Ucraina, l'orrore degli stupri di massa: «Cercano le mogli dei militari»

Il racconto della vicepremier: «Molte donne violentate dai russi per ore e poi assassinate»

Domenica 20 Marzo 2022 di Claudia Guasco
Ucraina, il dramma delle donne «stuprate dai soldati russi». La denuncia di Kiev: molte spinte al suicidio per la disperazione

Gli ultimi attacchi devastanti, con bombe e missili, arrivano dal cielo. Ma la battaglia è anche per le strade, nelle case e nei rifugi dove sono rimaste le mamme con i loro bambini e le giovani con il compagno in guerra. «Donne ucraine stuprate e uccise dai soldati», è la denuncia di Olha Stefanishyna. È lei, donna numero due del governo di Kiev a 36 anni, a dare voce alla violenza che si accanisce sui più vulnerabili. Fino a ora si trattava di frammenti di racconti, storie raccolte tra le macerie. Tocca alla vicepremier dell’Ucraina tirarle fuori dal buio e mostrarle al mondo. Ribadendo l’accusa di genocidio che la Russia starebbe perpetrando nei confronti della popolazione ucraina, Olha Stefanishyna parla di «storie orribili di donne violentate per ore e poi assassinate» dai militari di Mosca.

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Soldatesse

«Ci hanno detto, da più fonti, che almeno in una circostanza i soldati russi hanno violato le nostre soldatesse catturate durante la battaglia all’aeroporto di Hostomel, nei primi giorni della guerra. Non sappiamo il loro numero, laggiù si continua a combattere. Ma le vittime non possono testimoniarlo: dopo la violenza le hanno uccise, forse impiccandole e tagliate a pezzi per nascondere le prove», afferma la vicepremier. «Ogni singolo soldato che abbia commesso questo crimine di guerra – assicura – verrà chiamato a risponderne. Donne ucraine, noi rimarremo unite e prevarremo». Le testimonianze sono sempre più circostanziate. Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, ha denunciato casi di violenze nei territori occupati dall’esercito russo: «Quando i soldati stuprano le donne nei territori occupati, e abbiamo diversi casi, è chiaramente difficile parlare dell’efficacia della legge internazionale», ha spiegato al canale televisivo N1. La magistratura ucraina si sta occupando dei casi. «I pubblici ministeri hanno avviato duemila indagini a carico delle truppe russe, anche con l’accusa di stupro e omicidio. Tutti coloro che commettono atti perseguibili dovranno essere giudicati», annuncia Olha Stefanishyna. «Parliamo di un crimine contro la popolazione.

Stiamo facendo del nostro meglio per coinvolgere le istituzioni internazionali, la Corte penale dell’Aia. A Mariupol siamo stati testimoni di un vero e proprio genocidio». E ancora: «Vogliamo che vengano garantite la sicurezza, i principi democratici, l’integrità territoriale. Un altro punto fondamentale è la legittimizzazione di questa aggressione militare, questo è un punto molto importante per l’Ucraina ma anche per tutti i leader europei. Si tratta di un genocidio e va affrontato di conseguenza».

Impiccate

Le violenze dei soldati russi sulle donne sono brutali e a portarle nel cuore dell’occidente sono quattro deputate ucraine giunte nei giorni scorsi a Londra e in visita a Westminster. Lesia Vasylenko, parlamentare del partito di opposizione Holos, ha raccontato come le forze russe stiano aggredendo, stuprando e anche impiccando donne che non riescono a fuggire dall’invasione. Alcune, per la disperazione, vengono spinte al suicidio. Accade a Kiev e nelle sue periferie di Bucha e Irpin. «Molte di loro sono state assassinate dopo essere state stuprate oppure si sono tolte la vita - racconta la deputata Maria Mezentseva - Il problema principale è che le vittime e le famiglie non hanno la forza e la capacità di farsi avanti e denunciare. Alcune delle donne stuprate sono anche state impiccate. E questi sono fatti che stiamo raccogliendo come prove di crimini di guerra». Pochi giorni fa due premi Nobel per la pace avevano rivolto un appello per vigilare affinché le donne non fossero preda di abusi. «In ogni conflitto le ragazze e le donne sono le prime vittime, poiché lo sfollamento forzato le porta alla miseria, alla disperazione, all’insicurezza e le espone alla violenza sessuale», hanno rimarcato l’attivista irachena Nadia Murad e il medico congolese Denis Mukwege. Un appello caduto nel vuoto.

Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 14:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA