Trump, i dem chiedono che l'Fbi indaghi sulla telefonata di Donald: «Istiga al crimine»

Lunedì 4 Gennaio 2021 di Anna Guaita
Trump, i dem chiedono che l'Fbi indaghi sulla telefonata di Donald: «Istiga al crimine»

Il nervosismo si taglia con un coltello in questi ultimi giorni di presidenza di Donald Trump, mentre la Georgia va domani alle urne per decidere se il Senato resterà repubblicano o passerà ai democratici, e il Congresso si appresta mercoledì a ratificare la vittoria di Joe Biden.

Su questo panorama già tesissimo è calata domenica sera la notizia della telefonata che Trump ha fatto al segretario di Stato della Georgia Brad Raffensperger, per convincerlo a  «trovare» i voti per capovolgere il risultato delle elezioni presidenziali del 3 novembre, quando Joe Biden si è aggiudicato lo Stato con un vantaggio di 11.780 voti.

I democratici chiedono ora che la telefonata venga indagata dall’Fbi al livello federale e dal procuratore distrettuale al livello statale perché presenterebbe «un tentativo di convincere (Raffensperger) a commettere crimini elettorali». Altri particolari sono venuti alla luce circa la conversazione, ad esempio che il presidente aveva provato ben 18 volte di parlare con il funzionario repubblicano e questi si era sempre negato, intuendo le pressioni che avrebbe ricevuto. Va ricordato comunque che in Georgia sono state eseguite ben tre riconte, e non è mai stata trovata alcuna prova di frodi. In una intervista tv ieri, Raffensperger ha ribadito che le informazioni del presidente sono sbagliate:  «Ad esempio – ha detto – lui continua a dire che centinaia e centinaia di elettori già morti avrebbero votato. Ebbene noi abbiamo trovato solo due casi di un simile fatto».

Trump difatti anche nei suoi comizi racconta di complotti e frodi dei quali nella realtà non esistono prove, tant’è che i suoi avvocati hanno perso oltre 60 cause, e sono stati anche bocciati dalla stessa Corte Suprema. Ma è chiaro che Trump stava tentando tutto il possibile per gettare un sasso nel meccanismo elettorale, probabilmente per dare manforte alla fronda repubblicana di destra che domani al Congresso intende opporsi alla ratifica dell’elezione di Biden. La fronda non ha la maggioranza e la ratifica avverrà, anche se dopo ore di dibattito e mentre fuori sfileranno le falangi dei sostenitori di Trump, che hanno promesso di calare sulla città armati, spingendo il sindaco Muriel Bowser a chiedere il dispiego protettivo della Guardia Nazionale e a invitare i cittadini a non recarsi in centro.

Preoccupati che il presidente possa arrivare ad atti di sapore dittatoriale, tutti e dieci gli ex ministri della Difesa ancora in vita hanno pubblicato ieri un editoriale sul Washington Post per sottolineare che le contestazioni sul voto non hanno nessun supporto legale, e per ammonire le Forze Armate a non farsi coinvolgere in qualche tentativo eversivo.

Molti dubbi circolano anche sull’effetto che la telefonata di Trump avrà sul voto in Georgia oggi, per il ballottaggio dei due seggi senatoriali che decideranno se il Senato resterà repubblicano o diventerà democratico. Il 33enne ex giornalista Jon Ossoff e il predicatore Raphael Warnock sfidano i senatori repubblicani uscenti David Perdue e Kelly Loeffler. I sondaggi li davano testa a testa, ma molti si chiedevano se la telefonata di Trump non avrà l’effetto di infiammare vieppiù gli elettori democratici e scoraggiare i repubblicani.

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