattati bene”. Utile ma sbagliato da parte sua, visto che poi del gas russo hanno bisogno anche altri».

Cosa dovrebbe dire Putin?
«Dovrebbe lanciare un messaggio: nessun ricatto all’Occidente sulle forniture del gas. Magari lanciato da Ankara, visto che Erdogan è stato il più abile e il più veloce ad offrirsi come mediatore. Questo sicuramente aiuterebbe a non mescolare la politica con una forma sgradevolissima di ricatto. Anche perché i Paesi, le aziende, si sono fidate, hanno sottoscritto contratti ventennali, avviato investimenti importanti».

Cosa ha sbagliato l’Occidente con Putin?
«Nel dare la sensazione, accelerando con l’espansione della Nato verso Est, che con alcuni Paesi si seguivano le trafile ordinarie ma che quando si trattava di accerchiare la Russia le regole potessero essere anche by-passate. Fu un errore, e lo dissi all’epoca da ministro degli Esteri, spiegando che poi la Russia avrebbe reagito».

Dopo la fine del blocco Usa-Urss, quali blocchi vede adesso nel mondo?
«Sicuramente quello tra Stati Uniti e Cina. Poi quello della cintura orientale dell’Europa verso la Russia. Mentre l’Europa è a geometrie variabili».

Dica la verità, c’è stato un momento in cui è stato davvero in corsa per il Quirinale?
«Guardi, è una cosa che ho appreso leggendo i giornali, perché nessuno mi ha cercato. Da parte mia faccio solo un grande applauso al Presidente Mattarella. Essere tirato in mezzo mi ha anche infastidito».

 

 
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Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 08:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA