Torture, abusi psicologici, lavori forzati. Perfino violenze sessuali ed esecuzioni sommarie. Una realtà degna dei peggiori lager sovietici del secolo scorso, quella che hanno vissuto - dall'inizio della guerra ad oggi - migliaia di prigionieri ucraini, reclusi all'interno dei campi di detenzione arbitraria allestiti dai russi nelle zone occupate in Ucraina.
Lo svela un rapporto pubblicato a fine giugno dall'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr), reso possibile grazie al ritiro delle truppe di Vladimir Putin da molti dei territori occupati, iniziato a settembre 2022 sotto la spinta della controffensiva di Kiev. Circa 400 civili sono stati rilasciati, insieme ai soldati che hanno beneficiato dello scambio di prigionieri. Ma la Difesa ucraina stima che ci siano ancora circa 10.000 civili in mano ai russi.
In the police station of the city of #Izium, which Russians turned into a base during the occupation, a prison and a torture chamber were discovered
Magazines with a list of detainees, as well as instruments of torture - electric cables - were found
📷 Serhiy Bolvinov#Ukraine pic.twitter.com/0OxUe0jyqN— Ukraine Frontline Media Platform (@UFMPlatform) September 20, 2022
La testimonianza
Secondo l'Alto commissariato dell'Onu, che ha documentato centinaia di casi di detenzione arbitraria, molti civili ucraini sono stati catturati dai russi per compiere la cosiddetta "filtrazione" nei territori occupati: un processo, fatto principalmente di interrogatori a base di torture e abusi, per cercare di far venire alla luce possibili affiliazioni alle forze armate di Kiev e raccogliere informazioni sui residenti locali.
Ne sa qualcosa Olena Yahupova.
«Mi hanno legato mani e piedi a una sedia da ufficio e mi hanno colpito più volte la testa con una bottiglia d'acqua da due litri - ha raccontato in lacrime all'Associated Press - Poi mi mettevano un sacchetto di plastica in testa e mi avvolgevano il collo con del nastro adesivo. Il tutto mentre una persona mi teneva il naso, in modo che non potessi respirare».
"Byl to gulag!" - Olena Yahupova, civilní obyvatelka Energodaru, o svých pěti měsících v zajetí. Na FSB ji nahlásili sousedé, protože její manžel je ukrajinský voják, informoval @guardian.🇺🇦🥺✊
Byla zajata okupační policií na základě obvinění z terorismu: několik dní byla… pic.twitter.com/RvuvvsVc0T— Lukáš Eršil (@lukasersil) June 18, 2023
Parlando col Guardian, la testimone ha detto anche che «c'era una completa assenza di qualsiasi fonte di diritto, i russi hanno fatto quello che volevano», tra scosse elettriche, minaccie di stupri, fili di ferro legati ai seni. In tutto ciò un ufficiale dell'Fsb l'ha persino minacciata che le avrebbe sparato, se si fosse rifiutata di comparire in uno dei notiziari della tv di stato russa per lamentarsi dei bombardamenti ucraini. Quando è stata liberata, Yahupova è tornata a casa, che nel frattempo era stata preda di sciacallaggio: «Dentro non c'era più niente».
Sfruttati per costruire trincee
Un documento del governo russo ottenuto dall'AP, e risalente al gennaio scorso, delineava piani per creare 25 nuove colonie carcerarie e altri sei centri di detenzione nell'Ucraina occupata entro il 2026. Inoltre, il presidente russo Vladimir Putin a maggio ha firmato un decreto che consente alla Russia di trasferire sul proprio territorio civili provenienti da territori occupati in Ucraina. Ciò renderà più facile deportare i residenti locali.
Molti civili catturati - secondo prove dalle Nazioni Unite - vengono sfruttati pure come schiavi, per scavare nuove trincee e fosse comuni. Talvolta fungono come futura merce di scambio per ottenere il rilascio di soldati russi, nonostante il diritto internazionale proibisca di barattare civili e militari. E non è quello il peggiore dei mali, dato che i prigionieri (compresi i bambini) che si trovano nelle zone di confine spesso vengono usati come veri e propri «scudi umani».