Terremoto Turchia, ancora vita sotto le macerie: corsa contro il tempo per salvarli

Prima scossa di 7.8 gradi nella notte, poi un’altra

Martedì 7 Febbraio 2023 di Mauro Evangelisti
Terremoto Turchia, ancora vita sotto le macerie: corsa contro il tempo per salvarli

Il bimbo viene fatto passare da un piccolo foro tra le macerie scavato dai soccorritori, «dopo ti facciamo mangiare la cioccolata», gli dicono.

Quando finalmente riescono a liberarlo, si alza un applauso. Video come questi, di bambini e intere famiglie, salvati dai cumuli di palazzi polverizzati, per tutto il giorno sono stati rilanciati dai social e dalle tv turche. Ma tutti sanno che per quante persone sono state salvate, ve ne sono forse di più, forse migliaia, ancora sotto le macerie. Anche vivi. Alcuni intrappolati parlano dal telefonino con parenti chiedendo aiuto, altri condividono video disperati, fino a quando regge la batteria. Fanno dirette, lanciano appelli sui social, «venitemi a salvare, vi prego». A Malatya cinque persone, tra cui un bambino, sono state salvate dopo 17 ore trascorse sotto le rovine del palazzo. La scossa, terribile, è durata nel cuore della notte almeno 30 secondi, sorprendendo nel sonno milioni di cittadini turchi e siriani. È stata avvertita anche a Cipro, in Israele, in Iraq, in Egitto.

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APOCALISSE

Il bilancio di ieri sera, oltre 3.600 morti e 12 mila feriti, è purtroppo solo parziale. E non solo nelle dieci province della Turchia centrale e orientale devastata dal terremoto più distruttivo degli ultimi 80 anni, come ha spiegato il presidente Erdogan, ma anche al di là del confine, in Siria, in una terra di fatto controllata dai ribelli che dipende in buona parte dall’Onu. Ci sono 4 milioni di sfollati fuggiti dalla guerra, che vivevano nei campi profughi, ora perseguitati da un’altra tragedia. E se la macchina dei soccorsi in Turchia si è messa in moto, aiutare chi si trova in Siria è molto più complicato. Il vescovo di Aleppo parla di «situazione apocalittica», da Medici senza frontiere raccontano: «Le strutture sanitarie sono colpite e sopraffatte e il personale medico nel Nord della Siria sta lavorando 24 ore su 24 per rispondere all’enorme numero di feriti».

Mettiamo in fila numeri e orari: alle 4.23 di notte, quando tutti stanno dormendo e sono dunque vulnerabili, c’è la prima scossa, magnitudo 7.8. Secondo Alessandro Amato, dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è «mille volte più forte rispetto a quello che nel 2016 ha colpito Amatrice e 30 volte più forte rispetto a quello dell’Irpinia del 1980». L’epicentro è a Kahramanmaras, nella provincia di Gaziantep (il capoluogo ha 1,9 milioni di abitanti, è a oltre 1.000 chilometri a Sud di Istanbul, e a meno di 100 chilometri dal confine siriano).

 

NESSUNA TREGUA

Seguono 145 scosse di assestamento, l’incubo va avanti per tutto il giorno, ma restare all’esterno non è facile: in gran parte del territorio c’è l’allerta meteo, molte zone sono ricoperte dalla neve, le temperature scendono anche sotto zero gradi. E alle 13.24 c’è un’altra scossa, potentissima: 7.6. L’epicentro è in questo caso a circa 200 chilometri più a nord, a Elibistan. Altri crolli, spesso in diretta televisiva. I coraggiosi inviati delle emittenti turche sono tutti collegati per mostrare le immagini dei disastri dalle numerose città colpite, e sono costretti a fuggire, perché la terra trema ancora. Ma tra le scosse di assestamento ce ne sono altre due potenti, da 6,4 e 6,5 di magnitudo. Il suolo dell’Anatolia si è spostato «di almeno tre metri», sostiene il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Carlo Doglioni. La lunghezza della faglia è di almeno 150 chilometri.

«Qui da noi ad Adana - racconta Fuat Cicektas, titolare della pizzeria Little Napoli in una videochiamata con il Messaggero - si è sbriciolato un palazzo di 11 piani, nessuno sa quante persone sono ancora sotto. L’unica descrizione che riesco a fare di quello che stiamo vivendo è che sembra tutto un film dell’orrore. In pochi minuti sono morte migliaia di persone. In questa città, come in tutte le altre, ci sono ancora tantissimi sotto le macerie». Anche Adana, dove vive la pallavolista italiana Lucia Bosetti, che gioca nella squadra locale, è una grande città di 1,7 milioni di abitanti.

Ma la lista dei centri colpiti e devastati è lunga, comprende Malatya, dove con la seconda scossa un condominio si disintegra e per poco non travolge i soccorritori, Kahramanmaras, Hatay, Kilis, Adıyaman, Diyarbakır, Şanlıurfa e Osmaniye. Molte strade si sono fratturate, perfino la pista dell’aeroporto di Hatay è inagibile. Basti pensare che solo in Turchia, ci sono stati oltre 5.600 edifici distrutti o danneggiati.

SOCCORSI

Ankara ha inviato decine di migliaia di uomini per i soccorsi, le forze armate hanno creato un corridoio aereo per le squadre di ricerca. Una nave viene utilizzata per trasferire i feriti nell’ospedale di Mersin. Erdogan ha proclamato sette giorni di lutto nazionale e ha spiegato: «Oggi 85 milioni di cuori in un solo battito. Tutti stanno lavorando sodo». Altri soccorritori stanno arrivando, in aiuto della Turchia, da tutto il mondo, anche dagli Stati Uniti e dall’Italia. Ma è una drammatica corsa contro il tempo, perché le temperature rigide di questi giorni riducono il tempo di resistenza di una persona intrappolata nelle macerie. Inoltre, ci sono ancora piccoli paesi isolati, mentre in Turchia e ancora più in Siria, c’è il dramma degli sfollati - decine di migliaia - a causa del numero così alto di edifici crollati o semplicemente inagibili. Molti dormiranno in macchina, in tendopoli improvvisate, con temperature destinate a scendere. L’Afad, la protezione civile turca, ha lanciato un appello ai cittadini: «Non entrate nelle strutture danneggiate dal terremoto. Lasciate libere le strade per le squadre di ricerca e soccorso che stanno arrivando». Un esperto, intervistato dal quotidiano turco Sabah, Mostafa Toker, ha avvertito: «Le scosse di assestamento potrebbero continuare per altri 6 mesi, forse un anno».

Ultimo aggiornamento: 06:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA