Ucraina, fucili finti e niente bossoli per la milizia popolare di Kiev: «Ci addestriamo al peggio»

Una mattinata con i cittadini che partecipano ai corsi di difesa

Domenica 20 Febbraio 2022 di Cristiano Tinazzi
Ucraina, fucili finti e niente bossoli per la milizia popolare di Kiev: «Ci addestriamo al peggio»

KIEV In un ex cementificio abbandonato, a una quindicina di chilometri dal centro di Kiev, la capitale, ogni fine settimana si ritrovano decine di civili per esercitarsi all'utilizzo di armi e tecniche di guerriglia. Ad organizzarle sono le unità della difesa territoriale, formate da istruttori con esperienza militare, veterani che hanno già combattuto in Donbass negli ultimi anni.

In mezzo a edifici in rovina e colline brulle, intervallate saltuariamente da sterpaglie e aree boschive, uomini e donne di ogni età si mettono in assetto sotto le urla di un uomo sulla quarantina, vestito con equipaggiamento tattico.

Ucraina, la milizia popolare si addestra

 

Chi in borghese, chi in completo assetto da guerra, chi con armi vere portate da casa, mentre altri imbracciano sagome di legno che richiamano la forma dei Kalashnikov e degli Ar-15.

Ucraina, la nuova cortina di ferro in un Paese diviso in due: ecco gli scenari


LE FORNITURE
A Kiev sta diventando impossibile trovare un giubbotto antiproiettile o un elmetto. Le aziende che li producono non hanno più merce in magazzino. Serve prenotare e, forse in un paio di settimane, arriva il materiale richiesto. «Ecco perché vengo qui, per essere preparato al peggio. Un caso di necessità, io sarò pronto. Non sono un soldato, lo so, e non potrò avere un addestramento come quello degli uomini dell'esercito. Non mi definisco un militarista o un estremista, sono solo un uomo che ama il proprio paese e che non vuole vederlo invaso da chi ha scatenato una guerra dentro i nostri confini dal 2014», dice Oleg, che di solito lavora in campo pubblicitario.
LE TECNICHE
Dopo un primo addestramento su come imbracciare il fucile e su come procedere in campo aperto, gli istruttori procedono a dividere i civili in piccoli gruppi coordinati dai veterani con esperienza. Iniziano così una simulazione di combattimento. Sembrano incontri di soft-air, ma in gioco c'è molto di più. C'è la difesa di una nazione. I loro amici, parenti e conoscenti che sono nell'esercito sono già impiegati lungo quattrocento cinquanta chilometri di fronte di guerra. Almeno 125 mila uomini e donne, molti giovanissimi, che si trovano in queste ore sotto attacco da parte dei filorussi separatisti. Quasi colpita ieri anche una troupe di giornalisti locali e internazionali che accompagnavano una visita del ministro degli interni ucraino Denis Monastersky al fronte, mentre un capitano è morto a Mironovska, vicino a Debaltseve, nella regione di Donetsk. La situazione potrebbe peggiorare nelle prossime ore. Nel centro di Kiev, all'interno di una associazione di ex combattenti, dove svolgono anche attività di psicoterapia, un gruppo di donne che ha combattuto nell'est, ha organizzato un corso di primo soccorso.

Ucraina, il G7 alla Russia: «Ritiri le truppe». La minaccia della Nato: «Se attacca saremo alle porte»


DONNE IN CAMPO
Olena, l'istruttrice, fa parte dell'Associazione delle donne veterane. «Noi e i nostri partner organizziamo un corso paramedico per i civili. Lo concentriamo in una giornata e sappiamo che non è abbastanza, ci vorrebbe più tempo, non stiamo parlando di primo soccorso in una situazione di normalità, parliamo di ferite di guerra, emorragie gravi e molto altro». Olena sa bene di cosa parla. È stata cinque anni in prima linea ed è stata ferita. Un'altra sua collega, presente al corso, è originaria della Crimea.

Ucraina, il diplomatico turco Ildem: «Mosca vuole un nuovo ordine mondiale, i Paesi europei trattino sulla sicurezza»

È stata fatta prigioniera dai separatisti durante la tragedia di Illovaysk. Oggi si ritrova di nuovo ad insegnare tutto quello che ha dovuto imparare, anche se non sta più in una trincea con i suoi commilitoni, per aiutare i suoi concittadini, Al corso ci sono persone normali, padri e madri di famiglia, molte donne. «Perché sono venuta qui? Se succede la guerra qui a Kyiv almeno so cosa fare, quali sono le procedure di azione, so almeno come aiutare me stessa se vengo ferita e come aiutare i miei vicini, dice Olena Belachkova, dipendente di una azienda nel settore energetico. «La mia vita non è cambiata materialmente ma mentalmente sì, voglio fare in modo che non succeda niente ma nel frattempo devo prepararmi al peggio».

Ultimo aggiornamento: 14:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA